Torna alla ribalta la questione dell’autonomia della Catalogna. Il partito indipendentista della regione, con il suo voto, potrebbe permettere a Pedro Sanchez di formare un nuovo governo. Ma troppe concessioni non sarebbero accettate dal resto del paese.
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Tutte le leggi di bilancio, esposte alle intemperie della politica, diventano elettoralistiche. Anche quella del governo Gentiloni – partita con un basso profilo – si è gonfiata in modo opaco di bonus, detrazioni e deduzioni nei 14 giorni tra il Consiglio dei ministri che l’ha approvata e il suo arrivo in Parlamento. Tra i tentativi in atto, quello di fermare l’aumento dell’età di pensionamento a 67 anni. Bloccare, come vuole il sindacato, l’aggancio all’aspettativa di vita sposterebbe il problema sulle spalle dei contribuenti. Meglio ampliare le forme di flessibilità in uscita. Di disuguaglianza, povertà e vocazione economica ha parlato la segretaria della Fiom Francesca Re David. Con affermazioni non sempre convincenti che il fact-checking de la voce.info è andato a verificare.
Su entrambi i fronti, indipendentisti catalani e governo di Madrid, si è giocato a drammatizzare lo scontro. Così gli spazi di mediazione sono sempre più stretti e l’economia della regione – da cui già 1.800 imprese hanno spostato la sede legale – comincia a sentire gli effetti negativi. Ma anche quella di tutto il paese. Con la nomina di Powell alla testa della Fed, Trump rompe alcune tradizioni ma non rovescia il tavolo secondo il suo stile. La scelta, infatti, garantisce la continuità con la politica monetaria di Janet Yellen. Più in là, però, il rinnovo di tre membri del direttorio potrà alterare l’equilibrio dell’organo di vertice. Intanto nel terzo trimestre l’economia Usa accelera la corsa sospinta ancora una volta dai giganti del web (Google, Amazon, Microsoft, Twitter) che hanno messo a segno ottimi risultati, oltre le aspettative di mercato. Ma se il loro strapotere distorcerà la concorrenza potrebbe arrivare uno spezzatino imposto dall’Antitrust americano.
Il presidente della Consob Giuseppe Vegas va verso la scadenza del suo mandato e già un dossier delicato attende il suo successore: l’applicazione, da gennaio, della Mifid2, la direttiva Ue per una maggiore tutela dei risparmiatori. I recenti scandali bancari dicono che l’altra volta (con la prima Mifid) non è andata bene.
Mentre sale la tensione con Madrid, si può ragionare sul fatto che una Catalogna stato sovrano potrebbe contare in Europa più di quanto conta ora. Ma, piccolo problema, prima dovrebbe essere riammessa nella Ue. Con il consenso della Spagna e delle altre nazioni che vogliono scoraggiare nuove secessioni.
Un milione di auto elettriche entro il 2020, parola di Luigi Di Maio, leader M5s. Possibile? Facendo un po’ di conti, in base ai dati attuali, la cifra appare una boutade irrealistica. Come indica il fact-checking de lavoce.info.
Si fa presto a dire politiche del lavoro. Non è semplice valutare bene l’efficacia relativa degli strumenti impiegati (Jobs act rispetto a decontribuzione) basandosi sulle variazioni del numero dei lavoratori temporanei e permanenti come fanno le opposte tifoserie. Meglio invece usare dati disaggregati. I numeri di agosto sull’occupazione mostrano che la crescita è stata trainata da donne e giovani che più di altre categorie di lavoratori fanno uso di contratti precari. In calo, invece, i contratti a tempo indeterminato. Nelle imprese e nelle università ci sarà poi anche da affrontare la sfida dell’innovazione tecnologica, trovando il modo di riqualificare i lavoratori che perdono il lavoro a metà carriera.
Come trovare un compromesso che salvi la legge sulla cittadinanza e sia digeribile per il partito di Angelino Alfano? Si potrebbe rinunciare all’introduzione dello “ius soli” e andare dritti sul già previsto “ius culturae”. I bambini immigrati che hanno studiato nelle nostre elementari, alla fine della quinta, diventerebbero italiani.
