Il Pnrr stanzia ingenti somme per aumentare l’offerta di posti disponibili negli asili nido e offrire così un servizio che permetta un miglior equilibrio tra lavoro e famiglia. Ma riusciremo a raggiungere il livello di copertura fissato dall’Ue?
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Il Ddl Capitali approvato dal governo contiene semplificazioni ispirate all’idea che uno stato non debba avere regole più rigide di quelle previste dalla Ue. Ma è difficile che possa invertire la tendenza di un mercato azionario sempre meno vivace.
Il punto cardine delle politiche di immigrazione e asilo in Europa continua a essere il regolamento Dublino III. Più volte le istituzioni europee hanno cercato di riformarlo, scontrandosi però con le resistenze degli stati, comprese quelle dell’Italia.
L’Europa si dota di una politica che al percorso di transizione energetica unisca obiettivi di difesa della competitività e di sicurezza dell’offerta. Punta a evitare la dipendenza da un solo paese per le forniture. E segna un riavvicinamento agli Usa.
Sono diverse le modifiche introdotte dal governo sul meccanismo di gestione del Pnrr. Rendono più compatta la catena decisionale e più omogenea la gestione di ambiti, deleghe e risorse. Solleva dubbi l’incertezza sui tempi di attuazione di alcune norme.
Le tensioni geopolitiche spingono i paesi ad adottare politiche per rafforzare la capacità produttiva nazionale in fasi cruciali delle filiere di settori strategici, come quello dei microchip. Gli Stati Uniti sono i più attivi, ma anche la Ue si muove.
Nonostante un rasserenamento nei rapporti negli ultimi mesi, la Commissione europea ha deferito la Polonia alla Corte di giustizia. È una decisione di notevole importanza sul piano giuridico, istituzionale e politico. E riguarda anche il governo italiano.
L’entrata in vigore della Global Minimum Tax, nel 2024, impone di ripensare gli incentivi fiscali alle imprese. Se non vengono costruiti in modo adeguato rischiano di essere solo un costo per lo stato concedente. La riforma fiscale ne deve tener conto.
Il nuovo accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche avrebbe dovuto entrare in vigore quest’anno, ma è stato rinviato al 2025, proprio perché prevede un netto cambiamento d’indirizzo. Molti i nodi da sciogliere per le autorità europee.
Con il Digital Markets Act, la Ue fa un passo avanti nella regolamentazione delle piattaforme digitali. La fase di attuazione sarà cruciale per l’efficacia della disciplina, così come il coordinamento con le normative delle altre principali economie.