Con il crollo delle borse cinesi di Shanghai e Shenzhen l’epidemia di coronavirus è arrivata sui mercati asiatici e – per ora un po’ meno – sul resto del mondo. Gli effetti sull’economia saranno peggiori di quelli causati dalla Sars, perché la Cina è oggi otto volte più grande che nel 2003. Sempre di Pechino si parla quando si discute della tecnologia 5G – una rivoluzione che espande le funzioni di interconnessione tra infrastrutture e servizi. Con tanti problemi aperti, prima di tutto quello strategico sulla proprietà dei dati accumulati e sulle loro modalità di utilizzo.
Molti credono che con il calcolo contributivo si possa andare in pensione anche prima del previsto con un sacrificio dell’assegno mensile a zero costi per lo stato. Non è così: i conti basati sulla vita residua attesa da pensionato sono sempre in ritardo rispetto all’effettiva aspettativa di vita, in continua crescita.
I politici fanno a gara a tutelare i risparmiatori nei crac bancari. Mentre nessuno si cura dei piccoli azionisti di Atlantia, controllata dai Benetton, né delle esigenze di chi (tutti noi) ha interesse a un buon funzionamento della società Autostrade di cui Atlantia è proprietaria.
Di norma la migrazione lacera tante famiglie che – se si ritrovano – lo fanno solo dopo un po’ di tempo. La ricongiunzione – con i problemi che si porta dietro, per esempio l’inserimento scolastico dei figli – è un passaggio delicato che va aiutato. Senza dimenticarci che, anche se la loro ricchezza media è un quinto di quella delle famiglie italiane, gli immigrati investono qui, comprando casa, facendosi il mutuo, finanziando le loro aziende, a volte acquistando titoli a rischio. Rimanendo esposti a una elevata fragilità finanziaria.
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Con il voto in Emilia-Romagna e Calabria ritorna il bipolarismo (Pd con Sardine da un lato, centro-destra a trazione Lega dall’altro) mentre quasi scompaiono i 5 stelle. Nei prossimi mesi tante altre elezioni locali e un referendum. Ma l’economia non ha bisogno di un altro anno in campagna elettorale permanente.
Ai rider, i ciclofattorini delle consegne in città, si applicano le norme sul lavoro subordinato. Così ha stabilito la Cassazione, senza riconoscere specificità all’organizzazione dell’attività attraverso piattaforme informatiche. Col rischio di affossarle se non interviene la contrattazione collettiva.
Estensione del bonus Renzi fino a 28 mila euro di reddito e ulteriore detrazione Irpef tra 28 e 40 mila. È il mix pasticciato scelto dal governo per fare entrare più soldi nella busta paga dei lavoratori dipendenti. Con l’effetto di complicare la riforma dell’Irpef rimandata al 2021. Quasi ci siamo, invece, con la tassazione dei colossi di internet che riescono a sfuggire al fisco. L’Ocse ha pronte le linee guida di una complessa web tax. Difficile da attuare se Trump darà seguito alle sue minacce di dazi verso chi tocca i profitti delle multinazionali Usa.
Mamma a casa e papà che porta a casa i soldi: così continuano a funzionare molte famiglie soprattutto nel Sud ed Est Europa. Servono politiche per la famiglia che modifichino queste disparità di ruolo. Ora la Ue ci sta provando con un programma specifico. Secondo il Democracy Index dell’Economist anche il 2019 è stato un anno di recessione della democrazia, in cui cioè il valore medio dell’indice è di nuovo diminuito. L’Europa occidentale, malgrado l’instabilità politica indotta dalla crisi della politica tradizionale, rimane la zona del mondo che vanta il maggior numero di paesi pienamente democratici.
Per la riduzione del cuneo fiscale, il governo ha scelto per ora un sistema misto: estensione del bonus Renzi e ulteriore detrazione Irpef per i dipendenti. Il potenziamento del bonus rischia però di rendere più ardua la riforma organica dell’imposta.
Una revisione delle aliquote Iva potrebbe permettere di introdurre misure che più che compensano il danno subito dai più poveri. Come la riduzione dell’Irpef o l’aumento dei trasferimenti per alcune categorie. Oppure per il taglio del cuneo fiscale.
Il ministro dell’Economia sostiene che aumentare l’Iva per finanziare una riduzione dell’Irpef potrebbe essere una buona idea. Il ragionamento non considera però la possibile crescita dell’evasione Iva. Mentre non si avrebbero effetti sul costo del lavoro.
Dopo mesi di annunci, l’intervento sulle pensioni d’oro si riduce a un contributo di cinque anni, mal congegnato e con un gettito di 130 milioni. Verrà richiesto a poche migliaia di pensionati e non muterà l’assetto distributivo del sistema pensionistico.
Non è detto che la flat tax avvantaggi sempre i redditi più alti. Si possono costruire combinazioni di aliquota unica e deduzione che lasciano invariata la pressione fiscale complessiva, ma la diminuiscono nettamente per le classi di reddito medio-basse.
