Nel 2018 la modifica delle clausole di azione collettiva che si applicano ai titoli di stato suscitava preoccupazione. Ora il contesto è mutato e la nuova versione della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) rimuove le riserve di allora. Sorprendenti le strumentalizzazioni postume.
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Il Meccanismo europeo di stabilità è uno dei lasciti positivi della crisi. Ma per funzionare bene ha bisogno di alcuni aggiustamenti. La seconda parte dell’introduzione dell’e-book che disegna la strategia per assicurare la stabilità dell’Eurozona.
Il deludente risultato elettorale della premier conservatrice Theresa May evidenzia la modestia politica del Labour di Jeremy Corbyn. Che aveva l’occasione di vincere, anziché accontentarsi di avanzare perdendo. Così come avrebbe forse potuto – un anno fa – fare ben di più per evitare il risultato del referendum Brexit.
Creato per far fronte ai rischi di un blocco degli afflussi di capitale, lo European stability mechanism (Esm, o fondo salva-stati) è il cuscinetto europeo contro le crisi. Così com’è, però, non funziona. Vediamo perché e come aggiustarlo. Seconda puntata della versione italiana di un e-book del nostro sito “gemello” VoxEu.
Compie 15 anni il contratto di apprendistato professionalizzante. I dati mostrano che garantisce attaccamento dell’impresa al lavoratore (e viceversa) e allinea crescita salariale e del capitale umano. Tutto come previsto, salvo che è usato pochissimo. Le parti hanno preferito contratti precari o la decontribuzione del Jobs act.
Una ricerca dice che il capitale sociale fa la differenza nell’elezione dei sindaci. A parità di buone politiche fatte nel mandato appena concluso, ha più possibilità di riconferma l’amministratore di una città dotata di forte tessuto e coesione sociale. Ipotesi da verificare a breve nel secondo turno delle amministrative.
Perché gli italiani preferiscono i depositi bancari e postali agli investimenti finanziari? Perché questi ultimi, una volta pagate le commissioni d’intermediazione e le tasse, rendono ben poco. Così poco da essere meno appetibili dei liquidi conti correnti agli occhi dei risparmiatori.
Mentre finiscono le lezioni, si riaffaccia per il prossimo anno scolastico il tema della qualità degli insegnanti. Che non promette di migliorare in futuro. Anzi, di peggiorare perché ci sono tutte le ragioni di scegliere altre professioni piuttosto che la docenza.
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Il nuovo piano da 86 miliardi per la Grecia ha evitato per ora la deflagrazione della moneta unica. Ma se non si completa l’unione monetaria, mettendo mano ai sistemi bancari dell’Eurozona, non ci sarà una soluzione definitiva. E torneremo presto a parlare di un altro programma di salvataggio.
Finalmente i paesi dell’Eurozona hanno trovato un accordo sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del Meccanismo di stabilità europeo. E tuttavia le condizioni e le richieste per accedervi appaiono troppo stringenti per spezzare il legame tra banche e Stati sovrani in difficoltà.
I recenti vertici europei hanno fatto qualche passo avanti verso l’unione bancaria. L’Europa sembra in grado di mettere in comune le regole e i controlli, ma non le risorse. Così il circolo vizioso banca-Stato è destinato a rimanere. Il ruolo dell’Esm e la supervisione della Bce.
Il salvataggio di Cipro avviene nel segno dell’improvvisazione. Discutibile la decisione di penalizzare i piccoli risparmiatori. Occorrono regole chiare di gestione delle crisi bancarie e maggiore uniformità nella supervisione. Non saremmo a questo punto se avessimo già l’unione bancaria.
È partito il nuovo Fondo europeo di stabilità. Avrà risorse ampie ma limitate e una governance politica. Nessun governo ha voglia di usarlo, per non incorrere nel costo politico e nelle condizioni che verranno chieste in cambio degli aiuti. L’unico vero scudo anti-spread sarà quello fornito dalla Bce. Peccato che anche quello dipenderà dalla attivazione dello Esm. Sarebbe stato meglio se la Bce avesse deciso di basare i suoi interventi su una valutazione autonoma del rispetto degli impegni europei da parte del paese interessato.
Il tassello che ha aperto la strada verso la vera e propria unione bancaria europea è la Efsf che cesserà di esistere a luglio 2013 per lasciare il posto all’Esm. L’Esm non è solo un fondo salva-Stati, ma anche salva-banche. E i suoi interventi si realizzeranno sulla base di memorandum d’intesa che dovranno prevedere una dettagliata disciplina delle modalità e dei tempi della ricapitalizzazione, oltreché dei controlli da effettuare sul loro rispetto. Diventa perciò assolutamente necessario che si costruisca rapidamente una struttura in grado di prevenire e gestire i rischi.
Il risultato ottenuto dal governo italiano sul meccanismo anti-spread è più apparente che reale: lo Esm continuerà a operare secondo le regole già previste. La Bce è il vero vincitore della partita giocata al vertice di Bruxelles: ottiene la supervisione bancaria ed evita qualsiasi coinvolgimento nel meccanismo anti-spread. L’intervento diretto dello Esm nel capitale delle banche ci sarà, ma la Spagna dovrà attendere per poterlo usare.