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Petrolio: il prezzo basso mette in freezer gli investimenti

Il lungo periodo di petrolio a prezzi bassi potrebbe portare a un significativo squilibrio futuro, con l’offerta che potrebbe non riuscire a coprire la domanda. Il consumo di greggio continua a crescere, ma i produttori hanno rinviato gli investimenti e i progetti perché oggi poco convenienti.

Il Punto

I dettagli del rapporto annuale sull’attività di supervisione della Bce mostrano che finora tale impegno si è concentrato sui rischi di credito alla clientela e molto meno su quelli associati al trading. Se davvero fosse così, la vigilanza unica finirebbe per favorire le banche tedesche e francesi rispetto a quelle italiane.
Il matrimonio Vivendi-Mediaset è un altro tassello dell’inarrestabile processo di consolidamento e convergenza in atto tra gruppi di tlc, internet company e operatori tv. Al centro, i contenuti audiovisivi per lo sviluppo delle reti a banda larga e ultra-larga. Parola d’ordine: tutti contro Netflix.
Mentre al Brennero e su altri confini si alzano vergognose barriere, la Ue con il Migration compact cerca di spostare fuori dalle proprie frontiere controlli e concessione dei permessi per i profughi. Puntando sugli aiuti allo sviluppo. Che rischiano di finanziare governi autoritari e non fermano i flussi migratori.
Si è stabilizzato il prezzo del petrolio. Da un alto, i consumi di greggio sono in ripresa duratura. Ma dall’altro l’abbondanza di scorte, il ritorno dell’Iran sul mercato e l’aumento della produzione russa rimandano la sua risalita almeno a inizio 2018.
A breve il Brasile deciderà sull’impeachment (messa in stato d’accusa) della presidente Dilma Rousseff. Il rischio concreto è che il paese cada dalla padella di una guida malferma nella brace della fine delle riforme sociali e dell’aggravarsi della peggiore recessione degli ultimi 25 anni.
Il voto nell’urna è segreto ma chi non va ai seggi lascia traccia della sua decisione. Il che lo espone a ritorsioni o discriminazioni. Per questo l’invito del premier all’astensione nel referendum no-triv è stato visto da molti come una scorrettezza. Meglio sarebbe abolire il quorum. E fare referendum utili.

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La geografia del petrolio ridà forza all’Opec

I prezzi del petrolio rimarranno bassi ancora a lungo. Ciò significa che alcuni produttori non-Opec usciranno dal mercato. Ma i consumi avranno un aumento stabile e dunque crescerà la dipendenza dai paesi Opec. Gli investimenti dell’Arabia Saudita e l’espansione degli stati con giacimenti di gas.

Il Punto

Il presidente della Commissione europea Juncker incontra il premier Renzi dopo mesi di polemiche e un inizio di ricucitura dei rapporti all’insegna di cinque proposte del governo italiano. Nelle quali si vuole più Europa, proprio mentre decolla il referendum sulla Brexit che – comunque vada – metterà in soffitta la Ue di oggi. Prevale l’opinione che l’eventuale uscita inglese dalla Ue sarebbe una iattura. Ma c’è anche chi pensa che un Regno Unito fuori dalla Ue non potrà più minarne la coesione. Indebolito, dovrà bussare per negoziare un accordo commerciale. E l’Unione ne uscirebbe più forte.
Nelle primarie americane, Hillary Clinton è in difficoltà con l’elettorato femminile tanto che la parità di genere – il suo cavallo di battaglia – è uscita dall’agenda politica. In attesa del Super Tuesday del primo marzo, una “Lettera dagli Usa” ci racconta come Obama le dia una mano imponendo alle imprese di fornire i dati (segreti) sugli stipendi di uomini e donne alla Commissione per le pari opportunità.
Il tanto richiesto taglio della produzione del petrolio per riequilibrare i prezzi potrebbe arrivare non dai paesi Opec o dall’Arabia Saudita ma dalle sabbie bituminose del Nord America. Dove i piccoli produttori di shale oil si sono indebitati enormemente con le banche che già fanno scattare l’allarme contagio.
Con la fine del patto di stabilità interno, i comuni possono sbloccare i pagamenti delle spese in conto capitale e utilizzare risorse finora rimaste dormienti. La maggiore capacità di spesa (stimata oltre 4 miliardi) potrebbe però non essere veramente destinata agli investimenti e perdersi in altri rivoli. Sarebbe un peccato.
In Europa oltre il 20 per cento, in Italia quasi doppia, la disoccupazione giovanile può essere contrastata – suggerisce un raffronto con altri paesi – con un mix tra programmi di accompagnamento al lavoro e incentivi occupazionali. La formazione professionale per tutti è un bluff: funziona solo su obiettivi specifici.
Abbiamo raccolto in un Dossier le analisi dettagliate che abbiamo pubblicato nelle ultime due settimane sui primi due anni di governo Renzi: che cosa ha fatto, le occasioni mancate, quel che c’è da fare.

