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È più a rischio l’Italia o la Spagna?

Il grafico mostra lo spread tra Btp e Bonos, ossia il differenziale tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quello dei titoli spagnoli e rappresenta una misura della fiducia relativa degli investitori internazionali nei due paesi presi in considerazione, spesso accomunati dai mercati per il loro rischio di insolvenza.

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Fonte: dati Bloomberg

Il grafico – relativo al 2016 – mostra che i italiani erano percepiti come meno rischiosi rispetto a quelli spagnoli durante il primo semestre 2016. La relazione si è invertita nella seconda metà dell’anno. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bonos ha cominciato ad assottigliarsi dal mese di aprile. Lo spread Btp-Bonos è diventato positivo nei giorni compresi tra il referendum  britannico del 23 giugno e le elezioni spagnole del 26 giugno. Sono tante le ragioni che possono spiegare questa inversione di tendenza. Sul lato italiano a pesare su un aumento dello spread c’è l’incertezza  politica in vista del referendum, i dubbi sulla credibilità del risanamento dei conti pubblici italiani e la potenziale inefficacia dei piani di ricapitalizzazione proposti per alcune grandi banche italiane. Sul fronte spagnolo c’è il presumibile assestamento della situazione politica con la creazione del nuovo governo Rajoy con l’astensione del partito socialista. Distinguere quali fattori siano più importanti richiederebbe analisi più dettagliate.

(A cura di Matteo Laffi)

Il Punto

Il ritorno dello spread sopra i 150 punti e i dubbi di Bruxelles sulla nostra legge di bilancio ci ricordano che in Europa tra debiti sovrani e bilanci delle banche esiste tuttora un circolo vizioso. Si potrebbe romperlo con un tetto sull’esposizione bancaria non verso i debiti di un solo stato ma su quello dei 19 stati dell’eurozona.
Prodotti da un settore pubblico che non ha i soldi per elaborarli, gli open data possono essere usati dal privato per creare i più vari servizi innovativi a valore aggiunto. A patto che le informazioni siano di buona qualità, cioè corrette e aggiornate. Buon lavoro a Diego Piacentini, nuovo commissario per l’Agenda digitale.
Ora che il Ceta – accordo di libero scambio Ue-Canada – è stato definito, riprende (se non vince Trump) il negoziato con gli Usa per il Ttip, bruscamente interrotto l’estate scorsa. Tanti dettagli tecnici. Un’occasione per far valere il riconoscimento delle denominazioni d’origine dei nostri prodotti tipici, come nel Ceta.
Tra le cause della mancata crescita italiana da 20 anni a questa parte, c’è stata poca attenzione alla gestione del capitale umano da parte delle imprese private. Un fattore che oggi fa molta differenza nella competitività ma che nel nostro sistema basato sulla piccola impresa viene spesso trascurato.

“Il paradosso del ticket nella sanità del Lazio”, lettera di Carlo Saitto, medico.

Il paradosso del ticket nella sanità del Lazio

Il Punto

Con la manovra 2017-19, la spesa e le entrate totali arriveranno a 836 e 796 miliardi nel 2017, per poi salire di 19 e 55 miliardi a fine triennio. L’aiuto all’economia verrà da un deficit maggiore di quanto preventivato. In un quadro di sostenibilità dei conti pubblici, secondo il governo. Bruxelles e mercati non ne sembrano convinti. Sulla spesa sanitaria l’esecutivo mantiene le promesse fatte alle regioni: +2 miliardi nel 2017 (e +1 nei due anni seguenti). Con le risorse arrivano però più compiti da svolgere, anche in termini di livelli di assistenza da garantire.
Serve a far cassa in tempi rapidi, ma ha tutte le caratteristiche di un ennesimo condono fiscale la rottamazione delle cartelle di pagamento in occasione della chiusura di Equitalia. Contiene misure inique e – come tutti i provvedimenti del genere – premia i contribuenti meno meritevoli.
Dopo il caso della tassazione-regalo della Apple in Irlanda, la Commissione Ue prova a rendere obbligatorio dal 2019 per i grandi gruppi un criterio unico di determinazione della base imponibile. Peccato che manchino il coordinamento tra amministrazioni nazionali e un organo comunitario per risolvere dubbi e contestazioni.

La legge di bilancio 2017

Ecco il testo della legge di bilancio presentato al Parlamento.

