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Categoria: Rubriche Pagina 116 di 255

Il Punto

Ritorniamo sulla proposta di flat tax al 25 per cento con una lettera di uno dei suoi autori a commento del nostro primo articolo. E vediamo in maggiore dettaglio cosa succederebbe alla progressività del sistema. Ci guadagnerebbero i poveri (grazie all’“imposta negativa”) e i più ricchi. Per la classe media – già tartassata dal fisco e dalla crisi – cambierebbe poco, se non l’aggravio potenzialmente associato al nuovo metodo di finanziamento della spesa sanitaria.
Matteo Renzi propone di porre il veto all’integrazione del fiscal compact nei trattati Ue. Un gesto politico per sottolineare l’importanza di riformare la governance europea. Con scarse conseguenze pratiche sul processo di monitoraggio delle finanze pubbliche nazionali che incorpora da tempo le nuove regole. In base alle quali è arrivata sull’Europa una temporanea austerity peraltro finita da due anni e mezzo. Quella di ridurre il debito con politiche fiscali espansive rimane una pericolosa illusione (oltre che un bisticcio logico).
A fine ottobre si vota in Lombardia e in Veneto per due referendum identici. Promossi dai governatori leghisti, chiedono ai cittadini se vogliono più autonomia, senza entrare nel dettaglio e senza specificare i possibili costi. Esperimenti di marketing politico a spese dei contribuenti. Marketing di prodotto, invece, in casa Volvo dove – con l’aria di un annuncio epocale – è stato lanciato il programma “un motore elettrico su ogni automobile”. Un sistema esteso a tutta la gamma delle ibride che, lungi dall’affossare il motore a combustibile, ne ottimizza l’uso.
La condanna per corruzione dell’ex presidente Lula inchioda ancora una volta il Brasile e l’intero Sud America ai suoi eterni problemi irrisolti. Una ciclica instabilità politica che trova origine in enormi disuguaglianze tra paesi e tra classi sociali all’interno dei paesi.

Raffaele Lungarella risponde ai commenti al suo articolo “Piano casa per rilanciare l’Italia

Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici/donatori de lavoce si terrà la mattina di lunedì 18 settembre a Milano presso l’Università Cattolica. Parleremo di Brexit e banche italiane. Presto, su questo sito, il programma dell’incontro. Intanto SAVE THE DATE, vi aspettiamo!

Perché sulla casa non basta il mercato

Proposta flat tax: è solo l’inizio

Flat tax al 25 per cento

Proposta dell’Istituto Bruno Leoni

Il Punto

Il Ddl concorrenza è una legge “annuale” che dovrebbe promuovere le liberalizzazioni e invece rimbalza – potere delle lobby – tra Senato e Camera da 900 giorni. Dentro c’è un po’ di tutto. Dei rinvii beneficiano, tra gli altri, le Poste che mantengono il monopolio sulla consegna degli atti giudiziari (una torta da 200 milioni).
Il progetto sulla flat tax al 25 per cento lanciato dall’Istituto Bruno Leoni è un salutare sasso nello stagno. Ma non è – come fanno credere i proponenti – un progetto di riforma fiscale e del welfare articolato e organico. Mancano troppi dettagli importanti, almeno per ora. Utile discuterne. Lo faremo.
Il nuovo rapporto Invalsi conferma le differenze Nord-Sud nell’apprendimento degli studenti. E mostra divari geografici correlati con grandi disparità di esiti all’interno delle singole classi. Contano le condizioni di partenza ma anche l’incapacità delle scuole di garantire classi equilibrate per condizioni socio-economiche e abilità.
Il Regno Unito – ora paradiso della ricerca accademica con il 16 per cento dei ricercatori che viene da altri stati Ue – rischia di non esserlo più con la Brexit. I 5 mila italiani, impegnati nelle scienze fisiche e ingegneristiche, biomediche, sociali e umane, cercano di capire cosa sarà delle loro carriere.
Con il decreto legge su Veneto banca e Popolare di Vicenza il governo ha salvato depositanti, obbligazionisti senior e dipendenti, ma non gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate danneggiati dalle condotte colpose e dolose tenute dalle due banche. Evitati gli effetti sistemici, non le ingiustizie.

