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Il Punto

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Con l’iter della Legge di stabilità 2013 siamo ritornati alla Prima repubblica. Bisognerebbe chiamarla ancora Legge finanziaria perché il Parlamento ha riscritto la proposta del Governo. Soprattutto sul lato delle entrate. Vediamo cosa ne è uscito.
Fact checking  di ciò che dicono i nostri politici. Alfano, Bersani, Monti e altri nelle dichiarazioni pubbliche hanno citato dati che spesso non rispondono al vero. Andiamo a scoprirli.
Bene gli incentivi fiscali e alcune semplificazioni amministrative che da pochi giorni cercano di favorire le start-up innovative. Ma non bastano: chi vuole creare nuove imprese trova ostacoli burocratici che sembrano inventati per scoraggiare. Forse la loro rimozione varrebbe più degli sconti sulle tasse. Che diventerebbe apprezzabile così come lo sono le nuove procedure con cui le persone fisiche insolventi (micro-imprenditori e consumatori) hanno modo di evitare fallimento e conseguenze penali.
Dal Parlamento europeo arriva il regolamento per le agenzie di rating. Ha affrontato i loro punti critici: poca tempestività, opacità, rischio di subalternità agli emittenti. Ma le ricette di Strasburgo rischiano di peggiorare i problemi.
Sono molto alti per la società i costi del trasporto stradale, soprattutto nelle aree urbane. Sarebbe opportuno farli gravare in modo legato all’uso che si fa delle strade (come pedaggi per certe aree e in certi orari, differenziati per tipo di veicolo) detassando però i carburanti.
Il Governo si dimentica di permettere il voto per corrispondenza ai giovani all’estero per il programma Erasmus. È un modo per farli contare ancora meno nelle scelte pubbliche. Speriamo che chi si dice dalla parte dei giovani voglia al più presto porvi rimedio.

Monti e l’aumento delle entrate pubbliche

Mario Monti, Porta a Porta (Rai 1), 14 gennaio:
Con il Governo Berlusconi le entrate pubbliche sono aumentate, in otto anni, “di 22 miliardi in media annua, con il Governo Prodi, in due anni, di 26 miliardi di media annua, con il mio Governo tecnico di 20 miliardi

FALSO MA…

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Fonte: Per i dati del Governo Monti la fonte è la Nota Tecnico-illustrativa della Legge di stabilità 2013

L’affermazione è discutibile perché l’andamento delle entrate totali è strettamente legato all’andamento dell’economia. Durante le recessioni normalmente le entrate diminuiscono. Sotto il Governo Monti, invece, le entrate sono aumentate del 2,6 per cento a fronte di un calo del pil attorno al 2,3 per cento. Questo ci dice quanto sia stato pesante l’aggiustamento imposto dalle manovre varate a cavallo tra i governi Berlusconi e Monti.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Berlusconi e il dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti

Silvio Berlusconi, Omnibus (La7), 15 gennaio:
“il Pdl ha votato a favore del dimezzamento pubblico ai partiti”

VERO

L’affermazione è vera. Il testo di legge, votato alla Camera il 24 maggio e al Senato il 5 luglio 2012, prevede il tetto massimo di 91 milioni di euro erogabili ai partiti, divisi in due parti da 70% e 30% l’una.
Sia alla Camera che al Senato il disegno di legge ha trovato sostenitori tra i principali partiti del parlamento, PdL, PD e Udc, a cui si aggiunge il compatto sostegno di Fli.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Fonti:
Votazione Camera
Votazione Senato
Disegno di Legge alla Camera con commenti
Disegno di Legge al Senato

Fini sulle entrate e le spese dello stato

Gianfranco Fini, Ballarò (Rai 3), 15 gennaio:
Dal 2000 al 2012 […] le entrate sono aumentate di 228 miliardi di euro […]. Il dramma è che dal 2000 al 2012 la spesa pubblica è aumentata di 278 miliardi di euro

VERO

Nonostante i dati ufficiali per l’esercizio 2012 non siano ancora disponibili, ci è possibile controllare la veridicità di questa affermazione utilizzando la Nota tecnico-illustrativa allegata alla Legge di Stabilità 2013 (legge 24 dicembre 2012, n. 228) (1). Confrontando entrate e spese con le stesse voci ricavate dal Rendiconto Generale dello Stato per l’anno 2000 (2) otteniamo il seguente risultato (dati in miliardi di euro):Screen Shot 2013-01-18 at 17.37.58

Un grafico ci aiuta a capire meglio il motivo di questo aumento: le entrate sono aumentate soprattutto grazie all’imposizione extra-tributaria, mentre la spesa corrente ha guidato le uscite dall’erario pubblico.

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Nonostante i numeri forniti dal Presidente uscente della Camera differiscano dalla nostra elaborazione di un 10-15% il messaggio è sostanzialmente confermato: le spese sono aumentate notevolmente più delle entrate, e lo scarto è di circa 40 miliardi di euro.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Fonti:
(1)   Ragioneria Generale dello Stato – Legge di Stabilità – Anno 2013
(2)    Legge 26 ottobre 2001, n. 397 – Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2000:

Vendola e l’esenzione dal bollo auto

Nichi Vendola, PiazzaPulita (La7), 14 gennaio:
In Puglia ho rimosso alcune accise sulla benzina e ho sospeso il pagamento del bollo auto per 5 anni

