Ovviamente su lavoce.info la valutazione del documento di Confindustria, parte dallipotesi degli economisti su quale futuro per il modello contrattuale. Per noi non può che partire invece dalla piattaforma di Cgil Cisl Uil e dalla nostra valutazione di come si affronta la questione salariale.
Un punto di condivisione forte con gli autori, cè il bisogno di rilanciare la contrattazione di secondo livello, per noi senza sacrificare la funzione di tutela del potere dacquisto delle retribuzioni contrattuali. Certo nella definizione del documento di Confindustria lindicatore previsionale appare poco trasparente, manca la definizione, ma si precisa la depurazione, ma soprattutto perché senza verifica e conguaglio in caso di scostamento si produce una programmazione della riduzione del salario, ulteriormente aggravata dalla scelta di determinare una nuova base di calcolo, inferiore a quella definita nei CCNL.
Qualora lindicatore invece corrispondesse allinflazione realisticamente prevedibile così labbiamo definita in piattaforma proprio per evitare che ci siano effetti dilatori abbiamo proposto che lerogazione degli aumenti corrispondesse alla scadenza del contratto precedente.
Sullelemento di garanzia, mentre noi ipotizziamo che siano le categorie, nei contratti, a definirne le caratteristiche, il testo Confindustria delimitandolo a coloro che non hanno mai avuto nessun aumento oltre i minimi contrattuali, in verità lo rende assolutamente residuale, superabile da una qualunque politica salariale unilaterale e proprio per questo inefficace in termini di incentivo alla contrattazione di secondo livello.
Nellarticolo è definito che linsieme delle procedure è molto complesso, e finalizzato ad evitare il ritardo nei rinnovi. Ebbene è proprio in queste procedure che sta il carattere della posizione di Confindustria. Quellinfinito elenco di procedure costellato di sanzioni, arbitrati, diventa un insieme di divieti che limita la contrattazione soprattutto al secondo livello. La limita, anche perché la consegna alla stessa formulazione del 23 luglio 93 lattuale prassi non innovando in nessun modo neanche il dove si può fare; ne limita i contenuti, e lo stesso premio di risultato finalizzato solo ad ottenere sgravi fiscali, non ad intervenire in relazione allorganizzazione, innovazione, produttività e professionalità.
In sintesi diventa una proposta che ha paura della contrattazione, che per delimitarla propone macchinose modalità finalizzate ad attuare divieti, vincoli, controlli. Un insieme di regole che leggono la contrattazione oggi, come barbarie, allora meglio non diffonderla, in questo sì il contrario di ciò di cui lItalia ha bisogno.
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antonio p
Nel 1981 ho finito di essere un numero sfruttato dalla triplice come dipendente che dal 1961 aveva cambiato sei posti di lavoro in Italia più uno in Inghilterra. Finalmente ho potuto diventare un autonomo che si autosfruttava per portare a casa non solo il pane (vecchio e maleodorante) contrattato dai sindacati dopo anni di sciopero e d’accordo col patronato, in particolare con avvocato Afngnalli e De benedetti. Ho finalmento potuto lavorare per quello che sapevo o potevo fare anche rischiando qualcosa di molto utile per la mia vita psichica tanto chr ho smesso a 65 anni con qualche dispiacere di poter continuare a lavorare duramente ed anche divertendomi. Il suo sindacato, in particolare ha sfruttato i dipedenti e pensionati (vedi regalo dell Fondo Gescal e Fondo Pensioni dell’inizio anni ’80 oltre ad aver insegnato agli stessi che lavorare era un peccato contro natura, avevano il solo dovere di essere pagati poco per dover fare pochissimo e lavorare poi in nero.