La transizione della televisione lineare verso l’online è ormai realtà negli Stati Uniti. In Europa la situazione varia da paese a paese. Se nel Regno Unito il processo è ben avviato, in Spagna e soprattutto in Italia resta centrale la tv tradizionale.
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Niente più dati trimestrali sul numero degli abbonati: la decisione di Netflix ha colto di sorpresa gli analisti. Ma è coerente con il nuovo modello di business, nel quale la pubblicità diventa sempre più centrale. Allargando il campo della competizione.
Nell’ultimo trimestre del 2023 Netflix ha superato i 260 milioni di abbonati in tutto il mondo. E si tratta di un pubblico fedele. La piattaforma è stata fin qui capace di anticipare le trasformazioni del mercato, ma ora si profilano nuove sfide.
Qual è il futuro della televisione nell’era digitale? Avrà ancora un ruolo? E il servizio pubblico? A queste domande cerca di rispondere il libro “La televisione del futuro”. Quattro le prospettive di analisi: tecnologica, economica, sociale e di policy.
Subito dopo la morte di Silvio Berlusconi, il titolo Mediaset è salito in Borsa. Segno che il mercato si aspetta un cambiamento. È presto per dire in che direzione. Potrebbe tornare di moda persino l’accordo con Vivendi, anche se molto è cambiato dal 2016.
La Lega calcio di Serie A ha pubblicato il bando per l’assegnazione dei diritti tv per cinque stagioni. Ci sono varie novità, che puntano ad aumentare ancora i ricavi per le società. Ma tv e fornitori di servizi in streaming vivono una fase di incertezza.
Superata da Disney per numero di abbonati, Netflix apre alla pubblicità. La decisione è conseguenza di una svolta nel mercato: la competizione non è più solo sulla disponibilità di spesa, ma sulla capacità di catturare l’attenzione del consumatore.
Sport e calcio in particolare hanno favorito in passato lo sviluppo della pay-tv tradizionale. Ora sono protagonisti di un’altra trasformazione del sistema, con il prevalere dello streaming. Nuovi attori garantiranno le risorse necessarie alla crescita.
È in dirittura d’arrivo la legge che recepisce la direttiva sui servizi di media audiovisivi. Impone obblighi molto rigidi agli operatori on demand. Ma è una scelta che non difende la nostra industria audiovisiva, anzi finisce per penalizzarne lo sviluppo.
Dazn, con Tim, si è aggiudicata la trasmissione delle partite del campionato di calcio. Ma il passaggio dal mondo broadcast a quello dell’online e delle reti a larga banda non è stato indolore. Ora si profila una guerra dei prezzi, oltre che degli ascolti.