Le differenze nelle ore lavorate tra lavoratori a basso e alto salario possono spiegare una parte significativa dell’aumento complessivo della disuguaglianza di reddito. I risultati di una analisi su quattro paesi: Usa, Regno Unito, Francia e Germania.
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L’aumento delle dimissioni dal lavoro in Italia nel 2021 e 2022 è stato un fenomeno importante, per rapidità e portata. Ma se si allarga l’orizzonte agli anni prima della grande recessione si scopre che le grandi dimissioni non sono un fatto nuovo.
Le clausole di non concorrenza vanno ormai ben al di là della protezione dei legittimi interessi del datore di lavoro. Negli Usa si pensa di vietarle. Perché limitano la diffusione della conoscenza, con effetti negativi sull’innovazione e la crescita.
La guerra ha devastato la già debole economia ucraina. La perdita di capitale umano è enorme, con milioni di persone costrette a rifugiarsi all’estero o in altre zone del paese. La ricostruzione del mercato del lavoro richiederà quattro assi di intervento.
Con un sistema di ammortizzatori sociali che preveda diverse misure di protezione sociale contro la disoccupazione diminuirebbe la spesa complessiva per il reddito minimo, anche nei casi di cumulabilità. È una strada che altri paesi già percorrono.
L’Italia è tra i paesi che hanno rilasciato meno permessi di lavoro per immigrati qualificati. Incentivare l’arrivo di competenze dall’estero aiuterebbe le imprese e migliorerebbe la percezione verso l’immigrazione.
La Lega punta di nuovo sulle pensioni per la campagna elettorale, questa volta proponendo l’uscita anticipata dal lavoro a chi ha versato 41 anni di contributi. Come per Quota 100, sarebbe una misura molto costosa e con pochi vantaggi.
Uno dei nodi fondamentali da sciogliere nella prossima legislatura è quello delle politiche attive del lavoro, ancora inefficienti in Italia rispetto all’estero. Ecco a che punto siamo e alcune delle priorità da affrontare.
Il Reddito di cittadinanza si è dimostrato uno strumento fondamentale nel contenere la povertà, ma ha ampi margini di miglioramento. Le modifiche, però, dovrebbero basarsi su dati empirici e non su valutazioni politiche.
Il reddito di cittadinanza non produce effetti solo in ambito lavorativo. Per esempio, aumenta la probabilità di concepire un figlio tra le donne beneficiarie rispetto alle richiedenti che ne sono state escluse. Forse perché cresce la fiducia nel futuro.