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Quanto contano le abilità non cognitive *

Le abilità non cognitive diventano sempre più importanti nella formazione e nel lavoro. Quale ruolo può svolgere la scuola nello svilupparle? Bisogna agire sia direttamente sugli studenti in orario scolastico, sia in maniera indiretta su insegnanti e famiglie.

Perché le abilità non cognitive sono importanti?

Nella scorsa legislatura la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge (n. 2493 del 2022) sullo sviluppo delle competenze non cognitive a scuola, nonostante le critiche di autorevoli commentatori, come quelle di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 28 gennaio 2022. L’iter non è stato completato, ma l’attuale maggioranza intende riprenderlo. Cerchiamo quindi di capire in che cosa consistano le competenze non cognitive e quanto siano legate agli esiti scolastici.

A partire da James Heckman, la ricerca sull’istruzione ha posto un’enfasi crescente sul ruolo delle abilità non cognitive (Anc). L’interesse nasce come reazione all’idea che il capitale umano sia pienamente misurabile solo dalle abilità cognitive. Il buon senso, prima ancora della dottrina, suggerisce che gli aspetti caratteriali di una persona – come perseveranza, autocontrollo, motivazione, coscienziosità o grit (un misto di tenacia, zelo e coscienziosità) sottolineata da Angela Duckworth e coautori (2007) – influiscano su risultati scolastici e prospettive di carriera lavorativa. La ricerca a cavallo fra economia e psicologia mostra infatti che gli apprendimenti sono influenzati dalle Anc, e non solo dalle abilità cognitive, e che queste hanno un impatto diretto sul successo lavorativo delle persone, oltre a quello indiretto attraverso gli apprendimenti.

È verosimile che le Anc assumeranno una posizione sempre più centrale nella formazione e nel lavoro: l’automazione e l’intelligenza artificiale possono infatti sostituire lavori standardizzati e ripetitivi; difficilmente però svolgeranno mansioni che richiedono una capacità di entrare in relazione con gli altri o di produrre idee originali e utili, che è la tipica definizione di creatività. Socializzazione, creatività e capacità di lavorare in gruppo sono dunque alcune delle Anc su cui l’istruzione scolastica dovrebbe puntare per fornire a tutti la garanzia di un lavoro interessante e ben retribuito.

Come può la scuola agire sulla personalità, la capacità di socializzazione e gli attributi emotivi degli studenti? Prima di tutto occorre chiarire l’oggetto su cui concentrare l’attenzione. In questo, la ricerca è ancora arretrata: nell’insieme delle Anc ricadono concetti distanti fra loro. Aree specifiche hanno attratto maggiore interesse nello spiegare i risultati scolastici e lavorativi: è il caso, ad esempio, dei tratti della personalità, descritti dalla teoria dei “Big Five” di Robert McCrae e Paul Costa: estroversione, gradevolezza, coscienziosità, nevroticismo, apertura mentale.

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In Germania, Naemi Brandt e coautori (2019) mostrano come sia soprattutto la coscienziosità a contare per la performance scolastica degli studenti a 15 anni di età (figura 1). Questo vale soprattutto per i voti ottenuti in classe in tedesco e matematica, quasi per nulla per gli esiti delle prove standardizzate, dove il contributo delle abilità cognitive è predominante (figura 2). Una possibile conclusione è che le valutazioni dei docenti siano condizionate dagli aspetti comportamentali degli studenti, mentre i test sono naturalmente più oggettivi. Inoltre, l’associazione tra coscienziosità e performance scolastiche in Germania è più evidente nei percorsi di studio indirizzati alla formazione universitaria (figura 1). L’impatto della personalità sugli apprendimenti, seppur non trascurabile, è però inferiore a quello delle competenze cognitive.

Quali sono le abilità non cognitive che interessa misurare?

Tra i quadri di riferimento internazionali comunemente adottati si possono citare alcune delle competenze chiave per l’apprendimento permanente della raccomandazione del Consiglio europeo; le competenze sociali ed emotive dell’Ocse, attualmente utilizzate su larga scala nell’indagine Survey on Social and Emotional Skills; le competenze dell’Education Endowment Foundation, che pone l’accento sulle Anc più malleabili e protettive per lo sviluppo personale sin dall’infanzia. Va però detto che considerarle separatamente dalle competenze cognitive è fuorviante, trattandosi invece spesso di fattori interdipendenti.

La mancanza di una definizione chiara e condivisa delle Anc si riflette nella varietà di metodologie di misurazione. L’approccio più utilizzato è quello dei questionari auto-riportati, che offrono una base scientificamente valida e sono facilmente somministrabili su larga scala. In aggiunta, esistono esperimenti controllati dove i partecipanti devono completare compiti più complessi, consentendo una misurazione più precisa di abilità specifiche. Dal punto di vista pratico, si propende verso gli strumenti auto-riportati, che hanno tempi di somministrazione più brevi grazie anche al digitale. Infine, recenti studi esplorano come estrarre misure delle Anc come la motivazione, l’impegno o la perseveranza dai metadati acquisiti tramite test di apprendimento svolti al computer (come i test Pisa).

Come si promuove lo sviluppo di queste abilità a scuola?

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Per valutare costi e benefici degli interventi a promozione delle Anc dobbiamo porci due domande. La prima è se le Anc siano modificabili e suscettibili a trattamenti specifici, soprattutto nel lungo periodo. La risposta è sì: si può agire positivamente sul loro sviluppo sin dalla prima infanzia, anche se gli studi in grado di verificarne a pieno gli effetti a lungo termine sono pochi.