Il Punto

Nel disinteresse dei media, il decreto fiscale porta con sé una misura che dovrebbe fruttare 2,8 miliardi di gettito annuo aggiuntivo. È il nuovo sistema di trasmissione telematica dei dati Iva all’Agenzia delle entrate. Che potrà così incrociare le dichiarazioni cliente-fornitore. Ma non vale per i dettaglianti.
Il bicameralismo perfetto – dicono i sostenitori del sì al referendum – rallenta l’iter dei progetti di legge. Certo è che da noi approvare una legge richiede 247 giorni, più che in Spagna e meno che in Francia. Se a presentare la proposta è il governo bastano sei mesi mentre per le leggi di iniziativa parlamentare si va oltre i 500 giorni.
Esemplare di quanto siano malsani gli intrecci tra società partecipate e politica è la vicenda delle due aziende dei trasporti di Torino. Che vantano crediti verso il comune riconosciuti dalla politica ma non dai criteri contabili. Un sistema opaco andato in crisi dopo il cambio di assetto nel potere cittadino.
Dopo sette anni di negoziati, il Ceta – accordo di libero scambio Ue-Canada – giunge in dirittura d’arrivo. All’ultimo momento ha cercato di bloccarlo la regione francofona del Belgio. Motivo del contendere: una clausola sull’arbitrato internazionale. Tipico esempio del localismo che paralizza l’Europa ogni giorno di più.
Sultano repubblicano, Erdogan ha islamizzato la Turchia e costruisce carceri per i dissidenti. E sulla scena internazionale si muove con disinvoltura tra grandi potenze e stati vicini. Ma il boom economico alla base del suo consenso sta svanendo mentre la politica liberticida rischia di bloccare la crescita del paese.

Fausto Panunzi e Riccardo Puglisi rispondono ai commenti al loro articolo “Tagli alla politica: non è tutto oro quello che luccica

Compensi alti o bassi per selezionare politici migliori?

Ringraziamo i lettori per i loro numerosi commenti al nostro articolo. Vorremmo innanzitutto ribadirne lo scopo, che era quello di capire se una riduzione dei compensi dei parlamentari possa indurre anche una riduzione della loro qualità.
La teoria, come ricordiamo, fornisce predizioni ambigue. La (non vasta) letteratura empirica a nostra conoscenza suggerisce invece una relazione tra livello dei compensi e qualità degli eletti (misurata come livello di istruzione). Ma – e questo è l’ultimo punto del nostro pezzo – tali risultati empirici si riferiscono a un diverso contesto, nella fattispecie l’elezione di sindaci in Italia e di governatori negli Stati Uniti. Difficile trarne lezioni per il caso dei parlamentari italiani, almeno con leggi elettorali che prevedono liste bloccate.
I lettori nei loro commenti suggeriscono di considerare altri fattori, come il fatto che la retribuzione dei parlamentari italiani è più elevata di quella dei loro colleghi europei o che essa dovrebbe essere più legata alla performance (come la presenze in aula e il numero di proposte legislative). Sono considerazioni indubbiamente importanti, ma che esulano dal punto di vista che volevamo considerare nel nostro intervento, cioè quello del rapporto tra compenso e selezione della classe politica.
Rispetto alle accuse di essere filo-governativi, suggeriamo sommessamente di fare una ricerca web di quello che abbiamo scritto sui vari temi di attualità negli ultimi mesi. Infine, rispetto all’imputazione di essere amici di Tito Boeri, fondatore di questo sito, ci dichiariamo – senza esitazioni – colpevoli.

Il Punto

Alla Camera si discute la proposta dei 5 Stelle di ridurre l’indennità dei parlamentari. L’obiettivo è quello di selezionare una classe politica migliore. È però più facile valutare le performance dei politici nei comuni che in un’assemblea di 630 deputati eletti con un sistema elettorale a liste bloccate.
Mentre tarda l’arrivo della legge di bilancio in Parlamento, almeno un provvedimento è certo: la chiusura di Equitalia. La quale, con 1.058 miliardi di crediti al 95 per cento inesigibili, ha incarnato un sistema di riscossione perverso. Che non distingue tra grandi evasori e piccoli contribuenti con l’acqua alla gola. E nel quale chi paga tardi fa un affare rischiando poco.
Pare anche che nel bilancio pubblico ci saranno più soldi per il piano vaccini. Bene. Ancora meglio combattere le favole antiscientifiche che portano sempre più genitori a non immunizzare i propri figli. Contro i risultati della ricerca e in barba all’assunzione di responsabilità.
Con una parte del proprio utile netto girato allo stato, Bankitalia contribuisce alla manovra di finanza pubblica. L’anno scorso ha dato una quota del 25 per cento ma potrebbe dare di più, come si fa negli altri grandi paesi Ue. Da noi, però, le regole vogliono che metta a riserva percentuali molto superiori.
Da un’indagine sui consiglieri di amministrazione risulta che meno di quattro società su dieci applicano per la loro selezione criteri legati al merito. Vale la pena puntare a questo obiettivo perché meritocrazia genera meritocrazia, nel privato e nel pubblico. A cominciare dalla testa delle organizzazioni.
Tra le riforme in attuazione c’è quella delle regole tra debitori e creditori quando ci sono dei beni in garanzia. Meno vessazione per gli insolventi quando sono deboli, tempi più rapidi per i prestatori (banche incluse) nel rientrare dei finanziamenti fatti. Un utile ammodernamento delle norme. Con margini di miglioramento.

