Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: i titoli di stato italiani sono davvero diventati più sicuri dei titoli di stato tedeschi?
Durante l’intervento alla Camera del 14 maggio, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato la solidità dell’economia italiana con queste parole (qui il video):
«Voi sapete che io non ho mai reputato lo spread una totem della reale forza economica di una nazione, però fotografa una valutazione dei mercati. Lo spread oggi è sotto i 100 punti base. Significa che i titoli di stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di stato tedeschi».
Un’affermazione netta, che però è totalmente scorretta dal punto di vista economico (tanto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che le sedeva di fianco ha scosso visibilmente la testa). Probabilmente Meloni intendeva sottolineare che lo spread, rispetto ai livelli elevati degli ultimi anni, si trova oggi su livelli contenuti, e che i titoli di stato italiani stanno vivendo un periodo di apprezzamento e fiducia sui mercati anche superiore rispetto a quelli degli altri paesi. Ma formulata in questo modo la frase mostra una comprensione carente e distorta del concetto stesso di spread, particolarmente grave per una Presidente del Consiglio. Parliamo infatti di uno degli indicatori economici più noti degli ultimi anni, usato come indice della credibilità finanziaria di un paese.
Che cos’è lo spread, in breve
Nel linguaggio economico, quando si parla di spread ci si riferisce alla differenza tra i rendimenti dei titoli di stato italiani, i Btp, e quelli tedeschi, i Bund, entrambi con scadenza a dieci anni. Lo spread è quindi una misura relativa: indica quanto di più, in termini di interesse, l’Italia deve offrire rispetto alla Germania per collocare il proprio debito sul mercato. È diventato negli anni un indicatore della fiducia verso l’economia italiana rispetto a quella tedesca, considerata l’economia non rischiosa per eccellenza e quindi un benchmark naturale. Per capire meglio come funziona, immaginiamo che l’Italia offra un Btp (a 10 anni) con un rendimento del 3,5 per cento e la Germania un Bund (a 10 anni) con un rendimento del 2,5 per cento. La differenza tra i due tassi, cioè lo spread, è dell’1 per cento, ossia 100 punti base. Questo valore positivo riflette la percezione, da parte degli investitori, che l’Italia sia un debitore meno sicuro della Germania. Per questo, chi acquista Btp chiede un interesse più alto: si fa “pagare” di più per accettare un rischio maggiore.
E qui arriviamo al nodo della questione. Se lo spread è positivo — cioè se i Btp rendono più dei Bund — significa proprio che il mercato considera i titoli italiani più rischiosi di quelli tedeschi. Il fatto che lo spread sia sceso anche sotto i 100 punti è sicuramente un buon segnale per la stabilità finanziaria dell’Italia, ma non cambia la logica di fondo: l’esistenza stessa di uno spread maggiore di zero implica che i Btp sono ancora ritenuti più rischiosi. Se davvero i titoli italiani fossero considerati «più sicuri dei titoli di stato tedeschi» – come sostiene Meloni – allora i Btp dovrebbero rendere meno dei Bund e lo spread dovrebbe diventare negativo. Non è così.
Un paragone con gli altri paesi europei
Per capire meglio il contesto è utile guardare anche agli altri paesi europei. Sebbene lo spread dell’Italia oggi si aggiri attorno ai 100 punti base, resta comunque più alto rispetto a quello di altri stati europei con cui solitamente viene confrontata, come la Spagna e la Francia. Questi ultimi, pur avendo anch’essi livelli di debito pubblico elevati, riescono a finanziarsi sul mercato a condizioni più favorevoli rispetto all’Italia, perché percepiti meno rischiosi: il che si traduce in uno spread inferiore. Tuttavia, un fattore interessante – che potrebbe essere ciò che intendeva Meloni – non è tanto il livello assoluto di questa variabile, quanto la sua evoluzione. Negli ultimi mesi, la discesa dello spread italiano è stata più marcata e rapida rispetto a quella registrata per le altre economie citate e questo suggerisce che i mercati abbiano percepito segnali positivi specifici sul fronte italiano. Ma dire questo è ben diverso che affermare che i titoli italiani siano «più sicuri dei titoli di stato tedeschi».
In conclusione, ciò che ha affermato la Presidente del Consiglio è FALSO.
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