Il disegno di legge di bilancio 2023 prevede norme che contribuiscono a erodere ulteriormente la base imponibile Irpef e aumentano la complessità e l’iniquità del sistema. La più importante riguarda l’estensione della “flat tax delle partite Iva”.
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Il lavoro dipendente genera mediamente il 55 per cento del gettito Irpef, mentre il contributo dei pensionati è in netta crescita, ora attorno al 30 per cento. Scende invece il gettito da lavoro indipendente, per effetto dei regimi fiscali agevolati.
Coalizioni e partiti hanno visioni molto diverse del fisco. Ma in tutti i programmi manca un disegno complessivo di riforma fiscale, che invece servirebbe per rispettare gli impegni del Pnrr e, soprattutto, per garantire una crescita equa e sostenibile.
La proposta della Lega non disegna una vera flat tax, ma un’imposta in cui le aliquote diventano moltissime. L’analisi rivela una “fase 2” solo apparentemente semplice, ma in realtà complessa e confusa, che produce benefici limitati per i contribuenti.
L’ipotesi di azzerare o dimezzare l’Irpef per i giovani non sembra convincente perché avrebbe un effetto regressivo. Verrebbe redistribuita ricchezza, ma solo a chi ha già un lavoro e un reddito abbastanza alto da pagare una imposta superiore a zero.
Introdotta con obiettivi ambiziosi, la cedolare sugli immobili residenziali dati in affitto ha prodotto risultati limitati in fatto di emersione di base imponibile e di alloggi immessi sul mercato. Di sicuro ha avvantaggiato i proprietari più ricchi.
La cedolare secca ha un grande successo fra i proprietari di case in locazione. Ma la sua introduzione avrebbe dovuto anche ridare slancio al mercato degli affitti e contenere i canoni. Entrambi gli obiettivi non sembrano essere stati raggiunti.
Il pacchetto di riforme fiscali sostituisce l’addizionale comunale e regionale all’Irpef con una sovraimposta. Nel complesso, le risorse per gli enti dovrebbero essere le stesse. Ma spazi di manovra e gettiti dei singoli comuni potrebbero cambiare.
In Europa si discute di come riformare il Patto di stabilità e crescita. Una proposta suggerisce di rafforzare il quadro di bilancio europeo attraverso una revisione delle regole di bilancio e la creazione di un’Agenzia europea del debito per assorbire quello accumulato durante la pandemia. In Italia, dopo la riforma dell’Irpef contenuta nella legge di bilancio 2022, si è riaperto il dibattito sulla sua progressività. Che però non dipende dal numero delle aliquote, come è chiaro dal confronto fra l’imposta di oggi e quella del 1978. La crisi seguita alla pandemia non ha toccato i pensionati di oggi, ma penalizzerà le prestazioni pensionistiche future. I dati contenuti in un rapporto dell’Ocse danno indicazioni su quanto. Criticato per i rincari della bolletta energetica, il meccanismo di mercato usato in Europa per determinare del prezzo dell’elettricità ha finora portato benefici ai cittadini. La protezione dei consumatori è l’obiettivo della regolamentazione delle professioni liberali, ma andrebbe perlomeno aggiornata per evitare divieti come quello di effettuare tamponi nelle parafarmacie. La Fed si avvia a normalizzarela politica monetaria. È tuttavia una “normalità” radicalmente diversa da quella del passato e comprenderla è fondamentale per prevedere le prossime mosse della banca centrale.
Sono online i cinque episodi de L’anno che verrà, il nuovo podcast de lavoce che racconta i temi più importanti tra quelli trattati dalla legge di bilancio 2022. Potete ascoltarli sul nostro sito e sulle principali app di podcast.
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Il numero degli scaglioni e delle aliquote non determina la progressività dell’Irpef. Lo dimostra il confronto fra l’imposta di oggi e quella di quaranta anni fa. Il problema è l’erosione, con le tante agevolazioni che riducono la base imponibile.
