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Occupazione: l’eredità del governo Renzi

Gli interventi sul mercato del lavoro sono la vera eredità del governo Renzi. Se l’obiettivo di Jobs act e nuovo contratto a tutele crescenti era ridurre l’occupazione precaria, i risultati sono soddisfacenti. Se invece si voleva aumentare il numero dei giovani al lavoro, gli esiti sono deludenti.

Il governo verso un’inutile manovrina

Il governo arriva in difficoltà alla legge di bilancio 2017, per la scomparsa della crescita economica e le troppe promesse degli ultimi mesi. Si prefigura una manovrina che servirà davvero a poco per il rilancio del paese. Gli incentivi vanno alle imprese mentre i consumi languono.

Verso la fine del bicameralismo perfetto

Il 20 gennaio 2016 il Senato della Repubblica ha approvato in seconda lettura il ddl costituzionale Boschi (che prende il nome dal ministro Maria Elena Boschi, prima firmataria del testo) con 180 voti a favore. La legge apporta modifiche consistenti all’assetto istituzionale italiano ed è da sempre uno dei capisaldi del governo Renzi. Il 12 aprile la legge è passata alla Camera in seconda lettura ed è stata approvata con 361 voti a favore. A questo punto, l’ultimo passo per l’approvazione finale della legge è il referendum confermativo, che è stato richiesto da un numero di parlamentari maggiore rispetto al quorum necessario per l’indizione della consultazione popolare su una riforma costituzionale (un quinto dei membri di ciascuna Camera). Il referendum, che si terrà a fine anno, non prevede quorum e la legge passerà se l’opzione più votata sarà il sì. Saranno quindi i cittadini a decidere se la legge potrà considerarsi approvata. L’iter di approvazione della riforma è descritto nella figura qui sotto.

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(A cura di Vincenzo Baldassarre e Mariasole Lisciandro)

Il Punto

Il presidente della Commissione europea Juncker incontra il premier Renzi dopo mesi di polemiche e un inizio di ricucitura dei rapporti all’insegna di cinque proposte del governo italiano. Nelle quali si vuole più Europa, proprio mentre decolla il referendum sulla Brexit che – comunque vada – metterà in soffitta la Ue di oggi. Prevale l’opinione che l’eventuale uscita inglese dalla Ue sarebbe una iattura. Ma c’è anche chi pensa che un Regno Unito fuori dalla Ue non potrà più minarne la coesione. Indebolito, dovrà bussare per negoziare un accordo commerciale. E l’Unione ne uscirebbe più forte.
Nelle primarie americane, Hillary Clinton è in difficoltà con l’elettorato femminile tanto che la parità di genere – il suo cavallo di battaglia – è uscita dall’agenda politica. In attesa del Super Tuesday del primo marzo, una “Lettera dagli Usa” ci racconta come Obama le dia una mano imponendo alle imprese di fornire i dati (segreti) sugli stipendi di uomini e donne alla Commissione per le pari opportunità.
Il tanto richiesto taglio della produzione del petrolio per riequilibrare i prezzi potrebbe arrivare non dai paesi Opec o dall’Arabia Saudita ma dalle sabbie bituminose del Nord America. Dove i piccoli produttori di shale oil si sono indebitati enormemente con le banche che già fanno scattare l’allarme contagio.
Con la fine del patto di stabilità interno, i comuni possono sbloccare i pagamenti delle spese in conto capitale e utilizzare risorse finora rimaste dormienti. La maggiore capacità di spesa (stimata oltre 4 miliardi) potrebbe però non essere veramente destinata agli investimenti e perdersi in altri rivoli. Sarebbe un peccato.
In Europa oltre il 20 per cento, in Italia quasi doppia, la disoccupazione giovanile può essere contrastata – suggerisce un raffronto con altri paesi – con un mix tra programmi di accompagnamento al lavoro e incentivi occupazionali. La formazione professionale per tutti è un bluff: funziona solo su obiettivi specifici.
Abbiamo raccolto in un Dossier le analisi dettagliate che abbiamo pubblicato nelle ultime due settimane sui primi due anni di governo Renzi: che cosa ha fatto, le occasioni mancate, quel che c’è da fare.