Il Punto

Nel Documento di bilancio provvisorio (Draft budgetary plan) inviato a Bruxelles, il governo mette per iscritto gli obiettivi per il 2017-2019. Ci aspetterebbe un domani di conti pubblici in equilibrio e debito in calo marcato. Oggi però i segni di vero miglioramento dei saldi di finanza pubblica sono stentati. Intanto, tra pochi giorni giunge in Parlamento la legge di bilancio. Che ora accorpa anche la vecchia Finanziaria, unificando in un solo quadro entrate e spese dello stato e gli interventi a correzione dei conti. Sotto l’occhio attento di un organo terzo, l’Ufficio parlamentare di bilancio.
In attesa che si arrivi a una sola emissione di dati da parte delle varie fonti statistiche, l’inps registra le cessazioni dei rapporti di lavoro con il loro perché: dal licenziamento alle dimissioni, dalla fine del contratto a termine al decesso. Dal loro esame, incrociato con i dati regionali, escono conferme e sorprese. Tra queste, l’aumento dei cinesi licenziati.
Di solito si valuta quantità e qualità della ricerca scientifica usando il parere degli esperti. Si tratta di un mezzo complesso, costoso e per giunta poco trasparente. In alternativa, la bibliometria (il conto delle citazioni) è uno strumento imperfetto ma costa di meno e arriva a risultati più che accettabili. Come mostra uno studio.
Bisogna cominciare dalla scuola, inserendo economia e finanza tra le materie curricolari, la battaglia contro l’ignoranza diffusa che regna su questi temi nel nostro paese. Anche tra i giovani. Se ne parla da anni ma c’è solo un disegno di legge che vuole introdurre una sperimentazione. Troppo poco.

Il nostro amico e collega Massimo Bordignon è stato nominato membro dello European fiscal board, l’autorità Ue indipendente sulle materie fiscali. Per la durata dell’incarico non interverrà su lavoce.info sui temi di finanza pubblica italiana ed europea. A Massimo gli auguri di buon lavoro da tutta la redazione.

Il Punto

Con la legge di bilancio 2017 si perpetua un sistema assistenziale frammentato, per categorie e squilibrato a favore dei pensionati. Per l’anno che viene ci sono 1,9 miliardi di euro (7 nel triennio) solo per l’intervento assistenziale sulle pensioni. Appena 650 milioni, invece, per le famiglie, sempre a spizzichi e bocconi. Nella parte della manovra relativa al fisco si trovano l’abolizione di Equitalia, il superamento degli studi di settore e la nuova Imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri). Con molti dettagli decisivi da precisare. Arriva il disinnesco totale degli aumenti di Iva automatici previsti dalla Finanziaria 2016. Si evita una stangata sui consumi. Ma vengono meno 15 miliardi di entrate nel 2017 e anche un po’ di inflazione che – secondo alcuni – avrebbe fatto comodo.
I tanti elogi per la ratifica dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici devono diventare un piano operativo di decarbonizzazione dell’economia. Che comporta trasformazioni radicali in molti modelli di business e  nuove opportunità. E, dunque, rientra nella promozione dei processi innovativi di Industria 4.0.
Tre su quattro fondi comuni promettono una cedola. Che però, nei casi in cui il rendimento è insufficiente, viene pagata prelevando i soldi dal capitale dell’investitore. Tutto ok sotto l’aspetto formale (e infatti il regolatore tace). In sostanza, un vero trucco ai danni dei risparmiatori.
Con un provvedimento allo studio andrà forse in soffitta la bocciatura nelle scuole elementari e medie. Ripetere l’anno è un guaio e può accrescere gli abbandoni. Ma, al posto dell’abolizione, meglio la personalizzazione dei percorsi di studio. Che però costa e richiede attenzione a evitare gli sprechi.

La nostra amica e collega Silvia Giannini – terminato un periodo di incarichi istituzionali, in aspettativa da lavoce.info – torna a far parte a pieno titolo della Redazione ed entra nel Comitato di redazione accanto ad Angelo Baglioni, Francesco Daveri, Maria De Paola, Fausto Panunzi e Michele Polo. Bentornata, Silvia!

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