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Il Punto

Libra, la criptovaluta di Zuckerberg, sarà potenzialmente una nuova moneta. Con un valore basato su un paniere di valute e oltre 2 miliardi di possibili utilizzatori. Ma come tutte le monete dovrà guadagnarsi la fiducia degli utenti. Servirà regolamentarne la creazione per ridurre i rischi per i suoi detentori, forse tutti noi.
La risposta del governo italiano a Bruxelles è ricca di critiche all’architettura dell’Europa e povera di contenuti di dettaglio sulle misure da adottare per il 2019 e – soprattutto – per il 2020 per evitare la procedura di infrazione. Si vede che qualcuno nel governo vuole lo scontro. Un aiuto implicito a un’Italia che collabori verrebbe dai nuovi interventi della Bce su tassi e Qe che potrebbero arrivare in assenza di miglioramenti significativi della congiuntura. Ne ha parlato il presidente uscente della Bce Mario Draghi. Con quella della banca centrale, in autunno ci sono altre tre presidenze europee da rinnovare: Commissione Ue, Parlamento, Consiglio europeo. Le scelte dipendono dalla persona, dal suo colore politico e dalla sua nazionalità. Vediamo come è andata in passato.
Tra le magagne che saltano fuori dal reddito di cittadinanza – misura costruita in fretta in vista del voto Ue – c’è anche il modo iniquo in cui sono trattate famiglie con affitti diversi, nuclei con lo stesso affitto e perfino nuclei in affitto identici ma destinatari di pensione di cittadinanza. Eppure la soluzione sarebbe semplice.
In Italia continuiamo ad applicare limiti di esposizione ai campi elettromagnetici più alti rispetto agli altri paesi Ue. Se fino a ieri su temi non del tutto esplorati siamo stati più che scrupolosi, oggi potremmo aggiornare le regole tenendo conto dei progressi scientifici e dell’arrivo della tecnologia 5G.

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Dopo Draghi, tocca alla politica

Al Forum per i primi venti anni di euro, Mario Draghi ha aperto a nuovi interventi della Bce per sostenere l’economia europea. La Bce ha già salvato l’Europa una volta dall’implosione finanziaria. Ora però è tempo di scelte politiche condivise.

Sulle banche pesano i problemi dell’Italia

Recessione e rischio-paese pesano sulle banche italiane, che pagano sempre di più per raccogliere denaro. Non a caso, sono le più dipendenti dai finanziamenti della Bce. La valutazione negativa della borsa non è speculazione, ma riflette problemi veri.

Il Punto

Sono sempre poche le donne al World economic forum (Wef) di Davos: quest’anno solo il 22 per cento dei partecipanti. Un riflesso della loro assenza dalle stanze dei bottoni del mondo. Vale anche in Italia, dove aumenta la percentuale di donne nei Cda delle quotate ma meno gli amministratori delegati. Al Wef si è parlato anche di disuguaglianza economica: 3,8 miliardi dei più poveri al mondo hanno tutti insieme un patrimonio pari alle 26 persone più ricche. Si può discutere dei numeri precisi ma il quadro è quello.
Tim soffre di una governance instabile, incapace di esprimere una visione. In realtà la società è paralizzata da poco trasparenti lotte tra azionisti sul tema dello scorporo della rete. E così il titolo soffre in borsa mentre si ricomincia a sentire odore di intervento statale.
Il suo presidente Mario Draghi – ammettendo il rallentamento dell’economia Ue – ha confermato che la Bce non toccherà i tassi fino a dopo l’estate e che continuerà a reinvestire i titoli pubblici in scadenza. Da Francoforte una politica “accomodante” ma anche un atteggiamento severo verso le banche che dovrebbero disfarsi dei loro crediti in sofferenza. Lo stesso rigore, accompagnato da richieste di trasparenza, andrebbe applicato agli strumenti finanziari illiquidi che riempiono i conti delle banche, specie francesi e tedesche.
Arriva la stagione delle analisi costi-benefici delle grandi opere pubbliche. Vediamo come è stata fatta quella del Terzo valico ferroviario (verso la Liguria), risultata negativa. Con valutazioni discutibili, a partire dalla riduzione delle accise sul carburante (meno trasporto su gomma) considerata stranamente un costo.
Le rotte migratorie si aprono e si chiudono secondo le politiche dei paesi di transito e di arrivo. Come mostra la storia dei nostri rapporti con la Libia. Ci sarà sempre qualche percorso verso l’Europa e nessun paese può illudersi di contrastare da solo gli ingressi irregolari. Serve istituire vie legali e corridoi umanitari.

