L’emergenza sanitaria ha accelerato la progressiva transizione verso un mondo sempre più tecnologico e digitale. A partire dallo smart working, con i suoi vantaggi e rischi. Sono però necessari investimenti consistenti e una regolamentazione chiara.
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Quello appena concluso è stato per la crescita il peggior trimestre degli ultimi 70 anni. I segnali positivi, però, non mancano, anche se l’Italia fatica più di altri paesi. Intanto la banca centrale cinese pensa di lanciare entro fine anno la moneta digitale, e non è l’unica. Una decisione i cui effetti sono tuttora difficili da prevedere.
Milioni di lavoratori stanno sperimentando forme di smart working. Che nel settore pubblico, però, senza un adeguato ammodernamento, rischia di trasformarsi per alcuni nell’ennesimo privilegio. Non riguarda solo il Sud la piaga del lavoro nero, ancora troppo diffuso anche nel Settentrione. Dove però è più raro che i lavoratori irregolari siano gli unici occupati in famiglia.
Hanno reagito meglio all’emergenza Covid gli istituti guidati da dirigenti scolastici con doti manageriali. Competenze da valorizzare anche in futuro per garantire efficienza ed equità.
Le nostre democrazie hanno sempre più spesso un problema di partecipazione civica. Che si riduce di più nei contesti socio-economici disomogenei: lo dimostra uno studio.
È online anche la quinta puntata del podcast del Festivaleconomia, realizzato da lavoce.info in collaborazione con l’Università di Trento. Parola chiave della settimana: Gender gap, con Alessandra Casarico.
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Un emendamento in discussione alla Camera rischia di fare della possibilità di lavorare da casa un privilegio per una parte dei dipendenti pubblici, senza l’indispensabile ammodernamento delle amministrazioni sul piano tecnico, organizzativo e culturale.
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Oggi parliamo di come gli italiani affrontano il coprifuoco e per quanto tempo ancora pensano che durerà.
E anche di quali scenari si prospettano per le banche dopo che la Bce ha chiesto loro di non distribuire dividendi per assicurare un maggiore flusso di credito.
Piace a molti europei (ma non a tutti) la proposta di coronabond per finanziare le spese aggiuntive da coronavirus. Potrebbero essere l’inizio di un’unione fiscale nella Ue senza creazione di nuovo debito dei singoli stati. Se no, ci sarà il Mes e l’intervento della Bei, con pro, contro e ostacoli di attuazione.
Buona parte del paese è passata allo smart working e ne scopre i vantaggi, da conservare anche in futuro. Il turismo ha immediatamente sentito il contraccolpo dell’epidemia. Cominciamo a contare i danni.
Come ottenere dati chiari e stime attendibili che aiutino davvero a capire la diffusione del contagio.
Tutto quello che avreste voluto sapere su Covid-19: informazioni, dati, grafici in oltre 80 slide.
Continuano le puntate de lavoce in capitolo, il podcast de lavoce.info. Ci potete ascoltare ogni mercoledì su tutte le app per i podcast e su questo sito. Questa settimana: “Coronavirus: l’Europa al bivio” con Angelo Baglioni.
Nel momento della scomparsa del padre di Massimo Bordignon, la redazione si stringe attorno all’amico e collega.
L’epidemia di Covid-19 ha imposto il passaggio allo smart working in molti settori. Istruzione e pubblica amministrazione sono quelli che hanno risposto meglio e sarebbe un errore tornare indietro quando finirà l’emergenza. Cosa succede nelle fabbriche.
Quanti lavori possiamo svolgere da casa? Quanti altri tutelando sicurezza di lavoratori e consumatori? E quanti ancora potremo svolgerne con meno restrizioni? Molti. Potranno essere ancor più se le imprese investiranno in tecnologie che tutelano il lavoro e proteggono dal rischio epidemico.
Durante l’emergenza coronavirus l’Italia ha scoperto lo smart working. Che non si può fare ovunque. Specialmente da noi dove ci sono 3,5 milioni di lavoratori manifatturieri, spesso attivi in piccole imprese tradizionali. Eppure lavorare a distanza (di sicurezza) si potrebbe, investendo in tecnologie appropriate. Intanto incombe sulle imprese italiane il pericolo di fallimento per mancanza di liquidità. Usando dati dettagliati di bilancio, si vede che, a seconda dello scenario più o meno negativo, sarebbero a rischio di chiusura da 124 a 176 mila aziende entro fine anno.
