La Commissione propone di introdurre una assicurazione europea dei depositi. È una buona iniziativa, ma rischia di scontrarsi con la rigidità tedesca nella applicazione del bail-in. Compiti simili per il fondo di assicurazione dei depositi e per quello di risoluzione delle crisi bancarie.
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Soluzione in vista per quattro piccole banche italiane dopo una lunga amministrazione controllata. Ma l’operazione non è esente da rischi e forse è prematuro dire che non costerà nulla al contribuente italiano. Interessi nazionali e applicazione coerente del regime europeo di risoluzione bancaria.
La nuova disciplina sulle crisi bancarie prevede un importante strumento, il bail-in, per evitare i salvataggi pubblici. Ma bisogna guardare soprattutto alle misure di prevenzione. Per controllati e controllori una prassi operativa, nella quale si misurano anche i rischi di variabili imprevedibili.
Economie emergenti in rallentamento (con Brasile e Russia in recessione), Stati Uniti in crescita stabile sopra il 2,5 per cento e l’Europa in ripresa dell’1,5 solo grazie alla Bce. Per rafforzare la crescita ed evitare la stagnazione chi può permetterselo (Usa e Germania) dovrebbe investire in infrastrutture.
Ciò che pudicamente si definisce flessibilità in uscita è, più brutalmente, l’espulsione dalle aziende degli ultra-cinquantenni considerati vecchi o troppo cari. Fa comodo all’impresa e può interessare il lavoratore. Solleva però un problema complicato: di quanto dev’essere il taglio della sua pensione anticipata?
La frode commessa da Volkswagen manipolando i sistemi di disinquinamento sul suo motore diesel rivela un fallimento non solo della governance aziendale ma anche del sistema delle regole europee. Influenzato pesantemente dalle lobby delle grandi imprese. Però a questo punto ci si deve anche chiedere in parallelo se la regolazione delle emissioni non sia diventata eccessivamente restrittiva. Il dubbio è legittimo.
Stiamo per recepire nel sistema italiano le nuove regole sulle crisi bancarie. Principale novità, il bail-in che fa pagare le perdite della banca ai suoi azionisti e creditori senior, mentre i correntisti fino a 100 mila euro saranno risparmiati. In futuro dunque meno faville in borsa per i titoli bancari. Ma almeno si chiude l’epoca dei salvataggi di istituti di credito con soldi pubblici.
L’Italia è in procinto di recepire le nuove regole sulle crisi bancarie. Compreso il bail in, che entrerà in vigore nel 2016. Finisce l’epoca dei salvataggi di istituti di credito con soldi pubblici. Ma i correntisti non hanno nulla da temere. Costi più alti per l’approvvigionamento di capitale.
Il 1° gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea sulle crisi bancarie. Prevede una serie di strumenti che hanno l’obiettivo di prevenire e gestire eventuali crisi in modo da ridurne l’impatto. Non ci saranno più salvataggi con fondi pubblici, ma “risoluzioni”.
L’Unione bancaria ha aspetti senz’altro positivi. Ma introduce anche rigidità nella valutazione dello stato di salute delle banche e nel meccanismo di risoluzione delle crisi. Il problema è il mancato riconoscimento che moneta, banche e sovranità fiscale sono dipendenti gli uni dagli altri.
L’Ecofin ha raggiunto un compromesso sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie. L’onere si sposta dai contribuenti agli azionisti, obbligazionisti e depositanti sopra i 100mila euro. Con alcune possibili conseguenze sul credito e sulla stabilità del sistema. La soluzione americana.
Con l’Unione bancaria finirà per aumentare il rischio sopportato dai risparmiatori. Perché i risparmi che i privati cittadini affidano alle banche non saranno più tutti ugualmente sicuri. Ma c’è ancora molto da fare per garantire ai clienti una informazione semplice e allo stesso tempo efficace.