Secondo gli ultimi dati, il mercato del lavoro Usa è in crescita. Però, i livelli pre-pandemia non sono ancora stati recuperati e rimangono i divari etnici e di genere. Presto per dire se lo sbilanciamento tra domanda e offerta di lavoro è solo passeggero.
I numeri del mercato del lavoro Usa
Gli ultimi dati sull’occupazione e quelli sulle posizioni vacanti e il turnover rilasciati qualche giorno fa dal Bureau of Labor Statistics mostrano un mercato del lavoro Usa in crescita e sbilanciato a favore dei lavoratori: la domanda di manodopera da parte delle imprese, infatti, supera di molto l’offerta. Nonostante i forti miglioramenti che hanno attenuato le preoccupazioni dei mesi scorsi su una ripresa debole, il recupero rispetto alla situazione pre-Covid è ancora parziale. Da un lato, l’emergenza pandemica ancora non è sotto controllo. Dall’altro, alcuni segnali suggeriscono che anziché registrare un semplice ritorno alla situazione precedente, negli Stati Uniti potrebbero essere in atto cambiamenti significativi. Pertanto, l’uscita dalla crisi può richiedere tempi relativamente lunghi e aggiustamenti importanti, probabilmente accompagnati da interventi di policy.
Vediamo i numeri. Nel mese di ottobre, il numero di occupati è salito di 531 mila unità, un risultato superiore alle attese e migliore del dato di settembre (+321 mila) e di quello di agosto (+ 235 mila). Il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere, ed è attualmente al 4,6 per cento (0,2 punti percentuali sotto il livello di settembre). Anche il numero di disoccupati di lunga durata è sceso (di 356 mila unità, corrispondenti a un calo del 15 per cento) e si è registrato un aumento dei salari, che dall’ottobre dell’anno scorso sono saliti in media del 4,9 per cento. Questi dati positivi si accompagnano a una crescita dei consumi, con gli americani che ritornano a spendere (soprattutto per acquistare beni, meno sui servizi) dopo avere accumulato risparmi durante i periodi di chiusura o ridotta attività dovuti alla pandemia.
Nonostante questi risultati, il livello dell’occupazione è ancora di oltre 4 milioni sotto il dato di febbraio 2020 e, secondo alcune stime, di 7-8 milioni inferiore al livello che si sarebbe raggiunto se l’occupazione avesse seguito il trend pre-Covid. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro, invariato in ottobre rispetto al mese precedente al 61,6 per cento, è ancora di ben 1,7 punti percentuali sotto il livello di febbraio 2020.
La ripresa, inoltre, non è uguale per tutti: continuano a persistere differenze etniche, già presenti strutturalmente all’interno del mercato americano. A ottobre 2021, la differenza con il tasso di disoccupazione pre-pandemico era più bassa per i bianchi rispetto alle altre etnie, anche se il divario si è ridotto nel tempo con il proseguire della ripresa. Anche il divario di genere persiste: le donne, che già partecipano meno al mercato del lavoro rispetto agli uomini, hanno anche recuperato meno rispetto al pre-pandemia. Come nel caso delle disuguaglianze tra gruppi etnici, la distanza si è comunque ridotta con il procedere della ripresa. Una buona notizia per i gruppi di lavoratori più svantaggiati, invece, è che la crescita dei salari nei mesi scorsi è stata più sostenuta per i percettori di salari bassi.
Sbilanciamento temporaneo o duraturo?
Ai “buchi” dal lato dell’offerta, si contrappone una domanda di lavoro molto robusta da parte delle imprese. I posti vacanti hanno raggiunto un livello record di circa 10,4 milioni secondo le ultime stime. Un confronto tra il numero di disoccupati (per definizione in cerca di lavoro) e il numero di posti vacanti rivela che ci sono circa 1,4 posti vacanti per ogni disoccupato. Continua anche la “great resignation”: il livello e il tasso di dimissioni volontarie dei lavoratori sono saliti a 4,4 milioni e 3 per cento, rispettivamente (del tema, anche con riferimento al caso italiano, hanno scritto Francesco Armillei e Massimo Taddei su questo sito).
Non è immediato capire quali fattori determinino il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, ed è ancora più difficile prevedere se si tratta di uno sbilanciamento temporaneo oppure di un fenomeno di più lungo periodo. Molto dipenderà dalla capacità degli Stati Uniti di uscire dalla pandemia, ma anche dalla conciliazione famiglia-lavoro per i genitori.
In un prossimo articolo, analizzeremo più nel dettaglio le cause e le possibili soluzioni alle frizioni ancora presenti nel mercato del lavoro statunitense.
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