Nella crisi provocata dal coronavirus la capacità delle famiglie giovani di compensare il calo del reddito disponibile con risorse proprie è molto bassa. Anche perché negli ultimi anni è cambiata la distribuzione di reddito e ricchezza fra le generazioni.
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Gli italiani mostrano una maggiore attitudine a riprendere le consuetudini pre-pandemia rispetto a qualche settimane fa. Aumenta però anche lo scetticismo sul grado di preparazione del paese nell’affrontare il virus. I risultati di un nuovo sondaggio.
I dati di maggio indicano che la recessione da Covid-19 si sta attenuando, anche se in misura variabile tra paesi. Di certo però i segni della crisi sul mercato del lavoro e nei bilanci aziendali si vedranno a lungo. Sia nell’Eurozona sia negli Stati Uniti e in Cina.
Dopo la pausa imposta dal Covid-19, nell’ex colonia britannica riprendono le proteste. A essere presa di mira è la nuova legge per la sicurezza nazionale in discussione a Pechino, ma in gioco c’è molto di più. A partire dal futuro del modello “un paese, due sistemi”.
Dopo un aprile con le maggiori economie mondiali in recessione profonda, vari indici anticipano in questo maggio una sensibile ripresa. Ma la crisi ci tormenterà ancora per un po’. In Italia imprese produttive e sane rischiano il crac per carenza di liquidità. Le misure per aiutarle hanno meccanismi lenti e complicati, mentre è essenziale la rapidità. Tra spesa pubblica finanziata emettendo moneta e trasferimenti monetari ai privati, il primo di questi strumenti della Bce è più adatto a frenare l’attuale caduta di domanda e offerta.
Contagio da coronavirus pari all’infortunio sul lavoro? Sì, ma solo ai fini del trattamento assicurativo. La responsabilità del datore di lavoro non c’entra. Nelle province lombarde più colpite dal Covid-19 l’aspettativa di vita si ridurrà di vari anni. È la riduzione più significativa dalla seconda Guerra mondiale. La storia della pestilenza del ‘600 e di altre catastrofi fornisce un prezioso insegnamento sulle conseguenze economiche: dall’assenza di solidarietà tra stati perdono tutti. La repressione a Hong Kong può rappresentare un nuovo gradino dell’escalation verso la nuova guerra fredda tra regime a partito unico e democrazia.
Quasi tutti abbiamo risparmiato sui trasporti durante il lockdown. Con impatto negativo sulle entrate pubbliche: in fumo buona parte dei 25 miliardi di accise sui carburanti. Senza contare la perdita sull’Iva.
Con la morte di Alberto Alesina la scienza economica perde un grande innovatore e un maestro coinvolgente. A lavoce.info mancherà l’amico e il brillante collaboratore.
Tre nuovi ingressi in redazione: Alessia Amighini, Rony Hamaui e Leonzio Rizzo, che i lettori de lavoce.info già conoscono attraverso numerosi loro interventi. Tutti e tre ci daranno contributi originali e di alto livello soprattutto su temi di economia internazionale, finanza, fisco e conti pubblici. Ad Alessia, Rony e Leonzio un caloroso benvenuto.
Continuano le puntate de lavoce in capitolo, il podcast de lavoce.info. Questa settimana: “La crisi climatica non si è fermata per il Covid“, con Marzio Galeotti e Alessandro Lanza.
Il contagio da coronavirus è stato equiparato all’infortunio sul lavoro. Ma sarebbe stato meglio esplicitare che ciò vale solo ai fini del trattamento assicurativo, senza alcuna presunzione di responsabilità, civile o penale, del datore di lavoro.
Nell’emergenza sanitaria ed economica è certamente utile prendere provvedimenti che garantiscano liquidità alle imprese, per permettere loro di sopravvivere. Ma bisogna occuparsi anche del “dopo crisi”, per evitare effetti negativi sulla produttività.
“Profitti privati e perdite pubbliche” come si diceva ai tempi della Fiat? Il prestito garantito richiesto da Fca, in realtà, non sembra necessariamente rientrare in quella logica, purché da questa operazione benefici l’intera filiera produttiva.
La storia della peste insegna che le pandemie possono avere conseguenze economiche assai rilevanti e persistenti. Che però non possono essere previste a priori. E nell’incertezza su chi ne risentirà di più, la solidarietà è la scelta più razionale.
Il blocco delle attività causato dal Covid-19 ha fermato quasi del tutto il trasporto di persone e merci. Per lo stato significa perdere buona parte dei circa 25 miliardi di entrate da accise sui carburanti. E c’è poi da aggiungere la perdita sull’Iva.