Il Piano estate per le scuole ha obiettivi corretti. Ma i dati del ministero non permettono di capire se sia stato o meno un successo. Sembra modesta la partecipazione degli istituti. E forse serve una nuova formula per trovare insegnanti disponibili.

Scuole aperte con il Piano estate

Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha rilasciato una compiaciuta dichiarazione sugli esiti del Piano estate che “rappresenta un impegno concreto del nostro ministero per garantire a tutti gli studenti opportunità di crescita di qualità, anche al di fuori del tradizionale anno scolastico, e alle famiglie un supporto concreto durante i mesi estivi. Con circa 950mila studenti coinvolti, oltre 4.500 le scuole che hanno partecipato. Possiamo dire che il Piano estate è stato un successo. La scuola è punto di riferimento per studenti e famiglie anche nei mesi estivi”.

L’iniziativa ministeriale (alla sua terza edizione) coglie indubbiamente un problema: sappiamo infatti che garantire agli studenti, soprattutto quelli fragili, l’accesso ad attività estive che abbiano valore non soltanto ricreativo, ma anche educativo, rappresenta un valido strumento per contrastare la perdita di apprendimenti che inevitabilmente si manifestano durante i periodi di chiusura delle scuole.

Se poi le attività si svolgono all’interno delle scuole, con la partecipazione degli insegnanti e di educatori formati, allora aumenta di molto la possibilità che diventi davvero un “ponte” per passare agevolmente da un anno scolastico all’altro. Ne è un esempio Arcipelago Educativo, progetto realizzato da Save the Children con Fondazione Agnelli, i cui benefici sull’apprendimento e su dimensioni non cognitive sono dimostrati da una valutazione indipendente realizzata da Fbk-Irvapp.

Ma abbiamo sufficienti elementi per dire che il Piano estate sia un’iniziativa di successo?

Le risorse del piano estate

Per cominciare vediamo quale è stata la scelta sulla assegnazione delle risorse e quale la risposta delle scuole in termini di partecipazione e utilizzo.

L’11 aprile 2024, il ministero dell’Istruzione e del merito ha lanciato un avviso pubblico per il Piano estate 2023-2024 e 2024-2025, con l’obiettivo di ampliare e sostenere l’offerta formativa durante la sospensione estiva delle lezioni. L’importo complessivo stanziato è di 400 milioni di euro, provenienti dal Fondo sociale europeo Plus (Fse+), così suddiviso:

– 131 milioni di euro per le regioni “più sviluppate”

– 32 milioni di euro per le regioni “in transizione”

– 237 milioni di euro per le regioni “meno sviluppate”.

Con una nota del 19 aprile, il ministero amplia il Piano estate consentendo alle scuole di includere nelle proposte progettuali delle attività a valere anche sui fondi Pnrr e Pon 2014-2020. In particolare:

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– Pnrr M4C1: 750 milioni di euro per ridurre i divari territoriali e combattere la dispersione scolastica, con ulteriori 40 milioni per i centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia). M4C1: 600 milioni di euro per promuovere competenze Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica), digitali e linguistiche, garantendo pari opportunità e parità di genere.

– Pon 2014-2020 – Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto): 140 milioni di euro per esperienze all’estero e percorsi di formazione linguistica.

Le risorse si espandono così notevolmente, potendo attingere da tre bacini di fondi differenti.

La partecipazione complessiva è però risultata modesta, coinvolgendo all’incirca un istituto scolastico su due su scala nazionale (tabella 1) e con rilevanti disparità regionali. Ma il dato più rilevante è dato dalla generale e marcata difficoltà nell’assorbimento delle risorse disponibili (tabella 2), con particolare criticità nelle regioni Fse “meno sviluppate”.

Tabella 1 – Tasso di partecipazione e risorse richieste (evidenziati i maggiori scostamenti dalla media verso l’alto e verso il basso)

Fonte: Elaborazioni Fondazione Agnelli su dati ministero dell’Istruzione e del merito.

