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Quanto durerà l’effetto Atlante?

Il fondo Atlante non ha le caratteristiche che si richiedono a un compratore di ultima istanza: risorse illimitate e terzietà rispetto al mercato. Presto o tardi, questa lacuna minerà la sua credibilità. Intanto però risolve i problemi più immediati e difende l’italianità delle nostre banche.

Tempesta sulle banche, il governo naviga a vista

La Borsa penalizza le nostre banche, oberate di sofferenze, e il governo non ha una strategia. Ci riprova con la bad bank di sistema, ammettendo così che la neonata Gacs non funziona. Le fondazioni ne approfittano per rientrare nel capitale delle banche: il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Il Punto

In tempi di crisi la politica tende a spargere populismo a piene mani per ottenere consenso. In economia significa promettere soluzioni win-win, sempre vincenti. Esempio: tagli di tasse ma non di spesa pubblica. Alla fine, però, il salato conto da pagare è l’aumento del debito pubblico.
Mostra un vero scalino all’insù la curva dell’occupazione disegnata sui dati Istat di gennaio. Conferma trend molto netti: marcata crescita tendenziale dalla fine del 2015 dei contratti a tempo indeterminato, al palo quelli a termine, in declino il lavoro indipendente. Il rischio è che senza la molla degli incentivi la corsa si fermi.
Come vincere la forte instabilità che stanno vivendo le banche europee e il mercato finanziario? Tocca ai governi fornire garanzie sulle banche e restituire loro affidabilità. Ma non si tratta di affossare le regole europee perché i trattati consentono gli aiuti di stato in caso di emergenza.
Anche se la sua efficacia è poco percepita, il bilancio della lotta alla corruzione nei due anni di governo Renzi presenta una serie di iniziative significative: dall’affidamento di un’Anac rafforzata a Raffaele Cantone all’inasprimento delle pene. Ci sono però occasioni mancate e misure rinviate che rischiano l’insabbiamento. O anche provvedimenti pasticciati, come il ripristino del reato di falso in bilancio (praticamente depenalizzato nell’era Berlusconi). La nuova norma è così ambigua – nel non condannare le “valutazioni” ma solo i “fatti materiali” non veritieri – che dalle corti di giustizia arrivano sentenze contraddittorie. D’altra parte la confusione nei testi normativi è diventato un vizio difficile da estirpare. Si legifera sempre più per decreti, scritti male e infarciti di disposizioni incongrue con la materia. Nella riforma costituzionale ci sono tentativi di porre paletti al loro abuso. Speriamo abbia successo.

Nel momento della scomparsa di Marcello de Cecco, brillante economista e opinionista, la redazione de lavoce.info ne ricorda l’alto impegno scientifico, didattico e civile. 

La crisi che parte dal petrolio: domande e risposte

Alcune domande e risposte sul crollo del prezzo del petrolio e sulle conseguenze che ne derivano. Dalle cause agli effetti sulle borse internazionali e in particolare sui titoli bancari, un’analisi per capire quello che è accaduto e quello che potrebbe accadere. Fragilità italiane e vie d’uscita.

Il Punto

Da oggi e nei prossimi giorni proviamo a valutare nel dettaglio i primi due anni del governo Renzi tracciando un bilancio di quanto fatto, delle occasioni mancate, di quel che c’è da fare. La ricetta del premier – ridare fiato all’Italia con un misto di riforme fatte e da completare e in più soldi pubblici per aiutare la ripresa – per ora non è bastata a far tornare una ripresa visibile e diffusa: produzione industriale e vendite al dettaglio rimangono al palo. Sul fronte delle banche l’attivismo di Renzi si è visto negli ultimi 12 mesi. Le riforme delle popolari e quella – fresca di approvazione – degli istituti di credito cooperativo dovrebbero rafforzare la struttura del sistema. Rimane controversa e ancora irrisolta la gestione di due patate bollenti: i crack delle quattro banche regionali e il negoziato con l’Europa per creare le bad bank dove far confluire i crediti incagliati. Tra i successi che il governo si attribuisce c’è l’Italicum, legge elettorale per la Camera, votata ma non funzionante finché non sarà compiuta la riforma del Senato. È un farraginoso compromesso che rimpiazza l’indecoroso “porcellum” ma esibisce capilista bloccati e la possibilità di candidature multiple. Dove si è un po’ tagliata la spesa (rispetto all’aumento tendenziale) è nella sanità, destinata forse a ridursi sotto il 7 per cento del Pil. Va bene disciplinare le regioni sprecone. Ma il governo dovrebbe chiarire quanta autonomia vuole lasciare loro, presentando una visione chiara di cosa sarà della sanità pubblica.
È partita la corsa degli enti territoriali ad adeguarsi ai sistemi contabili entrati in vigore a inizio anno. Prevedono un rendiconto semplificato per il cittadino con sintesi del bilancio, risorse finanziarie e umane utilizzate, risultati in termini di quantità e qualità dei servizi alla popolazione. Tutto sul sito internet.

Il governo e le banche: un anno vissuto pericolosamente

Nel suo secondo anno di vita, il governo è stato molto attivo sul fronte bancario. Sulle quattro banche salvate ha agito in condizioni difficili. La riforma delle popolari e delle Bcc ha rimediato all’immobilismo del settore. La bad bank e il pasticcio della garanzia statale senza aiuto di Stato.

Aiuti di stato, una scomoda sentinella

La Commissione europea si è opposta a una soluzione attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi per le ormai famose quattro banche locali italiane in base alla disciplina degli aiuti di stato. Ed è stata una scelta corretta. Le tentazioni di una politica industriale “interventista”.

Chi affonda quando le banche vengono salvate

I salvataggi bancari vecchio stile non sono più possibili. Le nuove regole impongono perdite ai risparmiatori, come abbiamo visto per le quattro banche regionali. Inutile prendersela con l’Europa, perché anche noi abbiamo approvato le nuove norme. Bisogna informare meglio i clienti delle banche.

Come si tutelano i risparmiatori

Rivedere il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie appena introdotto richiederà tempo. Intanto, però, si può agire su quattro elementi per minimizzarne le conseguenze negative. Dalla gestione della transizione all’occasione per trovare il coraggio di rivedere una governance inadeguata.

Quella riduzione dell’Ires che le banche non vogliono

L’Ires scende dal 27,5 al 24 per cento. Una buona notizia? Non per tutti. Perché comporta la svalutazione di una voce dell’attivo a bilancio che interessa la generalità delle imprese. Ma per le banche la situazione è ancora più complessa. E la soluzione prospettata non è delle migliori.

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