Dai social media qualche volta sembra che il nostro sistema ospedaliero sia allo sfascio. Non è così. È invece un sistema ristrutturato negli ultimi anni per ospitare pazienti con malattie non trasmissibili come cancro o diabete. Meno preparato per la pandemia, che ha affrontato con efficacia mista ad affanno. Peraltro le circolari di fine gennaio del ministero della Salute per mettere in guardia le amministrazioni pubbliche competenti sull’arrivo dell’epidemia contenevano prescrizioni dissimili a pochi giorni di distanza. Con il rischio di disattendere il “principio di precauzione” da applicare di fronte all’eventualità di eventi catastrofici. Rimane che in Italia abbiamo più morti per il Covid-19 anzitutto perché la popolazione è più anziana che altrove e, dunque, vulnerabile. Ma anche per l’alto rischio presente tra i contagiati non individuati. Occorrono tamponi a tappeto mirati sugli individui più a rischio. Come ha fatto la Corea.
Dietro la super-volatilità dei rendimenti sui Btp italiani e Bund tedeschi c’è anche la possibilità di sfruttare alcune incongruenze nelle regole di negoziazione. Una più efficace collaborazione tra Consob e Bafin, le autorità di mercato nei due paesi, potrebbe evitare dannose distorsioni di mercato. Mentre la Fed ha fatto il suo “whatever it takes” annunciando che acquisterà titoli sui mercati stampando moneta in quantità illimitata. Un modo per garantire elevata liquidità sui mercati ed evitare un eccessivo apprezzamento del dollaro di cui Donald Trump e l’economia americana non hanno certo bisogno.
Tamponi, tanti tamponi (quasi 250 mila) è il primo caposaldo della strategia di successo della Corea del Sud contro il Covid-19. Il secondo è il tracciamento e l’identificazione dei cittadini infetti. Il terzo: anche gli asintomatici in ospedale. Le chiusure, invece, imposte solo a università, scuole e biblioteche.
Distribuire soldi a pioggia da parte di governi o banche centrali (l’helicopter money di cui si parla da giorni) è un rimedio estremo di fronte a un male estremo come il rischio di una recessione epocale che distrugga il reddito di imprese e famiglie. Ma, per non produrre inflazione, dovrà avere natura solo temporanea. Anche la Bce – riparando alla gaffe della scorsa settimana – farà la sua parte contro il coronavirus acquistando 750 miliardi di titoli pubblici e privati. Contro il rialzo degli spread ci sarebbe anche da rendere più flessibile e meno penalizzante l’accesso al fondo salva-stati (Mes) e ai programmi di assistenza Ue (Omt). E poi, sempre dalle autorità, le banche si aspettano più flessibilità nell’applicazione dei costosi adempimenti regolamentari. Altrimenti anche le politiche monetarie più generose saranno inefficaci nel far tornare il credito al settore privato.
È un ombrello per proteggere il reddito di un gran numero di lavoratori e favorire la conciliazione famiglia-lavoro, ma il decreto “cura Italia” non arriva a tutte le categorie svantaggiate di cittadini. Sarebbe stato utile rafforzare il reddito di cittadinanza.
Il prezzo del petrolio che crolla sotto i 30 dollari dipende solo un po’ dal crollo di domanda dovuto alla pandemia. Conta anche l’aspro conflitto fra i tre blocchi dei principali produttori: Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita.
Altro che coronavirus! I pericoli che incombono specificamente su chi lavora da casa sono tanti e diabolici. Dalle correnti d’aria alla presa elettrica domestica fuori norma, alla scarsa illuminazione. Elencati in un manuale di 13 pagine dell’Inail che il datore di lavoro è tenuto a consegnare ai dipendenti in smart working.
La legge del 2017 sul lavoro agile impone all’imprenditore di informare per iscritto il dipendente che lavora da casa e il responsabile per la sicurezza sui “rischi specifici” di questo modo di svolgere la prestazione. Ora l’Inail ci spiega quali siano.