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Tag: Netflix Pagina 2 di 4

Il Punto

Mentre si riaprono le saracinesche delle attività, dati rilevati durante il lockdown suggeriscono come evitare un nuovo picco epidemico. Con comportamenti super-prudenti. In confinamento il traffico su rete fissa e mobile è cresciuto nell’ordine dell’80-90 per cento. Fra chi ne ha tratto più profitto, i servizi di streaming video (Netflix e altri). Mentre la Tv tradizionale perde colpi e sente la frana dei ricavi pubblicitari.
Dallo European Recovery Fund, se finanziato con imposte proprie della Ue, può nascere un’effettiva capacità fiscale comunitaria. Ma allo stesso tempo si deve disinnescare la sentenza-bomba della Corte costituzionale tedesca che punta a demolire due pilastri dell’integrazione europea: moneta unica e primato del diritto comunitario.
Nelle scuole elementari si potrebbe allargare l’esperienza della didattica all’aperto. Già da giugno, insieme ai centri estivi. Nel sistema educativo non si deve lasciare nulla di intentato perché questi mesi fuori dalle aule hanno alzato molto il pericolo di abbandono scolastico. Intanto, i test Pisa ci dicono che i giovani – come mediamente gli italiani di ogni età – hanno un’educazione finanziaria molto scadente.
Sta diffondendosi il virus della disoccupazione. Vediamo come efficaci strategie di difesa non siano tanto diverse da quelle utilizzate contro il Covid-19. Insieme, le due minacce – economica e sanitaria – creano un cocktail pericoloso per la stabilità mentale dei cittadini. Come mostra una ricerca di questi giorni.

Continuano le puntate de lavoce in capitolo, il podcast de lavoce.info. Questa settimana: “50° Statuto dei Lavoratori – Serve ancora il sindacato?“, con Pietro Ichino.

La Tv italiana cambia pelle

Il settore televisivo italiano affronta una trasformazione radicale, guidata dall’innovazione. E infatti i dati del 2019 certificano che a calare è soprattutto la pubblicità. La pay-Tv cresce, mentre si prospetta un futuro luminoso per la broadband Tv.

Autunno caldo dello streaming con la sfida Disney-Netflix

Disney è il più serio concorrente di Netflix perché ha i contenuti e le risorse per combattere ad armi pari. E la battaglia non sarà tanto sul numero di abbonati, quanto sulla capacità di conquistare la vera risorsa scarsa: il tempo dello spettatore.

Il Punto

Mentre la maggioranza dei paesi Ue (compreso il Regno Unito) si orienta ad approvare l’ambizioso obiettivo di zero emissioni di anidride carbonica entro il 2050, quattro paesi dell’Est Europa (Polonia, Cechia, Ungheria, Estonia) si smarcano. Senza uno sforzo straordinario la temperatura salirà troppo, ma loro vogliono continuare a produrre carbone.
Una sentenza d’Appello condanna l’insider trading di sé stessi. In pratica un soggetto non può fare operazioni di borsa conoscendo la strategia che ha lui stesso in testa perché così utilizza informazioni privilegiate. Un’interpretazione della legge discutibile e scivolosa.
C’è ancora chi crede che i sussidi siano la leva per la crescita del Mezzogiorno. Però misurandone con rigore gli effetti, si vede che negli ultimi 25 anni (e anche prima) non sono serviti a nulla. Anzi, spesso hanno generato corruzione e comportamenti predatori. Meglio ripensare le politiche “per il Sud”.
Nel 2018, dice il rapporto Onu sui rifugiati, nel mondo si è arrivati al record di 70,8 milioni di profughi, di cui solo poco meno di 30 milioni cercano davvero rifugio in altri paesi. Di questi solo 161 mila sono destinati all’Italia. In testa alle loro destinazioni, Turchia, Pakistan, Uganda, Sudan e – unico paese Ue – Germania.
Grazie anche alla tecnologia 5G in arrivo, il modello Netflix di televisione è destinato a crescere nei prossimi anni con percentuali a due cifre. In un settore sempre più affollato di concorrenti: Amazon, Disney, Fox, Warner, Universal. E non è finita.

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In tv il dopo-Netflix è già cominciato

Il video on demand sta diventando un prodotto di massa. Ma il modello Netflix deve ora fare i conti con una concorrenza sempre più agguerrita: dai servizi streaming approntati dai proprietari dei contenuti alle reazioni delle grandi aziende televisive.

