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Categoria: Rubriche Pagina 161 di 258

Il Punto

Annunciando i dettagli del piano di Quantitative easing (Qe), Mario Draghi ha infranto un tabù storico: la Bce da marzo comincerà ad acquistare massicciamente titoli pubblici e privati dell’Eurozona, anche a lunga scadenza. Vediamo i meccanismi (e i compromessi) scelti per attuarla e proviamo a fare qualche previsione. Scontato (soprattutto dai mercati) questo annuncio, ma due caratteristiche positive vanno registrate: il Qe di Draghi è ampio e non limitato nel tempo fino alla realizzazione di un obiettivo di inflazione. Che tuttavia potrà arrivare solo in tempi lunghi: oltre quattro anni. Spieghiamo che cosa serve per ottenerne benefici. Dall’utilizzo di questo strumento non convenzionale di politica monetaria potrà arrivare una diminuzione del costo dei capitali e -forse- una ripresa della domanda. Vediamo in dettaglio come funziona. E riproponiamo un Dossier sul tema, con nuovi contributi.
Cambia, in virtù di una direttiva europea, la gestione delle crisi delle banche. Tra gli strumenti previsti, la vera innovazione è il bail-in, vale a dire il salvataggio dell’impresa a spese dei suoi soci e creditori anziché a carico delle casse pubbliche. Una novità già sperimentata con il default cipriota che nasconde il rischio di una bomba a orologeria.
Un buon sistema elettorale deve far stare insieme rappresentanza democratica e governabilità. L’Italicum fa leva più sulla seconda che sulla prima, con il 60-65 per cento dei deputati nominati dai segretari dei partiti. Una scelta delicata proprio mentre gli elettori disertano le urne. Eppure c’è il modo per correggerla.
Il Jobs act combinato con il decreto Poletti del marzo 2014 che ha liberalizzato il ricorso ai contratti a termine rischia di peggiorare il dualismo nel mercato del lavoro. Per chi ha un’occupazione a scadenza l’instabilità del reddito e l’incertezza del futuro rimangono altissime. Ecco perché nel 2016 -esauriti gli incentivi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato- bisognerà trovare un correttivo per evitare che riesploda il precariato.
Nel momento della scomparsa della madre di Marzio Galeotti, la redazione si stringe attorno all’amico e collega.

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Il Punto

Il governo vuole finalmente cambiare le regole di voto nelle banche popolari. La loro governance ora prevede in assemblea un solo voto per socio indipendentemente dalle azioni possedute. Il che ingessa il controllo nelle mani dei soliti noti e spalanca le porte all’intrusione della politica nella gestione del credito.
Vincendo le resistenze tedesche, giovedì Mario Draghi annuncerà il Quantitative easing, l’acquisto diretto dei titoli di stato da parte della Banca centrale europea. Con il via libera dell’avvocato generale presso Corte di giustizia europea che si è espresso per un rafforzamento dell’indipendenza dell’istituto di Francoforte. Vediamo in base a quali motivazioni e quali limiti ha richiesto. E ripercorriamo meccanismi e problemi di questo strumento di politica monetaria in un nuovo Dossier che raccoglie i nostri articoli sul tema.
Per attuare i tagli loro imposti dalla legge di Stabilità 2015 le regioni parlano di eliminare l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario per gli over 65. Conti alla mano, si aggiungerebbe altra disuguaglianza alla disuguaglianza territoriale che già regna sovrana. Meglio cogliere l’occasione dei tagli per rivedere il sistema da cima a fondo, con l’obiettivo di preservare le tutele di chi ha davvero bisogno.
Paradiso perduto per gli italiani che avevano messo i soldi in Svizzera al riparo dal fisco italiano. L’accordo tra i due paesi dà all’Agenzia delle entrate la possibilità di accedere ai dati delle banche elvetiche. Diventa così più appetibile la voluntary disclosure per i nostri concittadini. E le banche non li perdono come clienti. Lo scalpore (a causa della cosiddetta norma salva-Berlusconi) intorno al decreto sui reati tributari sul tavolo del Consiglio dei ministri ha impedito di metterne in luce i pochi aspetti positivi e quelli pericolosamente negativi dell’intero impianto. Tra i secondi, alcuni rischiano di tenere ancor più alla larga gli investitori internazionali.
A quasi 20 anni dalla riforma Dini della previdenza che ha introdotto il metodo contributivo per il calcolo delle pensioni, il quadro economico è profondamente cambiato in peggio e mette a rischio le prestazioni allora ipotizzate. Si pone il problema di ridurre gli oneri contributivi, specie per i più giovani, in modo da favorire ripresa e occupazione.
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Il Punto