Fausto Panunzi risponde ai commenti al suo articolo “Dove crescono i populismi

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In cerca di un nuovo equilibrio tra stato e mercato

Il Punto

Il salvataggio delle banche italiane ha messo in luce problemi europei. Troppa confusione tra le procedure Ue di risoluzione e la liquidazione nazionale degli istituti in crisi. Troppe istituzioni dicono la loro sulle potenziali insolvenze e su quanto “sistemici” siano i problemi. I risparmiatori (alcuni più di altri) pagano.
Di destra o di sinistra, i populismi sono frutti della globalizzazione. Nascono dal rancore di categorie sociali penalizzate dalla liberalizzazione degli scambi, che gli stati dovrebbero cercare di indennizzare redistribuendo i benefici. Ma non ci sono paesi che ci riescano davvero. Meno che mai l’Italia, dove la scure retorica del leghista Matteo Salvini ha già cominciato ad abbattersi sul Ceta (il trattato di libero scambio Ue-Canada). Il fact-checking de lavoce.info evidenzia le sue false affermazioni sugli effetti negativi dell’accordo.
In Svezia hanno proibito di vendere armi a paesi che violano i diritti umani. Si può fare anche da noi, grazie a una legge del 1990 e a un trattato Onu. Ma chi dovrebbe controllare (lo stato) è anche primo azionista della maggiore società che produce armamenti. Ci vorrebbe un’agenzia indipendente, meglio se Ue.
Mentre i Grandi parlano al G20, l’Italia resta la peggiore per crescita della produttività. Anche l’Europa non brilla. Bruxelles raccomanda che ogni paese abbia una struttura dedicata. Noi ce l’avremmo già: il Cnel – restaurato e con nuove competenze – di cui gli italiani hanno bocciato l’abolizione nel referendum di dicembre. Chi indubbiamente frena la crescita sono i burocrati, grandi sacerdoti del cavillo e depositari di uno spropositato potere d’interdizione sulle scelte della politica. Come sa bene Matteo Renzi, uscito perdente dal confronto con loro. Un libro suggerisce alcune ricette per ridimensionarne la forza.
Molti insegnanti abusano della legge 104 che permette il trasferimento vicino a un familiare disabile con precedenza sulle altre richieste. L’incidenza è del 53 per cento nei trasferimenti verso il Sud, mentre al Nord è nell’ordine dell’1 per cento. Servirebbero dati più completi ma già così viene da pensar male.

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Ma davvero il Ceta è pericoloso come dice Salvini?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Matteo Salvini sull’accordo Ceta tra UE e Canada.

Meno regole per sconfiggere la burocrazia*

Per togliere potere a una burocrazia in grado di ostacolare qualsiasi riforma, è necessario definire prima una strategia di semplificazione della pubblica amministrazione e solo dopo intervenire con un quadro normativo e regolamentare organico e coerente.

Il Punto

Mentre per i minori si va verso lo ius soli temperato, per l’acquisizione della cittadinanza degli adulti l’Italia ha una normativa tra le più restrittive d’Europa. Il boom delle naturalizzazioni (da 35 a 200 mila in dieci anni) suggerisce cautela. Ma il tempo di evasione delle domande dei richiedenti non può essere di tre-quattro anni come oggi. Parlando di diritti sociali degli immigrati, il comune di Genova ha negato a una ecuadoregna residente l’assegno per le famiglie numerose. Ora la Corte di giustizia europea, investita del caso, ha dato torto all’ente locale. Con implicazioni finanziarie, per il governo e per l’Inps.
La sottosegretaria Maria Elena Boschi  ha sostenuto che il bonus 80 euro, l’aumento della quattordicesima per i pensionati e il sostegno di inclusione attiva hanno avuto effetti positivi nella redistribuzione dei redditi. Nel complesso ha ragione, come indicato dal fact-checking de lavoce.info. Ma esagera nelle implicazioni.
La legge sulle quote rosa prescrive che la componente femminile nei Cda delle società quotate sia almeno del 30 per cento. Con l’autoregolamentazione la stessa proporzione dovrebbe valere anche nei comitati interni, come quello per le remunerazioni o per la governance.
Uber fornisce un servizio della società dell’informazione? In punta di diritto, l’avvocatura generale della Corte di giustizia europea pensa di no. Perché la messa in contatto di autisti e clienti sarebbe priva di valore economico senza la piattaforma. Un parere che potrebbe frenare lo sviluppo della sharing economy.
Per risolvere l’emergenza abitativa bisogna rilanciare l’edilizia popolare. Perché non trarre ispirazione dal “piano Fanfani” che nel dopoguerra diede un tetto a milioni di italiani e aiutò anche a diminuire la disoccupazione?
La morte non guarda in faccia nessuno? Dipende. L’età media dei decessi nelle diverse fasce di età è molto diversa a seconda delle regioni italiane. Si vive più a lungo in quelle centrali, un po’ meno in quelle del Nord, decisamente meno a Sud e nelle isole. Un po’ anche a causa del sistema sanitario.

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