Il totale richiesto è di soli 237 milioni che rappresenterebbe il 59 per cento delle risorse destinate (tabella 2) se tutte le attività progettuali insistessero sul “Piano estate” tout court (ovvero quello annunciato l’11 aprile). Ma il ministro, nelle sue dichiarazioni, ha parlato di più di 40 mila studenti coinvolti in percorsi Pcto e 110mila studenti in formazione in vari percorsi Pnrr, quindi tutte le percentuali di utilizzo sono (quasi certamente) sovrastimate. Un calcolo preciso del tasso di utilizzo non è al momento possibile, perché il ministero ha pubblicato le graduatorie con gli importi totali senza spacchettarli per fondo di afferenza.

Tabella 2 – Utilizzo delle risorse

Fonte: Elaborazioni Fondazione Agnellisu dati ministero dell’Istruzione e del merito.

Obiettivi, strumenti, criteri

Il Piano estate si prefigge l’obiettivo di “assicurare che le scuole rimangano aperte durante l’anno, offrendo attività di formazione e aggregazione, specialmente per bambini e ragazzi che potrebbero non avere altre opportunità di arricchimento personale e crescita durante l’estate”.

I criteri di selezione adottati dal ministero vanno sicuramente nella direzione giusta: garantiscono punteggi maggiori alle scuole con elevato tasso di abbandono scolastico e basso status socioeconomico e culturale delle famiglie. Tuttavia, pur ammettendo che le scuole che hanno risposto al bando siano quelle con il bisogno maggiore, non sappiamo se al proprio interno hanno individuato gli studenti coerentemente con questo principio, né quanti siano effettivamente coinvolti nelle attività. Dalla letteratura – e da quanto sperimentato nel progetto Arcipelago Educativo – sappiamo infatti che garantire opportunità ai bambini e i ragazzi che in estate non possono contare su altre esperienze educative e ricreative di qualità a causa di particolari situazioni familiari consente di contrastare (o limitare) le perdite di apprendimento che si manifestano durante la lunga interruzione e, al contempo, di migliorare le competenze non cognitive.

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Altra informazione al momento omessa è come siano strutturate le attività all’interno delle scuole: qual è la distribuzione dei moduli nelle 30, 60 o 100 ore (questi ultimi solo per le lingue) previste dal bando? Cosa riguardano? E quanto sono coerenti con l’obiettivo principale di contrastare le perdite di apprendimento estive? Gli unici dati provengono dalla dichiarazione del ministro che parla di 1.112.070 ore di formazione e didattica aggiuntiva e di attività così articolate:

  • consapevolezza ed espressione culturale: 21,9 per cento;
  • sport: 18,7 per cento;
  • ⁠competenze personali, relazionali e sociali: 14,9 per cento;
  • competenze Stem: 11,2 per cento;
  • contrasto alla dispersione scolastica, italiano, lingua straniera, coding e competenze digitali, Pcto all’estero, cittadinanza; competenze imprenditoriali: 33,3 per cento.

Le graduatorie pubblicate dal ministero dell’Istruzione e del merito non riportano nemmeno il periodo di svolgimento delle attività; il piano, infatti, copre tutto il periodo fino al 31 dicembre 2025, quindi non è chiaro quanta parte delle risorse sarà attivato per questa estate, quanta per la prossima e quanta per attività “fuori dal tempo scuola” nel corso dell’anno scolastico 2024-2025.

Data l’ingente quantità di risorse residue, sarebbe auspicabile un bando integrativo che consenta ad altre scuole di progettare attività per l’estate 2024-2025, contando su tempi di risposta più lunghi che, quindi, permettano anche di individuare con largo anticipo insegnanti disponibili a svolgere attività in periodi in cui sono solitamente lontani dalle aule. Tuttavia, potrebbe non essere sufficiente: infatti già nel 2023, il bando era stato annullato a causa della scarsa risposta delle scuole nell’anno precedente. Ciò spinge a pensare che, probabilmente, sia la formula stessa del bando che necessiti di essere ripensata. Magari usando strumenti di valutazione che forniscano evidenza utile a capire le ragioni della (mancata) partecipazione e quali tipi di intervento sarebbero più adeguati a raggiungere gli obiettivi dichiarati.

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