Un taglio allo shale oil

Saranno gli Usa e non i paesi Opec a ridurre la produzione di petrolio? L’industria dello shale oil ha costi elevati e i piccoli produttori si sono indebitati enormemente per finanziare le campagne di perforazione. Intanto, si pensa a inasprire la legislazione per limitare l’impatto ambientale.

Il Punto

C’è un modo per evitare che i risparmiatori paghino il prezzo delle insolvenze bancarie. Basta che le banche emettano obbligazioni a più alto rischio riservate a investitori istituzionali per l’8 per cento delle loro passività. Il bail-in si mangia questa parte e poi scatta il bail-out, pagato dai contribuenti ma senza coinvolgere i piccoli obbligazionisti.
Tornando sui primi 24 mesi del governo Renzi, l’annunciata riforma (legge delega e provvedimenti attuativi) delle regole tributarie ha realizzato solo manutenzione e aggiornamento della normativa. Utile ma limitato. Buoni, invece, i risultati della Voluntary disclosure per l’emersione dei capitali nascosti all’estero. Sulla casa c’era da contenere l’emergenza abitativa e contribuire alla ripresa delle costruzioni. Tante misure – dal Piano casa allo Sblocca Italia – spesso contraddittorie fra loro. Con l’arrivo delle città metropolitane e la quasi-abolizione delle province, la legge Delrio ha inciso su un pezzo della mappa del potere locale. È però prematuro trarne un bilancio, soprattutto perché i nuovi enti sono a secco di denaro.
Dalle cause dell’andamento schizofrenico del prezzo del petrolio agli effetti sulle borse e in particolare sui titoli bancari, cerchiamo di capire con una serie di domande e risposte quello che è accaduto e che potrebbe accadere. La crisi non è finita.
Ci sono molti modi in cui l’organizzazione del lavoro aziendale penalizza le donne rispetto agli uomini. Uno dei più frequenti è quando i manager maschi fissano riunioni alle sette di sera: tanto a casa c’è qualcuno che garantisce il welfare familiare. Sarà un caso ma – dice una ricerca – quando il vertice è femminile le pratiche discriminatorie si attenuano.

La crisi che parte dal petrolio: domande e risposte

Alcune domande e risposte sul crollo del prezzo del petrolio e sulle conseguenze che ne derivano. Dalle cause agli effetti sulle borse internazionali e in particolare sui titoli bancari, un’analisi per capire quello che è accaduto e quello che potrebbe accadere. Fragilità italiane e vie d’uscita.

Petrolio a basso prezzo? Riyad può permetterselo

L’Arabia Saudita è l’unico paese che oggi può orientare le politiche dell’Opec, grazie alle risorse finanziarie di cui dispone e alle caratteristiche della sua industria petrolifera. Ha utilizzato la sua influenza per non tagliare la produzione e mantenere quote di mercato. E può resistere a lungo.

L’irrequieta Arabia Saudita

L’Arabia Saudita si sente economicamente debole e politicamente isolata. Ma la crisi potrebbe essere foriera di un vero cambiamento. Le prime avvisaglie sarebbero nei tagli a spesa pubblica e sussidi alla benzina e in alcune parziali privatizzazioni. Buone notizie per il futuro della regione?

80 euro di bonus anche dal petrolio *

Il ruolo del petrolio come fonte energetica si è ridotto negli anni. Ma il calo delle quotazioni del greggio produce comunque vantaggi per gli italiani. Si traduce per esempio in una minor spesa per carburanti. Che però non riguarda quel terzo di famiglie che non spende nulla per benzina o gasolio.

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