Un Dpef che traccia un bilancio onesto di ciò che non è stato fatto in questa legislatura e ammette che i conti pubblici sono peggiorati non per colpa dell’economia. Ma reticente su cosa avverrà. Il ciclo politico ci dice che anche le preoccupanti previsioni del Dpef sui disavanzi 2005 e 2006 rischiano di non essere rispettate. Al Governo che verrà dopo le elezioni spetterà un aggiustamento tra i due e i tre punti di Pil. Non potrà usarlo come scusa per evitare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno: come la storia recente ci insegna, le riforme si fanno proprio nei periodi più difficili.
Negli ultimi anni i salari sono aumentati poco se guardiamo all’inflazione e troppo se guardiamo alla competitività. Ciò che ci penalizza sono le mancate liberalizzazioni dei servizi – che fanno aumentare i prezzi al consumo più da noi che in altri paesi della zona euro – e la mancata crescita della produttività. Bene introdurre un salario minimo e permettere deroghe alla contrattazione centralizzata per tutelare i lavoratori più deboli, incentivare incrementi di produttività e legare ad essi (e all’andamento del costo delle vita nelle diverse regioni) la dinamica dei salari. Inauguriamo la sezione “ricette” del sito con due proposte di legge.
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