Il Punto

Cittadini con redditi medio-bassi, i gilet gialli in Francia chiedono un prezzo più basso del carburante e meno tasse. Il presidente Macron – nella difficoltà di salvaguardare insieme l’equità e l’ambiente – fa qualche concessione. Ma a che prezzo? Intanto, l’allentamento del rigore di bilancio della Francia potrebbe giovare al nostro governo impegnato in un negoziato con la Ue sull’orlo della procedura d’infrazione. Un accordo eviterebbe altri guai sui mercati finanziari. Ma il braccio di ferro è soltanto rimandato a primavera.
Mentre l’euro sta per compiere 20 anni (anche se la circolazione della moneta seguì di tre anni), il presidente della Bce Mario Draghi ricorda che, purtroppo, non tutti i cittadini ne hanno beneficiato. Con ciò identificando, senza dirlo, una delle cause dell’esplosione di populismo ed euroscetticismo. Eppure la moneta unica è stata un argine contro la crisi e la politica della Bce – pur azzerando gli acquisti netti di titoli sui mercati – sarà orientata ad assecondare la crescita nel 2019.
In vista dell’eco-tassa a cui pensa il governo, facciamo un confronto dei carichi fiscali sulle auto nei principali paesi europei. Su acquisto e possesso del veicolo pesano di più in Italia e Regno Unito che in Francia e Germania. E questi due paesi premiano le elettriche e le ibride.
I compiti a casa fanno bene agli studi? Un po’ sì ma senza eccessi. La questione però non si risolve con una circolare del Miur come vorrebbe il ministro Bussetti. Ciò che fa davvero male all’apprendimento sono le pause troppo lunghe nel calendario scolastico. Ci sarebbero da adottare soluzioni già sperimentate.
I roghi ai magazzini stipati di rifiuti sono solo una faccia della medaglia: oltre ai comportamenti criminali abbiamo anche regioni più che virtuose nel trattamento della spazzatura. Che mediamente, però, per quasi un quarto finisce in discarica, mentre la Ue chiede di scendere sotto il 10 per cento entro il 2035. Bisogna darsi una mossa.
A tre anni dall’arrivo di Netflix e dei suoi concorrenti, sta cambiando il modo di “consumare” tv in Italia. I numeri dicono che nel 2020 la tv broadband sarà la modalità principale di accesso ai contenuti televisivi per 8,5 milioni di abitazioni. Perché sfrutta meglio le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica.

Monetizzare il deficit è un’illusione pericolosa

Lo statuto della Bce vieta la monetizzazione del deficit di un singolo stato membro. E lo fa a ragion veduta. Un eventuale intervento della Banca centrale è possibile solo attraverso le Omt. Ecco perché si tratta di una virtù e non di un vizio del sistema.

Buonsenso e dialogo: la ricetta di Draghi per l’Italia

Mario Draghi ha ribadito che non è imminente un rialzo dei tassi e che il Qe continuerà. Ma il programma di acquisto dei titoli non è uno strumento per contenere gli spread. È perciò nell’interesse dell’Italia cercare un compromesso con la Commissione.

