Rispetto a Francia e Germania, in Italia si registra una più alta diseguaglianza dei redditi da lavoro annuali. Che non dipende però da particolari disparità nelle retribuzioni, quanto dal numero di persone che non lavorano e non hanno alcun reddito.
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Una patrimoniale ben concepita sarebbe non solo un innegabile progresso sul piano dell’equità generale, ma anche un grande miglioramento rispetto alle irrazionalità del sistema. Serve un progetto a medio termine per realizzare valori di lungo periodo.
Non c’è più solo lo storico divario Nord-Sud Italia. Ora emerge anche quello tra Est e Ovest. Perché la crisi ha accentuato le disuguaglianze nelle regioni più fragili, ma in modo diverso tra aree adriatiche e tirreniche. E il Lazio è un caso emblematico.
In molti paesi a una forte diseguaglianza si accompagna l’ereditarietà nelle posizioni economiche e sociali. Perché le famiglie con reddito più alto investono di più nel capitale umano dei figli. E perché hanno connessioni sociali che permettono l’accesso a occupazioni e retribuzioni migliori.
La diseguaglianza non sempre crea incentivi ed è un riconoscimento del merito. Anzi, spesso è vero il contrario e un’elevata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi si traduce in una diseguaglianza di opportunità. Azione perequativa dello Stato, mobilità sociale e ruolo dell’istruzione.
Il reddito disponibile reale delle famiglie italiane è diminuito del 13 per cento tra il 2007 e il 2013. E la distribuzione dei consumi si è spostata verso il basso per tutte le classi di spesa. La recessione ha colpito i giovani molto più degli adulti e degli anziani. La crisi e la diseguaglianza.
I dati mostrano che la crisi ha colpito tutti i redditi, ma in misura maggiore quelli più bassi. L’aumento della disuguaglianza si registra a partire dal 2008. Così come accade per la povertà. La necessità di tornare a crescere e la riforma degli schemi di contrasto all’esclusione sociale.
Nel discorso sullo stato dell’Unione, Obama ha fatto importanti proposte di politica sociale. Che però avranno un’efficacia limitata. Nessun accenno al livello di diseguaglianza che è in continua crescita. Il rischio è che si traduca in minori opportunità per le future generazioni.
Preparare la domanda di ammissione a un master ha un costo notevole in termini di tempo e impegno. Ma anche di denaro: la cifra minima supera spesso i 400 euro. Una buona parte degli studenti non hanno le risorse necessarie per accedere alla competizione. Una soluzione interna al sistema educativo.