Le prove nazionali Invalsi 2023 indicano che sugli apprendimenti degli studenti pesano ancora i ritardi accumulati nei periodi di chiusura delle scuole per Covid. Aumentano i divari tra Nord e Sud e per la prima volta peggiorano i risultati delle primarie.
Tag: Barbara Romano
Dai risultati in lettura dell’indagine internazionale Pirls del 2021 su bambini e bambine di IV primaria arrivano buone notizie per l’Italia. Restano punti critici sui divari territoriali e sociali. E servirebbe una riflessione sulla fascia di età 0-6 anni.
I risultati delle prove Invalsi 2021 mostrano che la pandemia è ancora una ferita aperta nell’apprendimento degli studenti. Non si riducono i divari territoriali e di indirizzo, e anche gli studenti più agiati peggiorano.
I risultati Invalsi delineano un quadro molto negativo della scuola italiana. Nell’arco di due anni gli apprendimenti in italiano e matematica degli studenti hanno subito un tracollo, soprattutto alle superiori. Fa eccezione solo la primaria.
Le scuole italiane continuano a procedere a singhiozzo, con l’alternarsi di aperture e chiusure. Le conseguenze su apprendimenti e benessere degli studenti rischiano di essere devastanti. A Berlino hanno scelto una soluzione radicale. E in Italia?
Per compensare la perdita di apprendimenti dovuta alla pandemia e all’apertura a singhiozzo delle scuole serve un’offerta articolata di azioni di recupero. Dovranno coinvolgere tutti gli studenti, non solo quelli con debiti, come avviene in tempi normali.
Per ottenere risultati di apprendimento migliori è necessario ripensare il sistema di formazione degli insegnanti. Ma contemporaneamente vanno costruiti spazi adeguati ai nuovi processi formativi. Il Pnrr non sembra cogliere il nesso tra i due temi.
Il 2019-2020 si è concluso con un livello di apprendimenti degli studenti inferiore rispetto a un normale anno scolastico. Ciò avrà ripercussioni significative sui futuri guadagni e le prospettive di lavoro degli studenti. Ecco come si può rimediare.
L’indagine sulle competenze dei quindicenni dà indicazioni chiare sui punti di forza e sulle fragilità dei sistemi scolastici. Il quadro per l’Italia è preoccupante. Servono politiche educative più mirate, che puntino sulla qualità degli insegnanti.