Il Punto

Nel decreto sul reddito di cittadinanza il governo richiede documenti del paese di origine spesso impossibili da produrre da parte degli stranieri beneficiari. Un altro trofeo da esibire in campagna elettorale per la Lega che rischia di restringere l’accesso al sussidio a molti poveri. A meno che il ministero del Lavoro non aggiusti la norma. Degli italiani che saranno eletti al Parlamento della Ue non sappiamo ancora né nomi né distribuzione tra le famiglie politiche. Possiamo però – analizzando le candidature – farci un’idea dei loro profili, lista per lista: genere, età, livello di istruzione, esperienze politiche. I nuovi eletti in Europa si giocheranno la faccia su pochi grandi temi, tra cui l’ambiente. Una proposta è quella di azzerare le emissioni di gas serra nel 2050. Su questo qualche paese – Germania, Polonia e Ungheria – ha per ora messo il veto. Mentre la Svezia fa da front runner.
Nella sua guerra commerciale con Pechino Trump aumenta dal 10 al 25 per cento i dazi su 200 miliardi di importazioni cinesi. Finora consumatori e imprese americane hanno pagato pegno per queste misure: il deficit commerciale Usa è salito, come i costi di produzione e i prezzi in America. Wall Street si preoccupa. Un paese dove, analogamente alla Cina, il socialismo si è trasformato in “capitalismo di stato” è il Vietnam.  Anche lì le imprese a capitale pubblico, competitive sulla carta, sono frenate dal clientelismo. E ostacolano la crescita generata dalla globalizzazione.
L’irresistibile ascesa dei video on demand (tipo Netflix) penalizza particolarmente la tv in Europa. Che potrebbe però riguadagnare posizioni puntando sulle produzioni originali e locali. Rimane da capire come inciderà la regolazione Ue, a partire da quella sul copyright.

Salvatore Nisticò risponde ai commenti al suo articolo “Perché il Qe non ha prodotto inflazione

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Assalto al trono di Netflix: ci provano anche le tv

Il settore televisivo, da sempre preminente in Europa, è il più penalizzato dalla rivoluzione dei video on demand. Potrebbe però riguadagnare posizioni puntando sulle produzioni originali e locali. Anche la regolazione avrà un ruolo nei futuri sviluppi. 

Il Punto

Non ci sono grandi novità nel cosiddetto decreto crescita che in realtà con il super-ammortamento, la detassazione degli utili reinvestiti in azienda e una revisione dei limiti sui Pir corregge tre errori della legge di bilancio 2019. A qualcosa servirà, ma meglio non aspettarsi un boom.
Il reddito di cittadinanza è il più grande trasferimento di sempre a chi ha un basso reddito in Italia. Ma la fretta di farlo produrrà varie iniquità. Esclusi dal sostegno stranieri in Italia da meno di 10 anni e famiglie del Nord povere ma non abbastanza, anche a causa di soglie di accesso non differenziate per località. Sfavoriti ingiustamente i nuclei numerosi.  Un altro provvedimento controverso, la legge sulla legittima difesa voluta da Matteo Salvini, farà salire ancora le armi regolarmente in circolazione. Già oggi non poche: 1,4 milioni di licenze e, si stima, tra 4 e 10 milioni di pistole e fucili.
La crescita italiana soffre anche del rallentamento della Germania, almeno parzialmente inatteso nella sua entità. I dati mostrano chiaramente la forte interconnessione tra l’economia tedesca e quella italiana, sia per mercati di sbocco che in termini di catene del valore.
Con la crescita di concorrenti giganti americani e cinesi, la Ue deve decidere quale politica industriale perseguire: quella dei campioni europei favorendo fusioni anche transnazionali o quella – sinora praticata – di rigoroso antitrust che mette consumatori e mercato al primo posto? Su questi temi l’Europa ha battuto un colpo nei giorni scorsi quando il Parlamento Ue ha approvato la direttiva sul copyright dei contenuti pubblicati sul web. Innovativa ed equilibrata, tutela la proprietà intellettuale nei confronti delle grandi compagnie internet. E potrebbe diventare un modello per il resto del mondo. In effetti il Parlamento di Strasburgo, che verrà rinnovato con il voto di maggio, nella passata legislatura si è mostrato attivo su vari temi. E molti dei 73 eletti italiani si sono dati da fare sia in termini di presenza sia con proposte di provvedimenti. Come mostrano i numeri che pubblichiamo.
Concorrenza a colpi di decine di miliardi di dollari (per ora tra società Usa ma a livello globale) nei servizi di video in streaming. Dopo la rivoluzione Netflix, c’è stata Amazon prime, poi Warner acquisita da At&t, Disney (con Fox), Sky comprata da Comcast e infine Apple (Tv+). Tutti con modelli di business differenti.

Apple, Disney, Sky & c. alla guerra con Netflix

Con l’accordo tra Disney e 21th Century Fox e l’annuncio dell’Apple TV+, il processo di riconfigurazione dei media è ormai completato. Ma le società nate dalle concentrazioni dovranno adattarsi all’evoluzione in atto se non vogliono scomparire presto.

Che cinema la battaglia tra streaming e box office

Le sale dei cinema sembrano aver perso il loro fascino e sempre più spettatori preferiscono le piattaforme online. Mentre il botteghino piange, ad accentuare il problema contribuiscono alcune caratteristiche dell’industria cinematografica italiana.

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