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Art. 18 nuovo e “armonizzato” per i dipendenti pubblici

Difficile sostenere che la riforma dell’articolo 18 contenuta nel Jobs Act non si applichi al lavoro pubblico. Vero però che serve un’armonizzazione, per evitare storture applicative. Ricollocazione del dipendente licenziato e pagamento degli eventuali indennizzi sono le questioni più spinose.

Politiche attive del lavoro tra stato e regioni

Il Jobs Act intende riportare a livello centrale i servizi pubblici per l’impiego. È un bene o un male? Il vero problema in Italia non è tanto che siano affidati agli enti locali. Ma che manchi una qualsiasi valutazione delle politiche e di chi è chiamato a realizzarle. Il confronto in Europa.

Quanta instabilità nei contratti a termine

Anche senza articolo 18, il contratto a tempo indeterminato resta ben diverso da quello a tempo determinato. Per i lavoratori a termine l’instabilità dei salari è decisamente superiore. Perché solo l’investimento reciproco e duraturo di impresa e lavoratore produce stabilità. Il decreto Poletti.

Nel Jobs act buoni propositi per il lavoro delle donne

Il Jobs act cerca di affrontare i due nodi cruciali della bassa partecipazione delle donne italiane al mercato del lavoro e della scarsa fecondità. E lo fa attraverso misure condivisibili. Ma non sarà semplice realizzarle, se le risorse devono essere trovate senza aumenti di spesa per lo Stato.

Il Punto

Che succederà con la nuova crisi greca? Le borse a picco riflettono la preoccupazione dei mercati in attesa delle elezioni fissate per domenica 25 gennaio. Il rischio è che si arrivi a scenari di fortissima tensione, ad Atene come a Roma e Madrid. Dipende da come il nuovo governo ellenico e l’Europa affronteranno la gestione del debito della Grecia, arrivato al 170 per cento del Pil.
Tra chi ha brindato con soddisfazione in questi giorni ci sono evasori ed elusori fiscali. Nel decreto del governo sul diritto penale tributario la depenalizzazione dell’elusione fiscale e altre misure inquietanti per il cittadino che paga le tasse. Tanto che queste norme tornano in Consiglio dei ministri per essere ridiscusse.
Difficile trovare elementi di ottimismo per il futuro dell’economia italiana, afflitta dai soliti problemi strutturali. Qualche elemento positivo però c’è: con la riduzione degli spread, i tassi d’interesse a lungo termine sono al loro minimo da quattro anni. Il che fa sperare in una ripresa dei consumi e degli investimenti.
Le assenze di Capodanno dei vigili di Roma hanno confermato che i dipendenti del settore pubblico tendono ad ammalarsi più spesso di quelli privati. Per risolvere il problema servono controlli rigorosi e una riforma del pubblico impiego che coniughi i diritti dei lavoratori con le esigenze di servizio e la valutazione dei risultati.
Siamo abituati alla crescita del salario con l’aumento dell’età del lavoratore. Una dinamica destinata a cambiare dopo il Jobs act. Perché, con l’abolizione del reintegro per i licenziamenti per motivi economici, quando i neo-assunti di oggi diventeranno anziani saranno più facilmente sostituibili con dei giovani.
Per fortuna non tutte le opere pubbliche crollano a una settimana dall’inaugurazione com’è successo al viadotto siciliano. Tutte, però, sono soggette a un’esasperante lentezza nella realizzazione. Vediamo quali sono i tempi e le cause dei ritardi. Da evitare se arriverà davvero il piano europeo Juncker.
Ricambio nel comitato di redazione de lavoce.info per il 2015: ne entrano a far parte Angelo Baglioni e Michele Pellizzari che affiancano Massimo Bordignon, Francesco Daveri e Michele Polo, già in carica.
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Così il Jobs act cambia la struttura dei salari

Per i neo-assunti di oggi, l’abolizione del reintegro avrà effetti anche sulla struttura del salario. In particolare sulla sua crescita con l’età del lavoratore e sul rapporto con la produttività. Con l’indennizzo certo, i più anziani saranno più facilmente sostituibili con lavoratori giovani.

Il Punto

Ma la legge di Stabilità stabilizza i conti pubblici? Mettiamo a confronto le prospettive fino al 2017: quanto sarebbe successo senza i nuovi provvedimenti e ciò che invece dovrebbe succedere con le misure adottate. Flessione della spesa nel 2015 e poi abbondante rialzo. Idem le entrate. Eppure il deficit dello Stato viene abbattuto nel 2017 fino allo 0,7 per cento del Pil. Sempre che il Pil abbia davvero una crescita robusta.
Con il Jobs act, Renzi manda quasi in soffitta l’articolo 18 e introduce le tutele crescenti nel contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ma non affronta il problema della precarietà lasciando in vita tutti i tipi di rapporto a tempo determinato ed esclude il pubblico impiego dalla nuova normativa. È un pezzo di vera riforma del lavoro. Da completare. Vediamo quali effetti potrà avere sulle imprese che finora -come mostra una ricerca- hanno evitato l’articolo 18 non tanto comprimendo sotto 15 il numero degli occupati (soglia di applicazione della norma) quanto ricorrendo a lavoratori temporanei e parasubordinati, non tutelati. Cresciuta in tutta l’Eurozona con l’arrivo della crisi, la disoccupazione giovanile si è assestata nei paesi del Nord e del centro ma continua a crescere vertiginosamente in quelli più fragili, Italia inclusa. Senza una svolta è alto il rischio che chi rimane a lungo inattivo si ritrovi le proprie skill professionali superate e inutili.
Emanato all’epoca dei grandi scandali finanziari USA dei primi anni 2000 (Enron), la legge Sarbanes-Oxley sanziona negli Stati Uniti l’occultamento di documenti e oggetti per ostacolare le indagini. Ora queste norme sono state applicate a un pescatore di cernie fuori regola. Storia grottesca che illustra come leggi scritte male si possono trasformare in costi e rischi eccessivi per cittadini e imprese.
Il nostro amico e collega Tito Boeri è stato nominato presidente dell’Inps dal Consiglio dei ministri. Com’è consuetudine de lavoce.info, rimane membro della redazione in aspettativa, vale a dire non attivo per la durata dell’incarico. A Tito i nostri migliori auguri di buon lavoro!
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Incompleta e confusionaria, ma è una riforma del lavoro

Il primo decreto attuativo del Jobs Act è l’inizio di una vera riforma del lavoro. Quello che ancora manca è la lotta contro la precarietà. E sarebbe bene disegnare le regole del mercato del lavoro in condizioni normali, senza i benefici fiscali. Troppa confusione sui dipendenti pubblici.

Articolo 18, l’effetto è sul contratto

L’articolo 18 sembra non avere un impatto significativo sulle scelte dimensionali delle imprese. Ma ne ha sul contratto offerto al lavoratore: aumenterebbe l’incidenza di quelli a termine di 2,5 punti percentuali. E ne ha anche sulla produttività. Come il Jobs Act può cambiare la situazione.

L’ultimo atto del Jobs Act. Per evitare colpi di scena

Il Jobs Act è stato approvato. È però una legge delega e perché si possa definirla la prima vera riforma del Governo Renzi è necessario che i decreti delegati non contengano sorprese su alcuni punti fondamentali. Cosa resta da definire su contratto a tutele crescenti e compensazioni.

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