Una semplice revisione del terzo scaglione Irpef potrebbe alleviare il carico fiscale delle classi medie. Non avrebbe alcun effetto sulla distribuzione del reddito. E il costo sarebbe di gran lunga inferiore rispetto alla flat tax di Lega e Forza Italia.
Nel suo più recente rapporto il Fondo monetario conferma per il 2018-19 una crescita mondiale vicina al 4 per cento annuo, con un +2,5 di media nei paesi sviluppati. Peccato che nei primi mesi dell’anno la crescita dell’Eurozona (e dell’Italia) abbia cominciato a vacillare.
Sostiene Di Maio che Lega e Forza Italia sono così poco coese che in Parlamento hanno votato in modo diverso 70 volte su 100. Al fact-checking de lavoce.info la percentuale risulta invece sotto il 50. Fa una certa differenza. Su una cosa è compatta la coalizione di centro-destra: la proposta di flat tax. Che aprirebbe un buco nei conti pubblici e favorirebbe i più ricchi. Meglio una riforma dell’Irpef che alleggerisca la pressione sui ceti medi, partendo dai redditi da 28 a 55 mila euro, oggi soggetti a un’aliquota del 38 per cento. Si può fare e costa poco. Vediamo come.
Suscita dubbi anche il reddito “di cittadinanza”, il marchio di fabbrica del M5s. Così com’è congegnato, scoraggerebbe i beneficiari dal trovarsi un’occupazione e creerebbe dipendenza. Eppure ci sono buoni esempi in Europa (ma anche lo stesso Reddito di inclusione presente da noi) per evitare questi effetti perversi.
Ci sono in Italia 868 contratti collettivi nazionali di lavoro. Tanti. Occorre mettere ordine nella materia e, per garantire i diritti minimi dei lavoratori, selezionare quelli più rappresentativi.
In terza media i professori consigliano agli studenti la scelta della scuola superiore. Che – per i figli di famiglie poco istruite – è raramente l’iscrizione al liceo. Così si perpetuano le disuguaglianze sociali. Basta poco, però, per cambiare. Come mostra un esperimento effettuato in Puglia.
Dal 31 maggio al 3 giugno prossimi, tutti a Trento al Festival dell’Economia! “Lavoro e tecnologia” è il titolo di questa edizione numero 13 che vedrà il consueto impegno de lavoce.info nell’organizzazione di alcuni Forum e la presenza di vari suoi autori tra i relatori. Di lavoro e tecnologia abbiamo trattato in tanti articoli ora raccolti in un Dossier, una ideale guida ai temi del festival.
Lega e M5s hanno vinto le elezioni con ambiziosi programmi di rifiuto delle politiche europee. Pie illusioni. Se non vogliamo essere oggetto di decisioni altrui, il nostro prossimo governo si dovrà sedere al tavolo di Bruxelles e disegnare con gli altri la strada per riprendere la costruzione dell’Unione coinvolgendo i cittadini.
Luigi Marattin, deputato Pd, sostiene che gli investimenti per il Sud superano già abbondantemente il 34 per cento del totale indicato come obiettivo dal M5s. Non è così, come mostra il fact-checking de lavoce.info.
Fino a che punto si possono usare per scopi politici e commerciali i dati che affidiamo a Facebook e ad altri “social”? Qui il terreno è scivoloso perché ci sono in ballo libertà e identità dei cittadini ma anche tecniche psicologiche e di marketing non facilmente censurabili dal punto di vista legale.
La web tax – già parte della legislazione italiana dal 2019 – arriva anche in Europa. La Ue propone di istituire la Dst (Digital services tax) non su utili difficili da misurare ma sul 3 per cento dei ricavi delle attività internet delle grandi società. A incassare il tributo sarà il paese in cui l’utente utilizza il servizio. Intanto, negli anni si è progressivamente erosa la base imponibile della tassazione delle persone fisiche, sia per l’introduzione d’imposte sostitutive sia per nuove esenzioni. Una simulazione indica che il 70 per cento degli sconti fiscali vanno ai più ricchi. E la progressività va a farsi benedire.
C’è poca trasparenza nella vigilanza della Bce sulle banche dell’Eurozona. Periodicamente esamina le attività dei maggiori istituti, la governance e i sistemi di controllo, i rischi per il capitale e la liquidità, alla luce dei risultati degli stress test. Se il processo fosse più chiaro anche la Bce stessa ne gioverebbe.
I mali del nostro paese hanno in comune l’insufficienza di capitale sociale, base del rispetto delle regole. È l’analisi di Carlo Cottarelli, ex-commissario alla spending review, in un suo libro che sta riscuotendo un grande successo. I rimedi partono dalla creazione di un – oggi assente – consenso dell’opinione pubblica verso le riforme.