Il Punto

Mentre il ministro Savona – senza dare le dimissioni – definisce il condono fiscale una forma di redistribuzione, vale la pena di continuare a studiarne i dettagli. Tra questi c’è la sanatoria di multe e bolli auto di importo sotto i mille euro che andrebbe incontro a chi non ha potuto pagare (per chi lo ha fatto: peccato!) e per alleggerire il “magazzino” della macchina tributaria. Che rimarrebbe inefficiente come prima.
Da Francoforte Mario Draghi ha parlato di ripresa europea in rallentamento che convalida l’esigenza di mantenere una politica di bassi tassi e aiuto al credito da parte della Bce. All’Italia un avvertimento: in caso di rischio di default niente salvataggi. Eventualmente c’è solo l’Omt (un piano di acquisto di titoli che metterebbe i nostri conti sotto tutela Ue). Meglio invece che si abbassino i toni e si cerchi un accordo. Del resto un nuovo studio mostra che le banche italiane sono uscite dalla Grande crisi più fragili degli altri istituti di credito dei grandi paesi europei. E fanno fatica a recuperare redditività.
Anche il governo Lega-M5s proverà ad attuare la spending review. Chissà se il tentativo avrà più successo dei precedenti che si sono incagliati contro la resistenza dei burocrati e l’assenza di volontà dei singoli ministri. Ma dagli errori passati qualcosa si può imparare per rendere l’azione più efficace. A proposito di spesa pubblica, non è un buon segnale che il piano di rilancio della pubblica amministrazione presentato dal governo sia tutto incentrato su assunzioni di personale: poliziotti, magistrati e personale amministrativo. Senza cenni a formazione, programmazione, valutazione, il rischio clientelismo è dietro l’angolo.
Le start up innovative in Italia sono oltre 7.500, per un quarto con base in Lombardia. Una ricerca ne disegna profilo, settori di sviluppo, caratteristiche, forme di finanziamento. Con qualche sorpresa. Per esempio, i fondatori non sono giovanissimi ma hanno in maggioranza esperienza da imprenditori o manager.

Il Punto

Giusto dieci anni fa falliva Lehman Brothers. Da allora salvataggi, ricapitalizzazioni e nuove regole che hanno fatto salire il costo dell’attività bancaria. Ma la finanza – specie quella non regolata – è rimasta rischiosa. Sui nostri istituti pesano troppi titoli pubblici e crediti deteriorati in portafoglio, oltre all’errata applicazione retroattiva del bail-in.
Nei primi cento giorni di governo, tante chiacchiere ma zero provvedimenti per aiutare un’economia in rallentamento. Occorre invertire la tendenza con una strategia chiara per ridare fiducia agli investitori e rassicurare gli italiani. Nel frattempo la maggioranza licenzia il presidente Consob Mario Nava e l’esecutivo si esercita con armi di distrazione di massa come la proposta di chiusura domenicale del commercio. Che favorirebbe una platea di dipendenti e piccoli esercenti (oltre al commercio on-line) a discapito di milioni di consumatori e delle aziende della distribuzione moderna.
Da Francoforte niente sconti. Il presidente della Bce Mario Draghi, ricordando i danni delle parole estive della politica italiana, ha per ora confermato le previsioni di crescita dell’Eurozona e l’intenzione della Bce di concludere il programma di acquisto di titoli alla fine del 2018.
Il Parlamento di Strasburgo ha approvato la direttiva europea sul copyright, un punto a favore per i produttori di contenuti on-line rispetto alle grandi piattaforme che distribuiscono (motori di ricerca e social network). Un riequilibrio forse necessario. Ma ora la normativa Ue dovrà essere validata dai parlamenti nazionali.
Sul sistema pensionistico continuano a pesare dubbi di sostenibilità sul lungo periodo. Ma il governo insiste a concentrarsi su obiettivi elettoralistici di breve termine: quota cento per andare in pensione, pensione di cittadinanza, taglio delle pensioni d’oro.

Una lettera di Carlo Favero su vaccini e referendum, cioè sulla difficoltà di sviluppare un dibattito pubblico informato.

Bce ferma sulle sue posizioni

Nonostante le rassicurazioni della Bce, la crescita non appare ancora così solida. Mentre l’inflazione eccezionalmente bassa potrebbe essere l’occasione per introdurre strumenti fiscali per finanziare progetti di investimento di interesse europeo.

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