Renzi ha incassato una maggiore flessibilità da Bruxelles nel semestre di presidenza della UE? La risposta è “ni”. Rimangono le regole stupide e complicate che ingessano i bilanci dei paesi membri e tuttavia la Commissione Europea ne attenua la rigidità. Ma è a condizioni così pesanti che l’utilizzo di misure di politica economica espansiva diventa un percorso tutto a ostacoli.
A pochi giorni dall’annunciato piano di Quantitative easing della Bce, la Svizzera abbandona il tasso di cambio fisso franco-euro. Cerchiamo di capire i motivi della decisione, le conseguenze previste e perché questo shock negativo per gli elvetici è invece una piccola buona notizia per l’Eurozona. La Bce richiama le banche al rispetto degli esiti degli stress test d’autunno invitandole ad aumentare gli accantonamenti per i crediti dubbi. In Italia, però, qualcuno teme un peggioramento della stretta creditizia. Sarebbe stato meglio rafforzare il patrimonio in questi anni anziché distribuire ricchi dividendi agli azionisti, fondazioni bancarie in prima fila.
Dovrebbe essere l’imposta che comprende tutto e tutti ma in realtà l’Irpef grava solo sui redditi di dipendenti e pensionati. E l’idea di sostituirla con una flat tax (ad aliquota unica) non sta in piedi. Meglio invece riformarne la struttura semplificandola e restituendole vera progressività. Forse, anche, estenderla ai redditi da capitale.
Secondo il rapporto di Legambiente sul pendolarismo, sussidiare il più possibile il trasporto ferroviario locale e non fare tagli di linee è una politica virtuosa. Eppure, dal punto vista sia ambientale sia sociale, non è scontato che il treno sia la miglior soluzione. Ecco perché.
Gli italiani sono i peggio informati sulle questioni importanti, dice un sondaggio internazionale. Tra le cause, la qualità dei media: poco indipendenti, spesso faziosi
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Scontro di civiltà o insufficienze della politica?

Gli attacchi terroristici che hanno colpito la Francia turbano per due motivi: la violenza che sprigionano e il bersaglio verso cui si dirigono. Al primo aspetto i media ci hanno quasi abituati, più difficile (ma questo è positivo) è metabolizzare il secondo. Non si può aggredire un giornale, non si può uccidere chi scrive e chi disegna. Indipendentemente da che cosa scrive e disegna. Su forme e contenuti scelti e praticati da Charlie Hebdo esistono pareri differenti. Nello stesso mondo occidentale, alle immagini “in libertà” (è il caso di dire) della tradizione libertaria alcuni preferiscono l’autocontrollo, ai toni forti l’understatement.

Il Punto

Il terrorismo è il risultato della strategia deliberata di una minoranza di fanatici, non -come molti ritengono- il prodotto degli errori dell’Occidente. Per combatterlo è necessario ricorrere a vari strumenti e strategie. Tra i primi, l’utilizzo -non facile- dei big data come, per esempio, la mole di dati sul trasporto dei passeggeri tra paesi europei (informazioni che comunque ledono la privacy dei cittadini). Tra le seconde, minare la credibilità delle organizzazioni che reclutano aspiranti stragisti e colpire le fonti di finanziamento.
Area euro in piena deflazione. Un nuovo Dossier raccoglie gli articoli sul tema pubblicati da lavoce.info. Per capire come mai ci risiamo dentro, perché è considerata una bestia nera, quali sono le ricette per uscirne. Una è l’uso da parte della Bce del bazooka del Quantitative easing (acquisto di titoli di stato dell’Eurozona). Vediamo con quali aspettative e quali rischi. Mentre rimangono da definire alcuni criteri per attuare questa politica monetaria. Come suddividere tra i bond dei diversi paesi i 500 miliardi previsti? E con quali scadenze, visto che molte emissioni a breve termine hanno rendimenti negativi? Le risposte implicano scelte tecniche e politiche, condizionate anche da vincoli di mandato della banca centrale.
Bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro e bassa fecondità sono due nodi -apparentemente contraddittori- che il Jobs act affronta su quattro direttrici: rafforzamento nella tutela dei diritti, incentivi fiscali, potenziamento dell’offerta di servizi, flessibilità. Cerchiamo di capire se sono misure utili e il rischio di un flop.
Perché, contrariamente alle aspettative, i prezzi delle case nuove si mantengono alti mentre quelli degli immobili esistenti hanno subito un forte calo? Forse una risposta si trova nel comportamento delle banche.
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Ristrutturazioni pericolose: I tagli dei consiglieri comunali

Una seria riforma del sistema delle autonomie locali avrebbe richiesto lo studio di tutte le problematiche che orbitano attorno al mondo degli Enti locali e non solo di quelle rappresentate dall’anello istituzionale debole: le province.

