Sulla carta in Parlamento c’è un’ampia maggioranza favorevole all’introduzione del salario minimo. La norma va però ben ponderata. Perché leggi affrettate e invise alle parti sociali raramente portano a riforme del mercato del lavoro efficaci e durature.
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In trent’anni le disuguaglianze nei salari giornalieri sono aumentate meno nel nostro paese rispetto alla Germania. Ma la situazione è ben diversa per le retribuzioni annuali. Bisogna dare più spazio alla contrattazione decentrata e alle deroghe ai Ccnl.
Per tutelare di più i fattorini si discute di un salario minimo anche per questo mestiere. Che non rientra in una fattispecie ben definita. È quindi necessaria una buona dose di inventiva per stabilire la giusta cifra, oltre che la cooperazione delle piattaforme digitali.
Calano da cinque anni il numero delle scuole paritarie e gli studenti che le frequentano (5 per cento del totale). Forse perché le famiglie si sono accorte che non c’è più una grande differenza con gli istituti pubblici. Sia per chi vuole buona qualità sia per chi cerca (soprattutto nell’istruzione tecnica) il diploma a ogni costo.
In una campagna elettorale fatta di promesse generose (e anche di un “lapsus” sulla “razza bianca”) molti pensano a cancellare l’aumento automatico dell’età pensionabile a seguito dall’allungamento dell’aspettativa di vita. Un principio che – con eccezioni per i lavori usuranti – tutela la sostenibilità del sistema previdenziale. Si torna a parlare anche di salario minimo (è una proposta del Pd). Proviamo a rispondere a un po’ di domande. Come fissarne l’importo? Alternativo o complementare alla contrattazione collettiva? Diverso per aree geografiche? C’è il rischio che le imprese ne approfittino scorrettamente? Sempre in tema di lavoro si potrebbe semplificare la giungla degli incentivi all’occupazione, destinati a giovani, apprendisti, disoccupati, cassintegrati, giovani genitori, lavoratori che sostituiscono genitori in congedo, donne, disabili, detenuti. Tanti interventi, spesso sotto-utilizzati e per nulla valutati nella loro efficacia.
Quasi dieci anni dopo l’inizio della Grande crisi, la redditività delle nostre Pmi non è ancora tornata come prima ma la ripresa in tutti i settori fa ben sperare. Grazie anche alla politica della Bce che ha abbattuto il costo medio dell’indebitamento al 3,8 per cento. Un’altra spinta in arrivo dal piano Industria 4.0.
Alitalia ristrutturata o da ristrutturare prima di cederla a Lufthansa? I tedeschi vorrebbero la prima soluzione ma il governo italiano ha scelto la vendita rapida dell’azienda lasciando al compratore l’onere di interventi pesanti. Un’impasse difficile da superare prima delle elezioni politiche.
Con la campagna elettorale si torna a parlare di salario minimo. Vale la pena allora discutere alcune obiezioni che vengono spesso sollevate contro la misura. Dal rischio di cancellare la contrattazione collettiva al livello ideale al quale fissarlo.
Il Jobs act ha abrogato la disciplina delle collaborazioni coordinate e continuative introdotta dalla riforma Fornero. Con un risultato paradossale: si riapre la strada alle forme di falso lavoro autonomo che la norma del 2012 aveva contrastato. La questione del salario minimo stabilito per legge.
Il 27 per cento degli intervistati dell’indagine Isfol-Plus ha difficoltà ad affrontare una spesa improvvisa di 300 euro. Ma la fragilità non è solo economica. È accompagnata da altri elementi di disagio, come cattiva salute o servizi locali scadenti. E richiede un’azione di sostegno complessiva.
Montagne russe sui mercati finanziari di tutto il mondo, con un’alternanza di giornate nere e rimbalzi. Stavolta l’origine è in Cina, dove i dirigenti di Pechino stanno sperimentando l’introduzione di strumenti di libero mercato nella loro economia. Il tutto accompagnato dal tradizionale dirigismo del regime.
Con un eccesso retorico Barack Obama definisce le sue misure contro il cambiamento climatico come il passo più importante mai compiuto dagli Usa in questa direzione. In realtà si vuole ridurre l’energia generata dal carbone, assecondando cambiamenti già indotti dalla crisi e dalla tecnologia. Bene, comunque, questo piano in vista della prossima conferenza sul clima di Parigi.
Se i voti all’esame di maturità sono stati molto migliori nelle scuole del Sud rispetto a quelle del Centro-Nord, vuol dire che gli studenti delle prime sono più preparati e gli altri più somari? Di sicuro, incrociando i dati con quelli dei test Invalsi e Pisa, saltano fuori rilevanti differenze nel metro di giudizio.
In Italia serve introdurre il salario minimo legale. Ma facciamo che la fissazione del suo livello sia sottratta agli umori della politica. Meglio che il compito sia affidato a una commissione indipendente che tenga conto di vari elementi: dall’effetto disincentivo sulle assunzioni alla sua decurtazione causa tasse e contributi. Comunque utile guardare alla Germania, dove il salario minimo di 8,50 euro all’ora è stato introdotto otto mesi fa. Tra gli effetti certi – sinora – il crollo del numero dei mini-job, i contratti precari tedeschi.
Le politiche del lavoro dei paesi europei nell’ultimo ventennio hanno aumentato la flessibilità sperando che crescesse l’occupazione. Ma ciò non è avvenuto perché la deregulation ha toccato solo qualche settore del mercato del lavoro. Lasciando alcuni super-garantiti e altri nel far west della precarietà.
Un commento di Marcello Esposito a “Droghe leggere: la legalizzazione è un buon affare” di Piero David e Ferdinando Ofria. E la risposta degli autori.
Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “La politica economica ai tempi della crisi”. Si terrà la mattina di mercoledì 30 settembre – con inizio alle ore 9 – all’Università Cattolica di Milano. SAVE THE DATE, dunque, vi aspettiamo!
L’esperienza di altri paesi suggerisce che un salario minimo definito a livello adeguato e, soprattutto, differenziato per età e aggiornato spesso può essere uno strumento utile per combattere il rischio povertà. Ma da solo non basta.
All’inizio del 2015 la Germania ha introdotto un salario minimo. Non mancano i problemi, legati al livello della paga e agli effetti sull’occupazione. Per noi italiani è comunque un esempio utile da studiare se si vuole adottare un minimo salariale senza aggravare le situazioni già difficili.