Sergio Mattarella, appena nominato presidente della Repubblica, ha rivolto il primo pensiero alle difficoltà e alle speranze dei concittadini. Tra queste, ai primi posti c’è sicuramente il lavoro. Conti alla mano, si vede che la ripresa non basterà a ridurre la disoccupazione se non arriveranno anche riforme (del lavoro, del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia civile) che scoraggino le delocalizzazioni. Riforme il cui iter -tra annunci, impegni, scadenze fissate e poi slittate- è difficile da seguire per gli italiani. Per questo proponiamo un Orologio delle riforme che riassume schematicamente il cammino dei provvedimenti.
Parlando di lavoro che non c’è, spieghiamo anche come i dati mensili Istat su occupazione e disoccupazione offrano un quadro solo parziale di ciò che succede sul mercato del lavoro. E che cosa serve per far funzionare i servizi di orientamento, mediazione e formazione professionale. Meglio darli in mano alle regioni o al governo centrale?
Ora che il dado del Quantitative easing è stato tratto (da Draghi) rimane la grande domanda sulla sua efficacia nel rilanciare il credito e l’economia. Contro il pessimismo della Bundesbank, si possono ricordare i possibili benefici di contrasto alla deflazione, di diminuzione del rischio dei debiti sovrani e di risanamento dei bilanci in sofferenza delle banche.
Ribattezzata “legge anti-moschee”, la nuova normativa della regione Lombardia sui luoghi di culto riguarda formalmente tutte le religioni ma nei fatti ostacola quella islamica. Di dubbia costituzionalità , serve a chi privilegia la propaganda alla soluzione ragionevole dei problemi.
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Sui siti governativi e sui media abbondano i cronoprogrammi delle riforme del governo. Per i non addetti ai lavori è però difficile orientarsi sul quando e sul cosa è stato promesso esattamente. E a che punto sono i passaggi legislativi. Proviamo a semplificare l’accesso a una materia tanto importante e tanto ostica con il nostro “orologio delle riforme”. Scaricate il file pdf, cliccate sui link e seguitene gli aggiornamenti sul sito.
Mentre il nuovo premier greco Tsipras giurava, molti suoi elettori avevano già spostato all’estero i loro risparmi e dai mercati partiva un’ondata di vendite che affossava la borsa. Certo, dei 248 miliardi della Troika solo una piccola parte è rimasta nel paese. Ma la sindrome ellenica non viene tanto dal rigore imposto dall’esterno quanto dall’incapacità di combattere l’evasione fiscale e usare bene le risorse pubbliche. Peccato. Perché nel tempo i capitali esteri erano ritornati in Grecia. Anche dalla Germania e dall’America. Vediamo anche quali istituzioni pubbliche e private sono ancora esposte al rischio Grecia.
Lenta e inefficiente, la giustizia civile è una zavorra allo sviluppo delle nostre imprese e all’insediamento di quelle estere. Eppure qualcosa si muove: più specializzazione dei giudici, forme alternative di risoluzione delle controversie, informatizzazione dei processi. Lo raccontiamo in un nuovo Dossier.
Aumentato ma ancora esiguo il numero di imprese che hanno chiesto il rating di legalità , strumento per combattere il malaffare certificando le aziende che ne sono indenni. Per ora, la mancanza di credito azzera i vantaggi derivanti da una gestione imprenditoriale virtuosa, mentre restano gli oneri di maggiori adempimenti burocratici.
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La lentezza e l’inefficienza della giustizia civile sono una palla al piede per la crescita della nostra economia. Un Dossier documenta la situazione e ripercorre quanto è stato fatto negli ultimi anni per accorciare i tempi dei processi. E quanto resta da fare.
Il 22 gennaio la Bce ha varato un piano di Quantitative Easing dalla portata ambiziosa. Ma cos’è, e come funziona, il Quantitative Easing? Un dossier di articoli sul tema.
Una parte dell’establishment europeo ha salutato positivamente la vittoria in Grecia di Syriza, partito di sinistra radicale. Altri ne sembrano terrorizzati. I mercati sono in attesa. Cerchiamo di capire paradossi, paure e speranze che il nuovo governo di Alexis Tsipras crea nel suo paese e nei partner dell’Unione. Compresa l’Italia, che ha 43 miliardi di crediti con lo stato ellenico. Il neo-premier e la destra sua alleata contro l’austerità dovranno vedersela con l’Europa e con gli elettori conquistati con promesse populiste. Per arrivare a un esito finora bandito dal loro vocabolario politico: il compromesso.
Il Quantitative easing della Bce concentra i rischi nelle banche centrali nazionali dell’eurosistema. Si potrebbero invece diversificare i rischi evitando la condivisione delle perdite. Vediamo come.
Tra le piccole e medie imprese (Pmi) italiane chi può tirare davvero la ripresa sono le imprese giovani. Piccole perché acerbe, non per vocazione, tendono ad aumentare la competizione e l’efficienza. Ancora troppo poche. Bene quindi che l’Investment compact del governo estenda alle Pmi le agevolazioni previste per le start-up. Nello stesso decreto si trova anche la creazione di una Spa con garanzia statale per la ristrutturazione di imprese. Evoca precedenti da non ripetere e sembra fatta su misura per l’Ilva, che però ha bisogno di soluzioni diverse e diversificate.
Dopo la fallimentare esperienza dell’autostrada Brebemi, l’area bresciana è il teatro di un altro grande spreco di denaro pubblico con la Tav Brescia-Verona che rischia di costare 70 milioni al chilometro. Un record che arricchisce alcune imprese e impoverisce i cittadini. Evitabile.
Nel momento della scomparsa della madre di Marzio Galeotti, la redazione si stringe attorno all’amico e collega.
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In questi tempi amari di crisi economica e finanziaria, vengono chiesti ai cittadini, magari bravi padri di famiglia ed onesti lavoratori, sempre maggiori sacrifici: aumento delle tasse e delle tariffe dei servizi pubblici, incremento del prezzo del carburante, congelamento delle buste paga e così via dicendo.
Mentre, appare assai strano che ad un governo innovatore non venga in mente di adeguare le pene pecuniarie penali stabilite nel nostro codice penale del 1930 per i diversi reati a carico di chi ha trasgredito alle regole del vivere civile.