È all’esame del Senato la proposta di riforma della cooperazione allo sviluppo. Alcuni passi avanti, ma ancora alcune questioni da chiarire. Prima fra tutte quella dell’annunciato aumento delle risorse a disposizione. Senza dimenticare l’istituzione di una commissione di valutazione.
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A maggio dovrebbe partire la Youth Guarantee, il piano per il rilancio dell’occupazione giovanile. Ma più che per i giovani il progetto sembra essere un affare per imprese e agenzie private di collocamento. Un utilizzo discutibile dei fondi che non risolve il problema della disoccupazione.
Da 1 a 2 miliardi: la tassa sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia è diventata una patrimoniale selettiva. Non si vuole riparare agli errori fatti con quell’operazione, ma fare cassa. Il rischio è che il governo debba ricapitalizzare alcune delle banche oggi “espropriate”.
Il bonus di 80 euro andrà soprattutto a beneficio delle famiglie della classe media, proprio perché generalmente hanno più di un reddito da lavoro dipendente. Le donne, in media con redditi più bassi, lo otterranno più degli uomini. Mancano ancora misure strutturali per il contrasto alla povertà.
Il Governo vara il decreto che garantisce 80 euro in più al mese nella busta paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti. La forma prescelta è quella di un bonus monetario e non di un rafforzamento della detrazione Irpef. Le modalità tecniche di applicazione del provvedimento.
L’introduzione di un reddito minimo per i poveri di tipo non categoriale è stata cancellata dall’agenda politica. Il Governo Renzi si interessa solo di lavoratori con scarso reddito o disoccupati. Dimenticando chi non è mai entrato nel mercato del lavoro.
Anche il nuovo presidente del Consiglio ha promesso la riduzione del costo dell’elettricità. Che passa inevitabilmente da un taglio degli oneri di sistema. Come finanziarlo? Una tassa sulla rendita generata dall’idroelettrico potrebbe dare più di un miliardo.
Lo scoppio della Grande Recessione ha evidenziato, semmai ce ne fosse stato bisogno, tutte le inefficienze del nostro mercato del lavoro e non c’è governo che non sia intervenuto per modificarne il funzionamento.
Un decreto legge che stabilisce periodi di prova interminabili e una legge delega che accenna al contratto a tutele crescenti: la contraddizione nei primi passi del Governo sul lavoro è palese. I motivi di urgenza ci sono tutti, ora bisogna scegliere.
Anche il Governo Renzi sembra ritenere che il problema principale del mercato del lavoro in Italia sia la rigidità dei contratti. E dunque si estende ancora la precarietà. Che penalizza i giovani e soprattutto le donne. Senza creare un solo posto di lavoro in più.