L’aumento dei tassi ha fatto emergere evidenti problemi di stabilità finanziaria. E se finora la qualità del credito è rimasta relativamente buona, bisogna evitare che tornino a crescere le insolvenze, a causa di una contrazione del credito bancario.
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Il fallimento di Ftx non ha messo a nudo solo l’assenza di una regolamentazione adeguata. Ha anche posto in discussione tre pilastri fondamentali del sogno delle criptovalute: la decentralizzazione degli scambi e dei controlli e l’assenza dello stato.
Il governo ha rinviato al 2021 l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi di impresa. Nella riforma ci sono elementi di rigidità e un ruolo del giudice che ostacolano i suoi stessi obiettivi. Sfruttiamo il tempo a disposizione per migliorarla.
La nuova disciplina della cassa integrazione concorsuale penalizza ingiustamente le situazioni in cui l’impresa fallisce e non viene disposto l’esercizio provvisorio, anche se l’azienda è appetibile sul mercato. Disoccupazione di lunga durata e una soluzione che eviti disparità di trattamento.
Il nuovo articolo 2621 del codice civile sul falso in bilancio “assolve” anche una vasta platea di compilatori disonesti. Non era l’intenzione del legislatore. Così il governo torna sulla spinosa questione della “valutazione”. E in materia tributaria ristabilisce il principio della soglia.
Il 1° gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea sulle crisi bancarie. Prevede una serie di strumenti che hanno l’obiettivo di prevenire e gestire eventuali crisi in modo da ridurne l’impatto. Non ci saranno più salvataggi con fondi pubblici, ma “risoluzioni”.
Si continua a parlare di tassi d’interesse negativi sui depositi delle banche presso la Bce. Ma sarebbe una misura inutile, se non addirittura controproducente. Non porterebbe a un aumento dei prestiti alle imprese, mentre potrebbe farne crescere il costo. Il progetto dell’unione bancaria.
Da settembre 2012 la legge fallimentare italiana è stata adeguata agli standard internazionali. Complice la crisi, i numeri delle procedure aperte sono lievitati. Abi, Confindustria e alcuni giudici parlano di abusi. Ma è proprio così? I numeri raccontano un’altra storia. Un meccanismo trasparente.
Nei fallimenti il fisco gode di un privilegio: i crediti che vanta verso l’imprenditore insolvente devono essere pagati prima di molti altri. Perché altrimenti il fallito eviterebbe di pagare le tasse, scaricandone il costo sulla collettività. Ma tutto ciò pone problemi di equità e giustizia.
L’economia comportamentale suggerisce che per incentivare un’attività molto rischiosa con elevati tassi di insuccesso, come una start-up, non sono necessari gli incentivi fiscali, quanto meccanismi assicurativi che consentano un atterraggio morbido nella probabile ipotesi che le cose vadano male.