Se la Catalogna lasciasse la Spagna, avrebbe meno peso politico in Europa e nel mondo? No, anzi avrebbe una maggiore influenza politica nella Ue. Certo, l’Unione potrebbe rifiutarsi di riammetterla tra gli stati membri. Ma è una minaccia poco credibile.
La Catalogna gode già di una autonomia molto ampia. E infatti nelle elezioni i catalani non hanno mai dato la maggioranza ai partiti separatisti. Così come non è vero che la regione sia sfruttata economicamente dal governo centrale spagnolo.
Dopo il voto tedesco c’è il rischio serio che escano danneggiati il processo di riforma dell’unione monetaria e, di conseguenza, l’Italia con gli altri paesi più deboli. La Germania potrebbe infatti irrigidirsi nel confronto avviato con la Francia e gli altri paesi sulla riforma dell’euro, di vitale importanza per il futuro della Ue. Altra – più immediata – fonte di preoccupazione in questi giorni è la Catalogna, dove il referendum secessionista (illegale per il governo di Madrid) sulla carta non dovrebbe aver successo. Ma dopo la Brexit tutto è possibile. Potrebbe anche saltare il fragile equilibrio politico spagnolo e diffondersi un contagio separatista in Europa. Da noi, più modestamente, c’è stata l’elezione on-line del leader del M5S. Che ha mostrato ancora la vulnerabilità del voto su internet all’attacco degli hacker. Il problema è comune ad altre esperienze internazionali. Difficile garantire al contempo segretezza del voto, sicurezza e trasparenza del processo. Una piattaforma a prova di manipolazioni sembra essere invece quella della cripto-valuta Bitcoin, che ha incrementato il proprio valore rispetto al dollaro quasi del 2 mila per cento in due anni e mezzo. Una bolla? Sì, lo è – al momento – in tutto e per tutto. Ma se anche scoppia, produrrà danni limitati.
Mezzo secolo dopo il Sessantotto lo slogan “lavorare meno lavorare tutti” e la teoria sottostante secondo la quale a riduzioni dell’orario lavorativo fanno seguito aumenti di occupazione esercitano ancora un certo fascino. Ma i posti di lavoro vanno creati, non sono una torta da spartirsi in parti uguali.
Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo commentano l’articolo di Alessandro Rosina “Ma la disoccupazione giovanile non è un inganno“
Grazie alle applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica arriva la quarta rivoluzione industriale con i suoi effetti di accresciuta disuguaglianza nel mercato del lavoro. Ma piuttosto che tassare i robot o garantire un reddito minimo a tutti, meglio aiutare i lavoratori a continuare a lavorare.
A giorni (forse) va al voto la Catalogna su un referendum secessionista. Con un quinto di Pil nazionale (vedere il nostro grafico) è una regione tanto importante in Spagna quanto la Lombardia in Italia. Ha ambizioni – e un passato non dimenticato – da stato sovrano. La repressione di Madrid non risolve il problema. Da noi si torna a parlare della legge elettorale. Riassunto a oggi. Non sappiamo ancora con quale sistema voteremo mentre ogni partito cerca di fare scelte di bottega. La ricerca economica darebbe qualche indicazione per disegnare un sistema in grado di tenere a bada la spesa pubblica e ridurre la corruzione. Nel frattempo, ai nostri tg – più che nel resto d’Europa – piace parlare di omicidi e stupri. Lo ha sempre fatto più Mediaset della Rai, in particolare quando a Palazzo Chigi non c’era Berlusconi. Con la cronaca nera si fa politica: vedere i dati di uno studio per credere.
Sono molto saliti gli investimenti cinesi nel nostro continente: ben 35 miliardi di euro di investimenti in un anno, a fronte di soli 8 miliardi di acquisti europei di asset in Cina. Arrivano prevalentemente da aziende di proprietà statale. E così a Bruxelles se ne valuta l’impatto strategico e sulla concorrenza nell’Unione.