Nel lungo periodo di transizione al solo contributivo, il nostro sistema previdenziale ha continuato a essere un buon affare per tutti coloro che ricevono una pensione. Lo è soprattutto per chi ha lasciato presto il lavoro. Lo dicono i dati di una ricerca.
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Mentre Christine Lagarde annuncia una revisione dei suoi obiettivi strategici, la Bce tiene d’occhio opportunamente il mercato immobiliare. Che – per i mutui con ipoteca e i finanziamenti alle imprese del settore – è sempre più importante per la redditività e le nuove attività bancarie in tutta Europa. Da noi il Fir, fondo per l’indennizzo dei risparmiatori delle banche in crisi, risarcirà le vittime degli ultimi crac con regole corrette nella finanziaria. Per ora i dati mostrano che gli investitori esposti per cifre più piccole in valore assoluto sono stati rimborsati quasi interamente. Non così per 26 casi di ammontare notevole.
Su ponti e autostrade si è sentito di tutto. Dalla minacciata revoca della concessione ad Aspi al ridisegno del sistema di calcolo delle tariffe, su uno sfondo di preoccupante degrado fisico delle infrastrutture di trasporto. Tanti titoli, zero fatti. Che speriamo arrivino dalla Art, l’autorità indipendente per i trasporti.
La riforma del 2011 manda di regola tutti in pensione alla stessa età anche se l’aspettativa di vita varia tra categorie sociali. Ma si potrebbe creare un sistema bilanciato con i lavoratori che avrebbero diritto a un’uscita anticipata, a un costo sostenibile e limitando lo “scalone” generato da Quota 100.
La scadenza della sperimentazione di quota 100 è un passaggio delicato in termini sociali, politici e finanziari. Ma può anche essere l’occasione per dare una risposta organica alla forte domanda di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.
Forte del mandato popolare, Boris Johnson può ora dimenticarsi dell’elettorato che lo ha votato emotivamente e impostare una Brexit più razionale possibile, dando voce agli oppositori della Ue – vista come mostro regolatorio che vuole annullare le diversità – e quelli che chiedono di controllare l’immigrazione senza bloccarla.
Due recenti rapporti fanno il check-up al nostro Servizio sanitario. Di buono c’è il suo equilibrio finanziario e la sua efficacia nell’aiutare gli italiani a vivere più della media Ue. Ma si fanno sentire le ricadute delle recenti crisi economiche: spesa sotto la media Ocse e troppi tagli ai posti letto in ospedale. Anche il mercato del lavoro non è tornato al periodo pre-crisi in termini di ore lavorate. In parte perché i lavoratori part time involontari – soprattutto giovani e donne – sono oramai più di 1 milione e mezzo.
C’era una volta in America la concorrenza pietra angolare del sistema. Con servizi telefonici, voli aerei, elettronica, accesso a internet meno cari che in Europa. Poi con gli anni Duemila tutto cambia: più competizione da noi e più concentrazione nei mercati Usa. Un libro ne trova le cause nello strapotere delle lobby. In Francia gli scioperi contro la riforma delle pensioni di Macron paralizzano il paese anche perché – dietro ai sindacati – gli scontenti sono molti. Da quelli che perderanno i privilegi di 42 regimi speciali, alla generalità dei lavoratori che diffidano del “sistema a punti” e vogliono tenere l’età pensionabile a 62 anni.
Nella legge di bilancio 2020 c’’è il programma di rinascita urbana per riqualificare e incrementare l’edilizia sociale, rigenerare il tessuto socio-economico, aumentare la sicurezza di spazi e immobili pubblici. Programma ambizioso da 854 milioni di stanziamento. Con un “piccolo” neo: tutto diluito in soli 13 anni.
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Il podcast de lavoce.info
Doppia puntata de lavoce in capitolo, il nuovo podcast de lavoce.info, a conclusione della prima stagione. Parliamo di “Riformare le istituzioni politiche” con Guido Tabellini e di “Abolire quota 100” con Tito Boeri.
Continuano in Francia gli scioperi di diverse categorie contro la riforma delle pensioni. Sindacati e governo restano lontani da un accordo e la protesta dimostra che riformare la giungla di quel sistema pensionistico è tanto necessario quanto complicato.
Il governo eleva il limite sotto al quale le pensioni sono pienamente indicizzate ai prezzi. Il sindacato chiede di ripristinare l’indicizzazione ai prezzi “per fasce”. Entrambi sbagliano perché il sistema contributivo vuole un meccanismo del tutto diverso.
Nel lungo periodo, quando per tutti varrà il regime contributivo, la legge 26/2019 consentirà un’uscita più flessibile dal lavoro. Ma nel breve periodo, i tanti che andranno in pensione con il regime misto determinano un aumento significativo della spesa previdenziale.
Italia ed Europa devono affrontare il problema del calo demografico. Gli eventuali rimedi, però, avranno effetti solo nel lungo periodo. Ecco perché è urgente programmare alcuni cambiamenti sempre più necessari. A partire da scuola, lavoro e pensioni.
Quanto pesano sul bilancio dello stato i provvedimenti della legge 26/2019? Quota 100 è una misura temporanea, che aumenta il debito pensionistico. Il blocco dell’adeguamento automatico delle condizioni di anzianità contributiva è invece strutturale.
Se calcolata sull’orizzonte di vita residuo del pensionato, quota 100 è sempre conveniente per il lavoratore. Eppure alla fine dell’anno le richieste potrebbero essere meno del previsto. Perché le persone decidono in base a regole più semplici.