La crisi innescata dal Covid-19 rischia di aggravare le disuguaglianze. I provvedimenti del governo hanno attutito l’aumento della dispersione del reddito da lavoro nella prima metà del 2020. Ma nel lungo periodo la situazione può essere molto diversa.
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Agli anziani non autosufficienti non è bastato essere la fascia di popolazione più colpita dal Covid-19 per superare lo storico disinteresse della politica nei loro confronti. La legge di bilancio è infatti un passo indietro rispetto al decreto Rilancio.
Il reddito di emergenza doveva essere la misura per sostenere le famiglie in gravi difficoltà economiche. Ma la complessità delle procedure ha scoraggiato le richieste. Così tra i nuclei che ne avevano diritto, solo il 41 per cento lo ha ottenuto.
Il “decreto Rilancio” estende notevolmente la negoziabilità dei crediti fiscali sui lavori di ristrutturazione edilizia. La norma solleva varie questioni: dall’impatto sui conti pubblici agli effetti macroeconomici, alla possibile creazione di moneta.
La regolarizzazione doveva servire principalmente a colpire il caporalato in agricoltura ma è nel lavoro domestico che si è registrato il maggior numero di domande. Il problema è che si continua a gestire l’immigrazione con strumenti emergenziali.
I workers buyout sono cooperative costituite da lavoratori di imprese in crisi che rilevano l’attività garantendone la prosecuzione e l’occupazione. Sono strumenti adatti alla situazione attuale. Qualcosa però deve cambiare nella governance cooperativa.
La puntualità dei pagamenti fa sì che le imprese dispongano di un flusso di cassa sano e della liquidità necessaria per le loro operazioni commerciali. Per questo è fondamentale che la Pa saldi i suoi debiti nei termini stabiliti.
In un momento già difficile a causa della crisi da Covid-19, molte Srl devono nominare l’organo di controllo legale. Si creano così situazioni paradossali, mentre per tante società sarebbe sufficiente un più semplice e meno costoso “visto o attestazione”.
Il voto plurimo nelle società quotate doveva essere introdotto in Italia attraverso il decreto Rilancio, ma l’idea è stata alla fine abbandonata. La norma aveva certo spunti positivi. Ma non mancavano le perplessità. In particolare, sulle sue finalità.
Nei provvedimenti d’emergenza del governo non c’è nulla per i giovani, che sono tra i più colpiti dalla crisi. Lo si deve a una cultura politica che fa ricadere sulla famiglia il compito di occuparsi di loro. Far lavorare i giovani è però una necessità.