Il governo eleva il limite sotto al quale le pensioni sono pienamente indicizzate ai prezzi. Il sindacato chiede di ripristinare l’indicizzazione ai prezzi “per fasce”. Entrambi sbagliano perché il sistema contributivo vuole un meccanismo del tutto diverso.
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Nel lungo periodo, quando per tutti varrà il regime contributivo, la legge 26/2019 consentirà un’uscita più flessibile dal lavoro. Ma nel breve periodo, i tanti che andranno in pensione con il regime misto determinano un aumento significativo della spesa previdenziale.
Italia ed Europa devono affrontare il problema del calo demografico. Gli eventuali rimedi, però, avranno effetti solo nel lungo periodo. Ecco perché è urgente programmare alcuni cambiamenti sempre più necessari. A partire da scuola, lavoro e pensioni.
Il 27 aprile parte ufficialmente la pensione di cittadinanza. Il suo obiettivo è contrastare la povertà tra i più anziani. Un report Istat rivela però che la condizione dei pensionati è nettamente migliore rispetto a quella di altre fasce della popolazione.
Il sistema pensionistico italiano è un insieme di regole affastellate. Il modello contributivo è stato contraddetto e contrastato dalle molte riforme successive. E quota 100 è sbagliata a prescindere dagli effetti che produrrà su spesa e occupazione.
L’aumento di centenari e supercentenari segna l’estrema longevità che contraddistingue sempre più la demografia attuale. È un fenomeno mondiale, ma evidente in Italia. E rispecchia nuovi anziani che provengono da ambienti, lavori e consumi più sani.
Torna il prestito vitalizio ipotecario. Permette a proprietari anziani di ricevere un finanziamento garantito da un’ipoteca di primo grado sulla loro abitazione. Lo strumento dovrebbe rilanciare la domanda interna. Ma il prestito ha condizioni onerose ed è conveniente solo per pochi.
Tra i migranti che arrivano in Italia per ragioni di lavoro cresce il numero delle donne. Aiutano le italiane nella conciliazione di lavoro e cura di bambini e anziani. Ma così cambia anche il “mercato matrimoniale”, con l’aumento delle unioni miste. Il welfare e una nuova idea di famiglia.
In Italia nel settore domestico e assistenziale lavorano un milione e seicentomila immigrati. Prevalentemente donne, quasi sempre sono o sono state irregolari. Un’imponente ristrutturazione della cura a domicilio degli anziani, gestita dalle famiglie, ma tollerata e sussidiata dai poteri pubblici.