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La banda ultra larga a passo di lumaca è un danno al paese

L’Italia è in ritardo nella costruzione delle infrastrutture per le reti a banda ultra larga, in modo da raggiungere case, uffici e aziende delle zone interne. La Corte dei conti ha indicato le linee di azione per superarli. Ora si tratta di attuarle.

Il dilemma delle politiche di coesione *

Una quota rilevante delle risorse dei fondi europei per la coesione inizialmente destinati agli investimenti pubblici viene dirottata verso agevolazioni alle imprese. Necessario un cambio di regole e governance per migliorare l’efficacia degli interventi.

Efficienza energetica delle case: un investimento per pubblico e privato

Per raggiungere gli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici fissati dalla recente direttiva europea saranno necessari ingenti investimenti pubblici e privati. Indicazioni concrete arrivano da uno studio della Banca d’Italia.

Revisioni Pnrr: sono tutte giustificate?

Le modifiche al Pnrr proposte dal governo sono tutt’altro che marginali. Riguardano quasi la metà delle misure e coinvolgono risorse ingenti. Le ragioni dei cambiamenti spesso non sono chiare. Alla Commissione andrà presentato un documento più articolato.

Imprese recuperate dai lavoratori: un bilancio positivo per lo stato

Il recupero cooperativo da parte dei lavoratori di aziende in crisi salvaguarda l’occupazione, produce coesione sociale e reddito. Anche per lo stato si rivela un ottimo affare, come dimostra un bilancio tra investimenti statali e ritorni fiscali.

Meno nascite e più scuola: la doppia sfida dell’Africa

Nel 2050, la popolazione dell’Africa sarà raddoppiata rispetto al 2019. Perché il tasso di fecondità scende molto lentamente. Ma una forza lavoro in costante aumento e ben poco scolarizzata difficilmente potrà trovare impiego senza investimenti massicci.

Piani ambiziosi per Scholz e i suoi ministri*

Il nuovo governo tedesco ha grandi progetti per rispondere alle sfide dei prossimi anni. Servono però forti investimenti pubblici, che dovranno essere conciliati con la promessa di non aumentare le tasse. E c’è la pandemia a complicare tutto.

I progetti del nuovo governo

Dopo 16 anni di cancellierato di Angela Merkel, alle ultime elezioni federali, i tedeschi hanno optato per il cambiamento. Il nuovo esecutivo di coalizione entra in carica l’8 dicembre. Olaf Scholz, vicecancelliere e ministro delle Finanze del governo uscente, guida una coalizione composta dai suoi socialdemocratici, dai verdi e dai liberali.

Il motto del contratto di coalizione, “Osare più progresso”, è molto appropriato, poiché grandi sfide attendono il nuovo esecutivo: demografia, digitalizzazione, decarbonizzazione. 

L’attenzione è concentrata in particolare sulla transizione verso un’economia verde. Il piano consiste nella trasformazione dell’economia sociale di mercato tedesca in un’economia di mercato socio-ecologica, in modo da mettere la Germania sulla buona strada per rispettare l’obiettivo massimo di 1,5 gradi di aumento della temperatura entro il 2050. I partiti della maggioranza prevedono di eliminare gradualmente l’uso del carbone, “preferibilmente” entro il 2030, quindi otto anni prima del previsto. Sempre entro il 2030, si è stabilito l’obiettivo di 15 milioni di auto elettriche sulle strade tedesche e dell’80 per cento dell’elettricità da energie rinnovabili, soprattutto da eolico e solare. La Germania vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2045. La direzione quindi è chiara, il dettaglio dei passi da intraprendere invece meno. Con l’iniziativa di costituire un club internazionale per il clima, i tre partiti tengono conto del carattere globale della crisi climatica. Nel complesso, la transizione verde richiede grandi investimenti pubblici in infrastrutture, oltre a sussidi alle imprese private e trasferimenti ai consumatori. Più digitalizzazione, meno burocrazia e procedure di approvazione più veloci aiuteranno il processo. Ma, chiaramente, sarà necessario molto denaro pubblico. 

Il contratto contiene anche ambiziosi piani sociali: il salario minimo, che ora è di 9,50 euro, salirà a 12 euro, e il sistema di base dei trasferimenti sarà riformato. Sono previsti 100 mila nuovi alloggi popolari ogni anno, insieme ad altri 300 mila nuovi appartamenti per intervenire sul rigido mercato immobiliare tedesco. Tuttavia, il contratto di coalizione è relativamente silente quando si parla di cambiamento demografico: per i prossimi quattro anni esclude tagli alle pensioni pubbliche a ripartizione e tassi di contribuzione superiori al 20 per cento. Inoltre, non ci sarà nessun aumento dell’età pensionabile legale oltre i 67 anni. È una scelta che lascia una cassetta degli attrezzi quasi vuota. Per stabilizzare il sistema pensionistico pubblico nel lungo periodo, anche se non nel breve, sarà introdotto un finanziamento parziale. A questo scopo, i partiti hanno concordato di iniettare 10 miliardi di euro nel sistema pensionistico pubblico tedesco nel 2022. È però solo una goccia nel mare e rimangono molte domande riguardo a ulteriori finanziamenti. Già oggi, il sistema pensionistico pubblico riceve trasferimenti di 100 miliardi di euro dal bilancio pubblico. I trasferimenti aumenteranno nei prossimi anni, quando i baby-boomer andranno in pensione. Inoltre, l’assicurazione sanitaria pubblica e l’assicurazione di assistenza a lungo termine sentono la pressione demografica e quella dovuta all’aumento dei costi. 

Investimenti e debito pubblico

La necessità di finanziamenti per la trasformazione verde e l’onere crescente dei sistemi di previdenza sociale devono essere conciliati con la promessa di non aumentare le tasse. Ancora più importante, il contratto di coalizione contiene un chiaro impegno al contenimento del debito tedesco sancito dalla costituzione. Il freno è stato allentato durante la pandemia, ma i partiti prevedono di ristabilirlo nel 2023. Si tratta di un compito particolarmente impegnativo, perché il contratto di coalizione evita di indicare i costi della maggior parte dei piani. Allo stesso tempo, esplora diverse opzioni per aumentare il margine di manovra finanziario: ridurre i sussidi, rivedere le priorità nella spesa pubblica e rendere più complicata l’evasione fiscale potrebbero aiutare; anche le recenti proiezioni fiscali – più ottimistiche – fanno ben sperare. Ma tutto ciò non è neanche lontanamente sufficiente. Il nuovo governo prevede di reindirizzare i “corona credit” inutilizzati al fondo per l’energia e il clima, se la Corte costituzionale non si opporrà. La banca pubblica KfW potrebbe giocare un ruolo importante nel fornire finanziamenti al settore privato. Inoltre, parte degli investimenti in infrastrutture potrebbe essere spostata a società pubbliche come Deutsche Bahn o in bilanci extra. Tuttavia, tutto questo non deve minare la fiducia nella solidità finanziaria della Germania. Ci sarà anche un interessante dibattito a livello europeo sulle regole fiscali dell’Ue. La nuova posizione tedesca sembra sia riconoscere la flessibilità di quelle attuali sia indicare un possibile margine di sviluppo ulteriore.

Nonostante tutto l’entusiasmo, il nuovo governo non avrà la vita facile che forse sperava, anche a causa della pandemia da Covid-19, che sta colpendo la Germania con grande forza. I primi cento giorni saranno un periodo impegnativo per Olaf Scholz e i suoi ministri.

*Tradotto dall’inglese da Marco Visentin. La versione originale dell’articolo è disponibile qui.

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