Nelle aree dove la percentuale di stranieri è più forte, ha vinto il centro-destra. Mentre le zone a più alto tasso di disoccupazione hanno premiato il Movimento 5 stelle. Solo dove le istituzioni funzionano meglio i populismi si fermano.
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L’assegno di ricollocazione è un servizio aggiuntivo che si può richiedere presso i centri per l’impiego dopo il quarto mese di sussidio di disoccupazione. Può avere successo. Purché si riesca a conciliare la politica nazionale con quelle regionali.
Le statistiche dicono che il recupero dell’occupazione è dovuto agli inattivi e non ai disoccupati. Colpa di un sistema che si affida alle relazioni personali più che ai centri per l’impiego. E così il mercato del lavoro resta ben poco meritocratico.
I dati occupazionali di settembre mostrano un netto cambio di rotta: al contrario di quanto accaduto nei mesi precedenti, a crescere sono gli occupati maschi e con più di 35 anni. Si interrompe bruscamente il calo degli inattivi e il lavoro è più precario.
Le figure più tradizionali dell’occupazione indipendente sono in costante diminuzione. Sono i negozianti e gli artigiani messi fuori mercato dalla concorrenza o alle prese con difficili passaggi generazionali. Aumentano invece i liberi professionisti.
Il presidente della Consob Giuseppe Vegas va verso la scadenza del suo mandato e già un dossier delicato attende il suo successore: l’applicazione, da gennaio, della Mifid2, la direttiva Ue per una maggiore tutela dei risparmiatori. I recenti scandali bancari dicono che l’altra volta (con la prima Mifid) non è andata bene.
Mentre sale la tensione con Madrid, si può ragionare sul fatto che una Catalogna stato sovrano potrebbe contare in Europa più di quanto conta ora. Ma, piccolo problema, prima dovrebbe essere riammessa nella Ue. Con il consenso della Spagna e delle altre nazioni che vogliono scoraggiare nuove secessioni.
Un milione di auto elettriche entro il 2020, parola di Luigi Di Maio, leader M5s. Possibile? Facendo un po’ di conti, in base ai dati attuali, la cifra appare una boutade irrealistica. Come indica il fact-checking de lavoce.info.
Si fa presto a dire politiche del lavoro. Non è semplice valutare bene l’efficacia relativa degli strumenti impiegati (Jobs act rispetto a decontribuzione) basandosi sulle variazioni del numero dei lavoratori temporanei e permanenti come fanno le opposte tifoserie. Meglio invece usare dati disaggregati. I numeri di agosto sull’occupazione mostrano che la crescita è stata trainata da donne e giovani che più di altre categorie di lavoratori fanno uso di contratti precari. In calo, invece, i contratti a tempo indeterminato. Nelle imprese e nelle università ci sarà poi anche da affrontare la sfida dell’innovazione tecnologica, trovando il modo di riqualificare i lavoratori che perdono il lavoro a metà carriera.
Come trovare un compromesso che salvi la legge sulla cittadinanza e sia digeribile per il partito di Angelino Alfano? Si potrebbe rinunciare all’introduzione dello “ius soli” e andare dritti sul già previsto “ius culturae”. I bambini immigrati che hanno studiato nelle nostre elementari, alla fine della quinta, diventerebbero italiani.
Ridurre l’orario di lavoro per permettere a un più ampio numero di persone di trovare un’occupazione sembra un meccanismo immediato e semplice, da utilizzare oggi per combattere l’alta disoccupazione. Ma non è così. E i rischi possono superare i vantaggi.
Fresca di stampa, la Nota di aggiornamento al Def è un altro esempio del metodo Padoan. Dal 2014 all’Economia, il ministro vanta una graduale discesa del deficit e lo stop alla crescita del rapporto debito-Pil, con piccole riduzioni di imposte e spesa pubblica. Sempre con il consenso recalcitrante della Ue che chiede di consolidare i progressi.
L’unico dato certo delle elezioni tedesche è l’inquietante ritorno di un partito razzista (l’Afd) nel Bundestag. Su tutto il resto non si sa, tranne che Angela Merkel sarà ancora cancelliera. Ma con quali partiti? E con quale programma? Quale ruolo ha giocato il sistema elettorale? Sul fronte britannico Theresa May non finisce di stupire. Finora Brexit significava Brexit, la rottura con l’Europa. Ora non più. Il nuovo mantra è: via dalla Ue ma con calma – in quattro o cinque anni – e tenendo in piedi il grosso degli accordi economici.
Il governo ha ventilato l’idea di un bel concorsone per 500 mila posti nella Pa, in sostituzione dei pensionati dei prossimi anni. Potrebbe andare se si riuscissero a definire con precisione i fabbisogni delle diverse amministrazioni. “Vaste programme” avrebbe detto De Gaulle. Soprattutto alla luce dei sempre nuovi adempimenti e strumenti richiesti alle amministrazioni. Esempio: il Foia, Freedom of information act all’italiana. Dovrebbe migliorare la trasparenza negli atti pubblici, istituendo maggiori forme di controllo da parte dei cittadini.
L’elevata disoccupazione giovanile è un tema da convegno che poi fatica a trovare spazio nell’agenda politica. Ma è anche un problema di indicatori. C’è chi ritiene più corretto concentrarsi sulla fascia d’età 25-34 anni anziché guardare agli under 25. La sostanza del problema non cambia granché.