La seconda domanda, forse più rilevante, riguarda l’effettivo impatto di queste abilità su altri fattori di successo durante la formazione scolastica e la transizione verso il mondo del lavoro. In una revisione sistematica e meta-analisi sulle evidenze di esperimenti randomizzati in questo campo, Lisa Smithers e coautori (2019) evidenziano come le Anc abbiano un ruolo significativo nel migliorare gli apprendimenti, almeno nel breve termine. Molti studi esaminati hanno inoltre posto l’accento sulla relazione causa-effetto tra la promozione di determinate Anc, da un lato, e fattori legati alla salute mentale e all’impegno a scuola, dall’altro. Non mancano infine indicazioni positive in ambito cognitivo e linguistico sugli effetti degli interventi di promozione delle Anc, che aprono scenari importanti dal punto di vista dei contesti applicativi. Le azioni in questo campo devono quindi agire da punti di vista diversi, sia direttamente sugli studenti in orario scolastico, sia in maniera indiretta, coinvolgendo e formando insegnanti e famiglie in percorsi extra-scolastici.

Figura 1 – Associazione tra abilità cognitiva e tratti della personalità (Big Five) con voti ottenuti in classe ed esiti prove standardizzate in tedesco a matematica

Fonte: Brandt et al.

Figura 2 – Il contributo di abilità cognitiva e tratti della personalità (Big Five) nello spiegare la varianza in voti ottenuti in classe ed esiti prove standardizzate in tedesco a matematica

Fonte: Brandt et al.

* L’articolo riprende alcuni contenuti dell’intervento di Andrea Gavosto al Festival Internazionale dell’Economia 2023 di Torino.

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Cosa c’è nel futuro di Mediaset

  1. Savino

    L’Italia è molto indietro nella valorizzazione di idee originali mentre persevera nella ripetitività del lavoro, apprezzando solo chi svolge con fedeltà il compitino affidato. Ecco perchè ci troviamo male proprio nelle strutture e nei rudimenti della dimensione produttiva, nel privato e nel pubblico. Bisogna dare più fiducia a chi ha qualcosa da dire e pretendere meno fedeltà, che si traduce in servilismo sui posti di lavoro.

  2. B&B

    Ho appreso la notizia dell’alunno strafottente, ignorante e somaro, che dopo avere aggredito l’insegnante di storia, asserendo di non studiarla perchè avrebbe seguito corsi di ingegneria, è stato premiato con un nove in condotta.
    Come ingegnere anziano mi vergognerei di avere un collega così mleducato, somaro e strafottente.
    Con questa abilitazione, immorale e immeritata, da parte della scuola pubblica, il cattivo soggetto sarà pronto ad entrare in ambienti inaffidabili come certi partiti dove non prevale il merito ma la corruzione e l’ideologia. Mai uscirà allenato ed educato ad entrare nella competizione, sana, del mercato. Sarà, nell vita, sempre e comunque un IGNORANTE MALEDUCATO.
    Fossi il ministro competente lo espellerei dalla scuola a vita.

  3. Isabella Pinucci

    Le abilità non cognitive sono certamente fondamentali nel facilitare il successo sia nell’ ambito educativo che in quello professionale – l’ho constatato empiricamente innumerevoli volte nel corso della mia carriera nel campo delle Risorse Umane. Mi resta qualche dubbio sulle reali possibilità della scuola italiana di promuovere lo sviluppo di queste competenze se gli studenti che fanno del male ai loro insegnanti non vengono nemmeno bocciati.

  4. Davide Viero

    Troverei ridicolo se non ci fosse un ambiente purtroppo favorevole, il che lo rende tragico, che si parli di uomini in termini di capitale umano. E che le uniche ANC (uso l’acronimo perché non meritano altro) siano quelle inerenti ad adattare l’individuo a ciò che vuole il dominante. Nessuna ANC che mette in discussione il contesto, come si richiede ad un uomo pensante e libero. La cosa stucchevole è l’incosapevolezza e la miopia con le quali, così facendo, confindustria sta segando il ramo sul quale è abbarbicata e da cui trae linfa. La tanto osannata innovazione è un prodotto di risulta della libertà, non della profilazione e del controllo. Lo capiranno dopo Gavosto. Forse.

  5. Luca Malgioglio

    Se anziché istruire e aiutare a crescere attraverso il lavoro sui contenuti culturali qualcuno nelle scuole – senza averne titolo – entrasse in modo para-professionale direttamente nelle questioni di personalità di bambini e adolescenti, compirebbe un abuso gravissimo e una violenza altrettanto grave, i cui danni potrebbero essere enormi; 2) La scuola dovrebbe alimentare il pensiero e la riflessione, l’esatto opposto del “non cognitivo”.
    https://nostrascuola.blog/2022/01/14/competenze-non-cognitive-le-parole-dello-psicoanalista/

  6. Pietro Della Casa

    mmm… mi pare si mettano insieme le abilità non cognitive con i bias valutativi. Il discorso sarebbe lungo, mi limito a dire che le persone reagiscono alle variazioni più che ai valori assoluti, per cui – per dire – un alunno asino che mostra lieve miglioramente sarà percepito in modo molto più positivo dai suoi insegnanti di un alunno bravo che ha perso qualche colpo.

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