Deflazione, il ritorno

Le stime preliminari di Eurostat indicano che, dal mese di dicembre, l’eurozona è entrata in deflazione. Non è la prima volta che ciò avviene: l’indice dei prezzi al consumo era già diminuito nel 2009. Ma quali sono le conseguenze, e quali i rimedi? Una raccolta di articoli.

Il Punto

Che succederà con la nuova crisi greca? Le borse a picco riflettono la preoccupazione dei mercati in attesa delle elezioni fissate per domenica 25 gennaio. Il rischio è che si arrivi a scenari di fortissima tensione, ad Atene come a Roma e Madrid. Dipende da come il nuovo governo ellenico e l’Europa affronteranno la gestione del debito della Grecia, arrivato al 170 per cento del Pil.
Tra chi ha brindato con soddisfazione in questi giorni ci sono evasori ed elusori fiscali. Nel decreto del governo sul diritto penale tributario la depenalizzazione dell’elusione fiscale e altre misure inquietanti per il cittadino che paga le tasse. Tanto che queste norme tornano in Consiglio dei ministri per essere ridiscusse.
Difficile trovare elementi di ottimismo per il futuro dell’economia italiana, afflitta dai soliti problemi strutturali. Qualche elemento positivo però c’è: con la riduzione degli spread, i tassi d’interesse a lungo termine sono al loro minimo da quattro anni. Il che fa sperare in una ripresa dei consumi e degli investimenti.
Le assenze di Capodanno dei vigili di Roma hanno confermato che i dipendenti del settore pubblico tendono ad ammalarsi più spesso di quelli privati. Per risolvere il problema servono controlli rigorosi e una riforma del pubblico impiego che coniughi i diritti dei lavoratori con le esigenze di servizio e la valutazione dei risultati.
Siamo abituati alla crescita del salario con l’aumento dell’età del lavoratore. Una dinamica destinata a cambiare dopo il Jobs act. Perché, con l’abolizione del reintegro per i licenziamenti per motivi economici, quando i neo-assunti di oggi diventeranno anziani saranno più facilmente sostituibili con dei giovani.
Per fortuna non tutte le opere pubbliche crollano a una settimana dall’inaugurazione com’è successo al viadotto siciliano. Tutte, però, sono soggette a un’esasperante lentezza nella realizzazione. Vediamo quali sono i tempi e le cause dei ritardi. Da evitare se arriverà davvero il piano europeo Juncker.
Ricambio nel comitato di redazione de lavoce.info per il 2015: ne entrano a far parte Angelo Baglioni e Michele Pellizzari che affiancano Massimo Bordignon, Francesco Daveri e Michele Polo, già in carica.
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La Buona Scuola (in economia)

