L’annuncio della nazionalizzazione di Northern Rail è un’ulteriore crepa nel sistema ferroviario britannico, che resta in bilico tra chi pensa che la gestione debba tornare nelle mani del governo e chi invece pensa che il problema sia proprio il governo.
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Mentre si cerca di far crescere il resto del paese liberandolo da lacci e laccioli inutili, la privatizzazione di Poste italiane è segnata da alcuni provvedimenti di segno opposto. Grazie al Tesoro, al Parlamento e all’Agcom. Una privatizzazione pagata dagli utenti e dai concorrenti di Poste.
Entro il primo semestre 2016 si procederà alla privatizzazione di una parte del Gruppo Fs. Ma l’unico obiettivo non può essere la riduzione del debito pubblico. Va anche aumentata la liberalizzazione del settore attraverso interventi normativi basati su serie e trasparenti analisi d’impatto.
Da RaiWay ad A2a qualcosa si muove nel panorama delle proprietà pubbliche nazionali e locali. Forse servirebbe un po’ di coraggio anche per Fs e Poste, senza illudersi sui tempi. E senza inventarsi riforme della governance delle imprese che consentono di mantenere il controllo anche vendendo.
Si ritorna a parlare di privatizzazione di Fs. Il governo sembra intenzionato a vendere una quota di minoranza per fare cassa e non cambiare la struttura dell’azienda. Meglio sarebbe privatizzare solo alcuni servizi ad esempio l’alta velocità. Vediamo perché
Le Ferrovie rientrano nel piano di privatizzazioni del Governo. E all’interno del gruppo sono emerse visioni strategiche diverse, fino ad arrivare alla rinuncia del presidente a buona parte delle deleghe. Ma in cosa differiscono le due proposte?
Le prime privatizzazioni degli anni ’90 furono guidate dall’urgenza dei conti pubblici, senza una parallela liberalizzazione dei mercati. Oggi si riparla di vendita di una parte delle partecipazioni dello stato. Purché non si ricada negli stessi errori.
Ferrovie, un terzo binario per la privatizzazione
Di Mario Sebastiani
il 28/05/2015
in Commenti e repliche
Gli interventi sulla privatizzazione di Ferrovie dello Stato ospitati da lavoce.info ricordano che esistono almeno due opposte scuole di pensiero su come procedere: cedere una quota di minoranza, per il resto lasciando tutto come è; oppure “tagliare a fette l’elefante” vendendo gradualmente quello che è appetibile al mercato, ma facendo rimanere in mano interamente pubblica l’infrastruttura, così da assicurarne la piena neutralità. Condivido la preferenza per la seconda opzione.
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