Due anni di governo Renzi

Il governo guidato da Matteo Renzi ha passato la boa dei due anni. Si era insediato il 22 febbraio 2014 caratterizzandosi da subito per la quantità di iniziative annunciate. Quanto è rimasto annuncio e quanto è diventato un cantiere di riforme con risultati concreti? Questo Dossier risponde alla domanda passando in rassegna, tema per tema, quello che è stato fatto, ciò che si deve ancora fare, alcune occasioni sprecate. Obiettivo numero uno di buona parte degli interventi – dalla riforma del mercato del lavoro alla riforma tributaria – era e rimane la crescita economica del paese. Che c’è ma stentata, modesta, non ai livelli degli altri principali partner europei. Rottamare non basta se il cambiamento non produce risultati tangibili per gli italiani.

Il Punto

Da oggi e nei prossimi giorni proviamo a valutare nel dettaglio i primi due anni del governo Renzi tracciando un bilancio di quanto fatto, delle occasioni mancate, di quel che c’è da fare. La ricetta del premier – ridare fiato all’Italia con un misto di riforme fatte e da completare e in più soldi pubblici per aiutare la ripresa – per ora non è bastata a far tornare una ripresa visibile e diffusa: produzione industriale e vendite al dettaglio rimangono al palo. Sul fronte delle banche l’attivismo di Renzi si è visto negli ultimi 12 mesi. Le riforme delle popolari e quella – fresca di approvazione – degli istituti di credito cooperativo dovrebbero rafforzare la struttura del sistema. Rimane controversa e ancora irrisolta la gestione di due patate bollenti: i crack delle quattro banche regionali e il negoziato con l’Europa per creare le bad bank dove far confluire i crediti incagliati. Tra i successi che il governo si attribuisce c’è l’Italicum, legge elettorale per la Camera, votata ma non funzionante finché non sarà compiuta la riforma del Senato. È un farraginoso compromesso che rimpiazza l’indecoroso “porcellum” ma esibisce capilista bloccati e la possibilità di candidature multiple. Dove si è un po’ tagliata la spesa (rispetto all’aumento tendenziale) è nella sanità, destinata forse a ridursi sotto il 7 per cento del Pil. Va bene disciplinare le regioni sprecone. Ma il governo dovrebbe chiarire quanta autonomia vuole lasciare loro, presentando una visione chiara di cosa sarà della sanità pubblica.
È partita la corsa degli enti territoriali ad adeguarsi ai sistemi contabili entrati in vigore a inizio anno. Prevedono un rendiconto semplificato per il cittadino con sintesi del bilancio, risorse finanziarie e umane utilizzate, risultati in termini di quantità e qualità dei servizi alla popolazione. Tutto sul sito internet.

Due riforme inseparabili

Il governo Renzi ha incassato due importanti vittorie sul piano delle riforme: l’approvazione definitiva della legge elettorale e quella ancora in itinere della revisione costituzionale. L’analisi dell’Italicum ne rivela pregi e difetti. Il rischio di votare con sistemi diversi per Camera e Senato.

Tutto (o quasi) già scritto nel patto per la salute

Il manifesto del governo Renzi sulla sanità pubblica è contenuto nel patto per la salute per il 2014-2016. E l’agenda è certamente ricca di contenuti. Manca però una visione complessiva del servizio sanitario nazionale che guardi al futuro. Le scelte sulle risorse e i rapporti con le regioni.

Quello che è mancato nei primi #ventiquattro mesi di Renzi

A due anni dall’insediamento, Renzi traccia un bilancio del suo governo. E rivendica i successi raggiunti. Ma niente si dice sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio che continuano ad arrancare. Le riforme e gli interventi concreti per tornare a una vera crescita.

Il governo e le banche: un anno vissuto pericolosamente

Nel suo secondo anno di vita, il governo è stato molto attivo sul fronte bancario. Sulle quattro banche salvate ha agito in condizioni difficili. La riforma delle popolari e delle Bcc ha rimediato all’immobilismo del settore. La bad bank e il pasticcio della garanzia statale senza aiuto di Stato.

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