Sono una docente nella scuola secondaria di secondo grado, laureata in Economia e Commercio (piano di studi Economico generale – prevalentemente orientato all’Economia). Nel momento in cui arriva a regime la Riforma della scuola secondaria di secondo grado avviata nel 2010, vorrei condividere alcune riflessioni sull’insegnamento dell’economia nella scuola italiana.
La necessità, ormai evidente nel nostro Paese, di recuperare la carenza di cultura economica spinge infatti ad una riflessione sul percorso d’istruzione e formazione dei nostri giovani.
Dai risultati della recente consultazione nazionale sul documento “La Buona scuola” è emerso che il potenziamento della conoscenza dell’economia è considerato come seconda priorità, subito dopo la padronanza della lingua inglese. Questo risultato è sintomatico di una considerevole consapevolezza, da parte dei diversi soggetti partecipanti alla consultazione, dell’esistenza di un “gap” culturale da colmare.
In Italia non esiste un Liceo economico: l’opzione economico-sociale è un’articolazione del liceo delle scienze umane, che raccoglie appena il 2% delle iscrizioni.
Il liceo delle scienze umane nasce dal liceo socio-psico-pedagogico, che ha un focus prevalentemente psicologico, pedagogico e socio-antropologico; il percorso è infatti orientato “allo studio delle teorie esplicative dei fenomeni collegati alla costruzione dell’identità personale e delle relazioni umane e sociali”, e si propone di guidare lo studente “ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per cogliere la complessità e la specificità dei processi formativi.” (Art. 9 del DPR 89/2010 di riordino dell’istruzione liceale). In questa prospettiva di studio e di approfondimento l’Economia politica non può trovare un suo spazio culturale né affermarsi come disciplina trainante di un percorso scientificamente coerente.
L’Economia politica è una disciplina che raccoglie al suo interno sia prospettive storiche e filosofiche, sia astrazioni e applicazioni matematiche; è proprio il dinamico intrecciarsi di questi aspetti che rende molto elevata la valenza formativa della disciplina.
Volendo pertanto enfatizzare i collegamenti storici e filosofici, oltre a quelli matematici, l’indirizzo Economico potrebbe essere inserito nel Liceo Classico, in modo da arricchirlo apportandovi un nuovo impulso. In alternativa, volendo dare maggior rilievo agli aspetti matematici, si potrebbe inserire l’indirizzo Economico all’interno del Liceo Scientifico. Sarebbe inoltre importante sottolineare la necessità di una rottura del costante (e incomprensibile) connubio tra le discipline giuridiche e l’economia politica, che ha finora penalizzato l’insegnamento delle materie economiche, e privilegiare un inquadramento in una prospettiva di integrazione interdisciplinare con Storia, Filosofia e Matematica.
Il Diritto è infatti una disciplina con un suo specifico profilo culturale, nel quale risulta difficile individuare aspetti in comune con le scienze economiche, tanto da un punto di vista formativo quanto da quello metodologico e didattico. Sarebbe inoltre opportuno, almeno laddove lo studio dell’Economia politica costituisca il fulcro di un percorso formativo, rendere l’accesso all’insegnamento di tale disciplina consentito solo a docenti dotati di un titolo specifico, ovvero di una Laurea in Economia, che consenta loro di padroneggiarne sia gli aspetti scientifici che didattici.
In definitiva, se si vuole davvero colmare la carenza di cultura economica nel nostro paese si deve necessariamente partire dalla scuola, procedendo ad una revisione dell’ordinamento liceale nonché della struttura delle classi di concorso, ponendo particolare attenzione all’abbandono di un paradigma culturale che ha negato valenza formativa e autonoma dignità alla disciplina.
Marina De Riso, docente di scuola secondaria di secondo grado e laureata in Economia e Commercio (piano studi “Economico Generale”).

Il Punto

Ma la legge di Stabilità stabilizza i conti pubblici? Mettiamo a confronto le prospettive fino al 2017: quanto sarebbe successo senza i nuovi provvedimenti e ciò che invece dovrebbe succedere con le misure adottate. Flessione della spesa nel 2015 e poi abbondante rialzo. Idem le entrate. Eppure il deficit dello Stato viene abbattuto nel 2017 fino allo 0,7 per cento del Pil. Sempre che il Pil abbia davvero una crescita robusta.
Con il Jobs act, Renzi manda quasi in soffitta l’articolo 18 e introduce le tutele crescenti nel contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ma non affronta il problema della precarietà lasciando in vita tutti i tipi di rapporto a tempo determinato ed esclude il pubblico impiego dalla nuova normativa. È un pezzo di vera riforma del lavoro. Da completare. Vediamo quali effetti potrà avere sulle imprese che finora -come mostra una ricerca- hanno evitato l’articolo 18 non tanto comprimendo sotto 15 il numero degli occupati (soglia di applicazione della norma) quanto ricorrendo a lavoratori temporanei e parasubordinati, non tutelati. Cresciuta in tutta l’Eurozona con l’arrivo della crisi, la disoccupazione giovanile si è assestata nei paesi del Nord e del centro ma continua a crescere vertiginosamente in quelli più fragili, Italia inclusa. Senza una svolta è alto il rischio che chi rimane a lungo inattivo si ritrovi le proprie skill professionali superate e inutili.
Emanato all’epoca dei grandi scandali finanziari USA dei primi anni 2000 (Enron), la legge Sarbanes-Oxley sanziona negli Stati Uniti l’occultamento di documenti e oggetti per ostacolare le indagini. Ora queste norme sono state applicate a un pescatore di cernie fuori regola. Storia grottesca che illustra come leggi scritte male si possono trasformare in costi e rischi eccessivi per cittadini e imprese.
Il nostro amico e collega Tito Boeri è stato nominato presidente dell’Inps dal Consiglio dei ministri. Com’è consuetudine de lavoce.info, rimane membro della redazione in aspettativa, vale a dire non attivo per la durata dell’incarico. A Tito i nostri migliori auguri di buon lavoro!
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