FALSO MA…

La Regione Puglia ha previsto l’esenzione del pagamento del bollo per 5 anni a favore di coloro che acquisteranno o convertiranno una vettura a metano o GPL a partire dal primo gennaio 2013. Quindi non è vero che è stato sospeso il bollo per tutte le auto.
L’esenzione è stata approvata con il bilancio di previsione 2013 e bilancio pluriennale 2013-2016 della Regione Puglia, pubblicata nel Bollettino ufficiale regionale n. 189 Supplemento del 31 dicembre 2012, legge regionale 28 dicembre 2012, n. 45. Sempre nella stessa legge all’art. 7 è prevista l’abolizione dell’imposta regionale sulla benzina per autotrazione (IRBA). Entrambe le disposizioni sono dichiarate urgenti ed entrano in vigore il giorno stesso della loro  pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Berlusconi e le case di proprietà

Silvio Berlusconi, Omnibus (La7), 15 gennaio:
“Il 18% degli italiani non è proprietario di casa” 

VERO MA…

Nel 2011, il 72,4 per cento delle famiglie residenti è proprietario dell’abitazione in cui vive (era il 73,6 per cento nel 2010). La famiglie che, al contrario, pagano un canone d’affitto per l’abitazione in cui vivono, rappresentano appena il 18 per cento delle famiglie residenti. Il restante 9,6% sono le famiglie che hanno alloggi in usufrutto o in uso gratuito.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Fonte: Annuario Statistico italiano 2012 ISTAT

Alfano: dal 2008 al 2011 le tasse non sono aumentate

Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, Porta a porta (Rai 1), 16 gennaio:

Alfano: “Noi siamo riusciti dal 2008 al 2011 a non aumentare le tasse” – VERO
Casini: “Durante l’ultima legislatura Berlusconi (2008-2011) la pressione fiscale è salita dal 42.7 al 44.8 per cento” – FALSO

Sulla carta ha ragione Alfano, dal 2008 al 2011 la pressione fiscale è rimasta invariata passando dal 42,6 al 42,5% dopo essere però salita al 43% nel 2009. Diverso il caso del precedente Governo Berlusconi in cui la pressione fiscale si era alzata di due punti. Utile rimarcare che una riduzione della pressione fiscale nominale può intervenire anche perché aumenta l’evasione. I giornalisti dovrebbero sempre in questi casi chiedere agli interlocutori: a quali provvedimenti presi dal vostro Governo è attribuibile il calo della pressione fiscale di cui vi vantate?

Pressione fiscale, in percentuale del Pil in Italia

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Fonte: Dati Istat

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Bersani e la spesa pubblica al netto delle pensioni

Pierluigi Bersani, Ballarò (Rai 3), 15 gennaio:
“La spesa pubblica, al netto di interessi e pensioni, è bassa” 

VERO

 

Al di là delle considerazioni qualitative sull’affermazione (ricordiamoci l’ormai famoso mantra su twitter per cui anche la carbonara, al netto di uovo e pancetta, è pasta in bianco), Bersani non ha tutti i torti. Al netto di pensioni e interessi sul debito, la spesa pubblica italiana è  32,5% del PIL, la più bassa fra i paesi dell’Unione Europea, mentre la spesa pubblica effettiva è di oltre il 50% del PIL.

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Fonte dati: Eurostat

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

I giovani esclusi dal voto

grafico giovani

L’indice di malessere dell’Italia

GraficoFesta
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat, aggiornati a novembre 2012.
* Tasso di disoccupazione: valori percentuali, classe di età 15 anni e più, dati destagionalizzati e mensili.
** Tasso di inflazione: indice dei prezzi al consumo, valori percentuali tendenziali, dati mensili.

COSA MISURA

L’indice di malessere è dato dalla somma del tasso di inflazione e del tasso di disoccupazione ed è stato sviluppato dall’economista americano Arthur M. Okun durante la crisi energetica degli anni Settanta, che faceva registrare negli Usa, e non solo, elevati valori per entrambi.
Utilizza come funzione di perdita sociale da minimizzare, con saggio marginale di sostituzione costante, una funzione che ha come argomenti il tasso d’inflazione e il tasso di disoccupazione e che, seppur con alcuni limiti, si presta a un’analisi piuttosto intuitiva della “temperatura” all’interno di un paese. (1)
L’indice è utilizzato anche come termine di paragone tra i diversi Governi americani. Risultati positivi o in media in termini di indice di malessere, si sono avuti con Eisenhower, Johnson e Kennedy, mentre, in negativo, si segnala in particolare l’amministrazione Carter, sotto la quale raggiunse livelli record: oltre sedici punti di media, con punte superiori ai ventuno. Truman invece è stato il presidente che ha visto registrare durante il proprio mandato il calo dell’indice più consistente nella storia americana (-10 punti), l’esatto contrario di Nixon (+9). Barack Obama, infine, che aveva ereditato un indice di 7,8, arrivato nel corso della crisi economica anche oltre i dodici punti, attualmente si trova a gestire un valore non lontano dai dieci. (2)

IL MALESSERE ITALIANO

Nell’Italia degli ultimi quattro anni, l’indice di malessere ha fatto registrare, nella parte finale del 2009, un salto da poco più di otto punti a dieci, principalmente a causa di un balzo del tasso d’inflazione; è poi rimasto sostanzialmente stabile nel 2010. Ma dal gennaio 2011 ha visto un incremento pressoché costante fino alla sua esplosione, nell’autunno dello stesso anno, con sfondamento del muro dei dodici punti proprio a ridosso della caduta del Governo Berlusconi.
In seguito, tuttavia, la situazione non è migliorata. Sotto il Governo Monti, l’indice di malessere ha toccato anche i quattordici punti e non accenna a diminuire, soprattutto a causa del tasso di disoccupazione che sta sperimentando una preoccupante crescita dall’estate 2011.

(1) Uno dei limiti, ad esempio, è il considerare sostanzialmente equivalenti un incremento di un punto percentuale del tasso di disoccupazione o del tasso di inflazione.

(2) Fonte: U.S. Department of Labor.

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