Il protocollo del 7 dicembre non contiene novità rispetto alla legge che da quattro anni disciplina il lavoro agile. Ma è il primo accordo interconfederale che riconosce esplicitamente il ruolo centrale della contrattazione tra azienda e dipendente.
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La linea delle confederazioni sindacali maggiori, guidate dalla Cgil, sull’obbligo di vaccinazione anti-Covid in azienda sancisce la rinuncia all’autonomia e al rafforzamento del ruolo della contrattazione collettiva nel governo delle condizioni di lavoro.
Il governo Draghi dovrà affrontare subito questioni spinose, come la proroga del blocco dei licenziamenti. Il Covid-19 ha avuto effetti diseguali per i lavoratori, di cui sarà necessario tenere conto per sostenere la transizione del mercato del lavoro verso il dopo-pandemia.
Dietro i tassi di disoccupazione ai minimi nonostante la crisi si celano in realtà l’aumento degli inattivi e il boom della cassa integrazione. Anche in assenza di una nuova ondata pandemica, la sfida sarà evitare in autunno un’impennata dei licenziamenti.
Un’indagine su studenti del Sud rivela che alle preoccupazioni per il coronavirus si affianca, soprattutto per chi proviene da un background più debole, il timore per le ricadute economiche. Per la politica è il momento di scelte difficili.
Durante il commissariamento dell’ultimo anno Alitalia è uscita dal profondo rosso del conto economico, anche beneficiando di un “prestito” pubblico di 900 milioni. Ora ci sono tre pretendenti all’acquisto ma sono stranieri. Il che fa a pugni con il principio di italianità di cui purtroppo la politica è tornata a parlare.
Sempre l’italianità è al centro delle dispute sul Ceta, patto commerciale Ue-Canada che il governo vuole respingere. I fatti sono che prima c’erano zero garanzie anti-contraffazione per i prodotti Made in Italy, mentre – con il trattato – dei 143 prodotti con indicazione geografica protetta 41 sono italIani. Tra l’altro, è proprio con questo tipo di accordi bilaterali che – oltre a ridurre o eliminare i dazi – si regolano standard, procedure, concorrenza, barriere non tariffarie. Dettagli cruciali per evitare che le nostre Pmi rimangano schiacciate nella guerra commerciale di Usa, Cina e Russia. Vale comunque la pena di verificare se dall’entrata in funzione provvisoria del Ceta nel settembre 2017, i prodotti italiani – vini in testa – hanno esportato di più o di meno nel paese nord-americano. La risposta è: generalmente sì.
Esordio col botto di Paolo Savona nei panni di ministro per gli Affari europei. In un recente intervento sulla stampa il professore fa confusione tra strumenti di politica monetaria, il Qe e il mai usato Omt. E propone per la Bce un ruolo di sostegno ai governi nazionali che spetterebbe ad una politica fiscale comune. Confusione anche sul fronte delle politiche del lavoro: il fact-checking de lavoce.info spiega perché in un confronto tv tra il numero uno di Confindustria Boccia e il ministro Di Maio le cifre prodotte da entrambe le parti sui lavoratori precari siano imprecise.
Paolo Miccoli, presidente dell’Anvur (Agenzia valutazione dell’università e della ricerca) commenta l’articolo di Andrea Gavosto “Dopo la crisi, si torna all’università”.
Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
“I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce,info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! Presto comunicheremo luogo e programma. La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.
Se con il Patto per la fabbrica Cgil, Cisl, Uil e Confindustria volevano mostrare la capacità di autogoverno del sistema delle relazioni industriali, non ci sono riuscite. L’accordo non dice nulla sui problemi più importanti e le possibili soluzioni.
L’accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil è stato definitivamente firmato. Contiene novità importanti su busta paga, contrattazione e politiche del lavoro. Ma il rinnovato clima di collaborazione dovrà fare i conti con un quadro politico mutato.
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato accordo interconfederale definito “Patto per la fabbrica”. Obbliga la politica e la futura maggioranza a ripartire dalle parti sociali. Ma non tocca le questioni che dovrebbero essere al centro della discussione.
L’Europa nel panico davanti ai profughi ammassati alle frontiere delega alla Turchia il compito di bloccarli. Con le sue regole. Per il fastidio, 6 miliardi di euro e la riapertura del negoziato per l’entrata di Ankara nella Ue. Vincere la paura è difficile finché i profughi saranno identificati come potenziali terroristi e confusi con gli immigrati economici.
Non c’è pace per Telecom Italia. Dopo la privatizzazione del 1997 è passata di mano in mano fino al nuovo socio di maggioranza Bolloré con la sua media company Vivendi. All’orizzonte un’alleanza societaria con Mediaset. I nuovi assetti saranno un bene per le aziende coinvolte se stavolta il cda di Telecom tutelerà l’interesse dell’impresa, non quello dei suoi grandi azionisti.
Gli occhi sono sempre puntati su quanta occupazione si crea. Conta però anche la qualità del lavoro: tra i paesi Ocse, l’Italia è quasi in media nelle remunerazioni, scarsa nella protezione di chi perde il posto e in fondo alla classifica per l’ambiente lavorativo. Ancora da vedere, in questi campi, l’effetto Jobs act.
Quando lavorano insieme, università e imprese danno ottimi risultati. Ma avviare la collaborazione è difficile. Uno studio ha individuato i fattori che la ostacolano e quelli che la favoriscono. Ecco un tema che il nuovo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dovrebbe segnarsi nell’agenda.