Le classi sociali più basse sono più esposte al coronavirus e ne subiscono le conseguenze più gravi. È una disuguaglianza di salute socialmente determinata e, finita l’emergenza, si dovrà pensare a risolverla. Chiamando in causa il Servizio sanitario.
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Il recente voto in Emilia-Romagna conferma che i partiti anti-immigrazione hanno paradossalmente più consenso dove ci sono meno stranieri, cioè nelle località nelle quali è più probabile che nativi meno istruiti subiscano la concorrenza degli stranieri sul mercato del lavoro. Nelle città, invece, è più facile l’integrazione. Un’altra ricerca mostra che, a sei anni dalla riforma Franceschini dei beni culturali, i migliori risultati della gestione di musei e siti archeologici arrivano quando il direttore – italiano o straniero – ha esperienza internazionale e di curatore e se tra i componenti del Cda c’è un’ampia diversità di profili professionali.
Toccano 35 miliardi all’anno le spese per la salute pagate di tasca propria dagli italiani. In continua crescita (e con loro le relative detrazioni Irpef) a partire dal Nord, dove migliore è il servizio sanitario. Causa numero uno: i tempi di attesa delle prestazioni. Serve investire per ridurli. E riportare equità in questo campo. Le spese sanitarie dei cittadini pesano quasi per il 9 per cento nell’indice dei prezzi al consumo aggiornato per il 2020. Vediamo quali sono le novità nel paniere Istat che rispecchiano i cambiamenti nei consumi degli italiani.
Riservato agli under 30, il contratto di apprendistato professionalizzante impegna l’impresa a formare il lavoratore e, alla scadenza, può diventare automaticamente un rapporto a tempo indeterminato. Numeri alla mano, si vede che dove viene utilizzato aumentano le probabilità di contratti di lavoro non precari.
Dopo anni di – tentate o attuate – privatizzazioni il vento è cambiato. In Italia i tifosi delle imprese pubbliche coprono tutto l’arco politico. Ma il problema si pone anche in Gran Bretagna dove alcune ferrovie, mal gestite dai privati, presentano un cattivo servizio, alti costi e bilanci disastrosi. Cosa ne farà Boris Johnson?
L’impatto economico dell’epidemia da coronavirus sarà superiore a quello della Sars. Perché il contagio si è sviluppato in una regione centrale sul piano economico. E il blocco della produzione avrà riflessi sulle filiere internazionali e sulle Borse.
La spesa sanitaria pubblica del nostro paese è al di sotto della media dei paesi Ocse e della Ue. Ma la salute dei cittadini non ne ha sofferto. L’esperienza dei piani di rientro potrebbe dunque essere un serio esempio di spending review che funziona.
I baby boomer e, in particolare, i nati dal 1956 al 1965 potrebbero invecchiare in condizioni di salute migliori non solo rispetto alle generazioni precedenti, ma anche a quella successiva. Forse è di quest’ultima che dovremmo iniziare a preoccuparci.
Chi vive nel Mezzogiorno ha una speranza di vita alla nascita di circa un anno inferiore rispetto a chi risiede al Nord. Perché? Dal 1990 è cresciuta la differenza in spesa sanitaria tra famiglie del Nord e del Sud. Lo svantaggio pesa di più sugli uomini.
Come sarà la vecchiaia dei giovani di oggi? Potrebbe essere tutt’altro che serena, perché le difficoltà all’inizio dell’attività lavorativa lasciano una pesante eredità. Aumentano anche le diseguaglianze, che si riducono garantendo uguali opportunità.
Il ripudio dell’accordo di Parigi sul clima da parte di Donald Trump è grave ma non distrugge quanto fatto finora per la decarbonizzazione. La cui base è nella Convenzione di Rio del 1992, non denunciata dagli Usa. Così il presidente salva la faccia con gli elettori e – sotto sotto – non scontenta troppo gli altri leader mondiali.
Torna il contratto di lavoro a tempo determinato come formula più utilizzata nelle nuove assunzioni. È un effetto del decreto Poletti del 2014 che si manifesta oggi. Finiti gli sgravi contributivi del Jobs act e con una ripresa da consolidare. Ritorna la convenienza delle aziende ad assumere precari.
Ci sarà pure una ragione se l’Economist ha fuso le parole banker e gangster in “bankster”. La caduta della fiducia nei banchieri e nella finanza è un pericoloso effetto collaterale della Grande crisi. Per questo val la pena di andare “alla ricerca della banca perduta”, come recita il titolo di un nuovo libro.
Degli 8,5 miliardi di finanziamenti Ue alla ricerca nel campo della salute, all’Italia è andato solo l’8 per cento del totale. Eppure in Lombardia, Toscana e Lazio si concentrano alcune eccellenze. A conferma delle disuguaglianze nel campo della sanità di cui si è parlato al Festival dell’Economia a Trento. Ecco i video dei tre forum organizzati da lavoce.info.
Perché si crei un legame tra territorio, elettori ed eletti occorrono alcuni accorgimenti, oltre al sistema maggioritario che facilita questa osmosi. In effetti nel sistema elettorale in discussione alle camere c’è una quota di rappresentanti votati con questo metodo. Ma è minoritaria e non dà la certezza assoluta di andare in Parlamento se vittoriosi. È un sistema che tutti chiamano “tedesco”, anche se l’originale è piuttosto differente e in patria è stato sottoposto a pesanti critiche, come “causa della partitocrazia” che – diciamolo – c’è anche a Berlino e dintorni.
Nel momento della scomparsa della nonna di Mariasole Lisciandro, la redazione si stringe attorno all’amica e collega del desk de lavoce.info
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Dal 2007 al 2015 l’Europa ha finanziato progetti di ricerca nel settore della salute per circa 8,5 miliardi. L’Italia ne ha ottenuti solo l’8 per cento. Eppure, in alcune regioni si realizzano progetti di eccellenza, che andrebbero valorizzati meglio.
La sigaretta elettronica è una delle più recenti alternative al consumo di tabacco. Il suo utilizzo, in netta crescita, è promosso da alcune autorità di salute pubblica per ridurre la mortalità causata dal fumo. Preoccupano, però, alcuni dati sulle disuguaglianze di utilizzo tra le classi sociali.