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Cinque anni cruciali per la parità di genere

Nel 1995 con la Dichiarazione di Pechino, la comunità internazionale si è impegnata al raggiungimento di una società senza discriminazioni contro le donne. Ora sembra arrivato il momento delle azioni concrete per realizzare una società più uguale.

Parità di genere, dalle parole ai fatti: se non ora, quando?

La Corte dei conti europea ha pubblicato un rapporto sull’uguaglianza di genere nel bilancio e nei programmi di spesa della Ue. I risultati sono insufficienti. Si tratta ora di dimostrare che la parità di genere conta nei fatti e non solo nei programmi.

Le quattro facce del gender gap

Secondo il Global Gender Gap Report 2021, per colmare il divario di genere nel mondo saranno necessari 135,6 anni. E nel 2020 la crisi pandemica ha rallentato o interrotto i progressi verso la parità di genere in molti paesi, portando in alcuni casi anche a un peggioramento.

Sulla parità di genere ripartiamo dal Piano Colao

A giugno 2020 il Piano Colao inseriva “parità di genere e inclusione” fra i tre assi fondamentali per il rilancio del paese. Poco più di sei mesi dopo, la bozza del Pnrr ha già dimenticato quella lezione. E calano i fondi per superare la diseguaglianza.

Pnrr, ultima chiamata per la parità di genere

Il Piano italiano per il Next-Generation EU dedica 4,2 miliardi a iniziative volte alla parità di genere. È una somma sufficiente? Solo per aumentare l’offerta di asili nido servirebbe uno sforzo maggiore, che però sarebbe ampiamente ripagato.

Solo la parità tra uomo e donna dà libertà di scelta

Il divario di genere nel tempo dedicato alla famiglia e alla cura è ancora forte in Europa, solo nei paesi del Nord si è raggiunta una parziale parità. C’è necessità di aumentare le possibilità di scelta per uomini e donne, senza imporre un unico modello.

Donne e famiglia, cosa c’è nella legge di bilancio

È positivo che l’occupazione femminile sia tra le priorità del governo. Ma le politiche dei bonus vanno ripensate, anche alla luce delle profonde disparità territoriali. Il rischio è aggravare i conti dello Stato senza centrare gli obiettivi.

Il Punto

In una settimana difficile la Fed ha immesso un oceano di 203 miliardi di dollari di liquidità per mantenere i tassi sui prestiti a brevissima scadenza entro il corridoio prestabilito. Proprio mentre il suo presidente Powell tagliava il tasso di riferimento per rimediare – dice lui, facendo saltare la mosca al naso a Trump – ai rischi di recessione causati dalla guerra dei dazi Usa-Cina. La quale – dicono i dati – sarebbe oggi un freno alla normalizzazione dei conti con l’estero della Cina. I grandi surplus commerciali di Pechino verso i paesi europei e asiatici ma anche quello verso l’America sono infatti ormai molto ridotti.
Mentre Greta Thunberg diventa sempre più popolare anche negli Usa, a New York si tiene il summit dell’Onu sul clima. Dove i capi di stato e di governo si impegneranno a far salire le temperature meno di due gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Ripercorriamo la genesi e lo sviluppo di questa parola d’ordine.
Dal mercato che aggiusta tutto all’intervento dei poteri pubblici – con priorità ora alla politica fiscale ora a quella monetaria – chiamati a mettere pezze su crisi e recessioni: teoria e politica economica segnano la storia con ondate che vanno e vengono sempre in queste due direzioni. Un nuovo libro ne spiega il senso.
Anche nell’università e nella ricerca la maternità è il momento più critico nella carriera delle donne. Nel cammino verso la parità di genere, dunque, è obiettivo prioritario abbattere il “muro della maternità”. Le istituzioni accademiche possono dare un contributo per realizzare tale traguardo.

Più donne nel Parlamento Ue, un passo verso la parità

La parità di genere è uno dei principi fondamentali dell’Unione Europea. E il nuovo Parlamento di Strasburgo è il più inclusivo di sempre. Sarà compito suo e della futura Commissione continuare a promuovere la partecipazione delle donne in ogni campo.

Il Punto

Mentre Germania e Francia provano a dare concretezza alla proposta di Macron per rilanciare l’Europa (un bilancio comune per l’Eurozona, con fondi per lo sviluppo a chi è in regola), il governo Conte va avanti ad attuare la manovra bocciata dalla Ue. Probabilmente partirà la procedura di infrazione, forse un po’ attenuata dai marginali e poco credibili correttivi proposti dall’esecutivo. Nella finanziaria 2019 c’è un bel regalo per tanti lavoratori autonomi e imprese individuali: il regime di tassazione dei “minimi” viene esteso a tutti gli indipendenti sotto 65 mila euro di ricavi. Risultati sicuri: perdita di gettito per lo stato, ingiustizia rispetto a dipendenti e pensionati, incentivo per le imprese a rimanere piccole. Anche l’anticipo dei pensionamenti con “quota 100” sarà un probabile regalo ai 475 mila aventi diritto, finanziato come in passato dai più giovani. Con “coperture” temporanee e nuove iniquità anche a carico delle donne (del tutto trascurate in questa legge di bilancio). In ogni caso si può stimare che la bassa crescita e l’alta disoccupazione degli ultimi 20 anni abbiano già ridotto l’importo della pensione futura rispetto al 1995, anno di avvio del sistema contributivo, quando si puntava su un Pil in aumento all’1,5 per cento annuo.
Bel sogno (o pura propaganda) proclamare, come Di Maio, “rifiuti zero, tutto riciclato”. In un futuro possibile si dovrà sempre bruciare una parte di spazzatura. In paesi come Germania, Svezia, Olanda tra un terzo e metà finisce nei termovalorizzatori. Che producono energia e sono a bassa influenza camorristica.
Con la controversa nomina a Ceo di Tim, Paolo Gubitosi trova sul proprio tavolo vari dossier delicati. A partire dallo scorporo della rete, potenziale infrastruttura a controllo pubblico che ingolosisce la politica ma anche asset strategico e unico per l’ex TelecomItalia, grande società oggi zavorrata dai debiti.
Nulla di nuovo nella pretesa del ministro dell’Interno Salvini di rafforzare “finalmente” le forze di polizia con circa 6 mila nuove assunzioni. Era già previsto nei programmi del governo Gentiloni.

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