Il 2019-2020 si è concluso con un livello di apprendimenti degli studenti inferiore rispetto a un normale anno scolastico. Ciò avrà ripercussioni significative sui futuri guadagni e le prospettive di lavoro degli studenti. Ecco come si può rimediare.

Stime sul capitale umano perso

Il governo è preoccupato delle fortissime ripercussioni negative del Covid-19 sui diversi settori economici. Tuttavia, quando si discute della riapertura delle attività industriali e commerciali, nessuno sembra prestare attenzione – e soprattutto porre rimedio – alla perdita potenzialmente più grande di tutte: quella del capitale umano.

Anche se in molti casi la scuola italiana ha reagito all’emergenza sanitaria in modo costruttivo, adottando e adattandosi alla didattica a distanza, il 2019-2020 si è verosimilmente concluso con un livello di apprendimenti degli studenti inferiore rispetto a un normale anno scolastico. In Italia per il momento non si può quantificarne la differenza: infatti, quest’anno le prove standardizzate Invalsi sono state cancellate e non è possibile effettuare un confronto con i risultati delle generazioni precedenti. Un recente studio statunitense, partendo da stime sulle cadute di apprendimento legate alle vacanze estive, ai disastri naturali e alle assenze degli studenti, conclude che questi potrebbero ritornare a scuola nell’autunno 2020 con un incremento di conoscenze e competenze inferiore di circa il 32-37 per cento per la lettura e del 50-63 per cento per la matematica, rispetto a un tipico anno scolastico.

Possiamo quantificare una perdita di apprendimento così importante in termini economici? Ci abbiamo provato con il nostro intervento nel volume di Giorgio Bellettini e Andrea Goldstein The Italian economy after Covid-19.

I futuri guadagni, le prospettive di lavoro, la salute e la qualità della vita sono una funzione del capitale umano. George Psacharopoulos e Harry Patrinos stimano che il tasso medio di rendimento nell’istruzione sia pari circa al 10 per cento del reddito futuro per ogni anno aggiuntivo di scolarizzazione: considerando una chiusura delle scuole di 14 settimane, la perdita di guadagni futuri è pari al 3,5 per cento all’anno durante l’intero arco della vita lavorativa di uno studente. Seguendo le ipotesi di George Psacharopoulos, Harry Patrinos, Victoria Collis ed Emiliana Vegas, possiamo stimare un minor rendimento annuo del capitale umano pari a 879 euro (ovvero il 3,5 per cento di un salario medio annuo, che è pari a 25.110 euro). Ipotizzando una vita lavorativa di 40 anni e applicando un tasso di sconto del 3 per cento, si ottiene un valore attuale dei mancati guadagni di 21.197 euro (84 per cento di un salario medio annuo). A livello individuale si tratta di un costo significativo: una volta esteso a 8,4 milioni di studenti italiani, la cifra diventa approssimativamente di 178 miliardi di euro, ovvero circa il 10 per cento del Pil 2019. Va sottolineato che l’esercizio presuppone, in maniera inverosimile, che l’insegnamento a distanza non abbia avuto alcun effetto sull’apprendimento: quindi, le stime devono essere interpretate come un limite superiore della perdita attesa. D’altra parte, occorre considerare che subito dopo le 14 settimane di lockdown è iniziata la pausa estiva di 12 settimane, che comporterà un’ulteriore perdita di apprendimento di entità probabilmente maggiore rispetto a quella che si sarebbe verificata in un normale anno scolastico. E soprattutto sarà differenziata secondo le caratteristiche personali e familiari degli studenti.

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Chi ci rimette di più

La perdita di apprendimento dovuta al Covid-19 non è stata uniforme. Tre categorie di studenti, infatti, rischiano di subire più pesantemente di altre l’interruzione delle attività didattiche in presenza. In primo luogo, quelli che non possiedono connessioni a banda larga o dispositivi che consentano loro di seguire regolarmente le lezioni online. La seconda categoria svantaggiata è rappresentata dagli studenti con disabilità, che sono il 3,7 per cento del totale: secondo un sondaggio web (quindi su un campione non rappresentativo della popolazione), condotto dalla Fondazione Agnelli insieme alle università di Bolzano, Lumsa e Trento, più di un terzo non ha ricevuto una formazione online adeguata durante il blocco. Infine, rischiano di pagare un prezzo elevato gli studenti che provengono da famiglie svantaggiate e quelli che hanno una scarsa motivazione: dato che la scolarità a domicilio dipende fortemente dall’aiuto dei genitori, che a sua volta dipende dal loro grado di istruzione, disponibilità di tempo, stile genitoriale e risorse finanziarie, è plausibile che la prolungata esposizione ai contesti familiari possa esacerbare disuguaglianze che già sono evidenti nelle scuole di tutto il paese.

Come intervenire?

In primo luogo, sarebbe auspicabile lo svolgimento a settembre delle prove Invalsi: si potrebbe così fornire agli insegnanti un quadro preciso del livello di conoscenze acquisite dai singoli studenti e tracciare le traiettorie degli apprendimenti nelle rilevazioni successive.

Esistono, poi, alcune strategie didattiche che possono aiutare a recuperare gli apprendimenti perduti.

1) Sistemi di tutoraggio individuale, anche a bassa intensità: secondo Simon Burgess e Hans Henrik Sievertsen sono particolarmente efficaci a migliorare sia il benessere sia le prestazioni accademiche degli studenti. Un esempio di intervento di questo tipo è Arcipelago Educativo, realizzato durante l’estate 2020 da Save the Children con Fondazione Agnelli, che prevede un insieme di attività in presenza per il recupero della socialità e dodici ore settimanali di didattica (in presenza e a distanza) per il (parziale) recupero del ritardo di apprendimenti di studenti particolarmente svantaggiati;

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2) didattica a gruppi, che consente di sfruttare di volta in volta omogeneità (se si vogliono affrontare contenuti con livelli di difficoltà differenziati) o eterogeneità di competenze (attraverso cooperative learning o peer teaching);

3) sviluppo della metacognizione (la consapevolezza, cioè, delle caratteristiche del proprio processo di apprendimento), in particolare nel caso degli studenti più fragili: ad esempio, definendo gli obiettivi di apprendimento insieme agli studenti stessi per responsabilizzarli e rafforzarne l’autoefficacia.

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