La crisi legata alla pandemia di Covid-19 ha aumentato le diseguaglianze, generando nuove povertà e discriminazioni. Tra i più colpiti ci sono i lavoratori immigrati perché spesso più vulnerabili e in una situazione socio-economica peggiore dei nativi.
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Le rimesse dei migranti rappresentano una fonte di reddito fondamentale per i paesi in via di sviluppo. Con la crisi sanitaria, però, hanno subito un crollo che potrebbe avere gravi conseguenze, in particolare per le fasce di popolazione più povere.
La regolarizzazione degli immigrati irregolari favorisce la loro integrazione. Aumenta infatti il loro grado di fiducia nelle istituzioni del paese ospitante. Cresce così anche la volontà di denunciare reati e abusi. Lo mostrano i risultati di uno studio.
La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
La garanzia pubblica al finanziamento di Fca per 6,3 miliardi suscita polemiche. Vediamo luci e ombre dell’operazione. Per quanto riguarda le altre imprese, l’intenzione del governo di incentivarne la capitalizzazione in alternativa all’indebitamento si scontra – nelle nuove misure – con paletti e limiti mal congegnati. Sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, invece, nella maggioranza si è fatto un compromesso al ribasso, limitandola a pochi settori. Eppure l’emersione dal nero fa, tra l’altro, aumentare le entrate tributarie. Nel decreto “Rilancio” c’è un cospicuo stanziamento per l’assistenza domiciliare degli anziani non autosufficienti. Sarebbe più efficace se si studiassero e ridefinissero le loro necessità. Non tutte le persone avanti negli anni sono necessariamente fragili e malate. Sbaglia dunque chi propone di proteggere gli anziani prolungando il loro confinamento. Restare inattivi li danneggia. In ogni paese, il lockdown ha aggravato la violenza domestica. In Italia, il recente inasprimento delle pene è stato un flop. Da ripensare il percorso di tutela delle vittime.
Ha reagito bene all’emergenza sanitaria, ma l’università italiana ha davanti a sé una sfida ancora più ardua: arginare l’abbandono degli studenti nella crisi economica che si preannuncia. Le conoscenze informatiche e tecnologiche dei nostri quindicenni sono mediamente di buon livello. Così non è stato difficile il passaggio all’e-learning. Che va comunque rafforzato in vista del rientro a settembre. Sono invece negativi i dati sull’educazione finanziaria dei giovani che emergono dai test Pisa. Sul tema tante iniziative messe in campo. Scarsi i risultati.
Com’è possibile che scarseggino mascherine e alcol? Il guaio è che la globalizzazione ha integrato le economie ma le ha rese più vulnerabili. Vale per molti altri prodotti. I paesi emergenti e poveri avranno presto problemi di sostenibilità dei debiti sovrani. Il mercato si prepara a una lunga serie di default e di interventi del Fmi.
Continuano le puntate de lavoce in capitolo, il podcast de lavoce.info. Questa settimana: “50° Statuto dei Lavoratori – Serve ancora il sindacato?“, con Pietro Ichino.
Nel momento della scomparsa di Alberto Alesina, amico e autorevole collaboratore de lavoce.info, la redazione si stringe attorno a Susan e alla famiglia.
Alberto, unico nelle sue intuizioni, generoso con le sue idee, ha influenzato grandemente la teoria economica, il dibattito di policy e generazioni di studenti. Ci mancherà molto.
La regolarizzazione dei lavoratori stranieri può contribuire ad aumentare le entrate tributarie, Iva compresa. Ma i benefici maggiori si avrebbero se il provvedimento riguardasse tutti i settori e comprendesse anche gli italiani che lavorano in nero.
Regolarizzare i braccianti stranieri irregolari potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno di lavoratori agricoli stagionali. È opportuno attivare i “corridoi verdi” previsti dalla Commissione europea, consentendo l’ingresso in sicurezza.
La “fase 2” potrebbe penalizzare parecchio i lavoratori migranti. Svolgono infatti mansioni che li espongono di più al rischio contagio. E contemporaneamente cresce per loro il rischio povertà e quello di perdere il diritto al permesso di soggiorno.
La posizione finanziaria delle famiglie di immigrati è molto diversa da quella dei nativi. Il divario è netto sia nell’ammontare di ricchezza sia negli impieghi. Le conseguenze si fanno sentire anche sui mercati finanziari e sul quadro macroeconomico.