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Programma Gol: troppe differenze tra regioni

Perno delle politiche per il lavoro del Pnrr, il programma Gol mostra dati positivi sulle prese in carico dei disoccupati. Sull’effettiva erogazione dei servizi rimangono profonde differenze tra territori: pochi ne garantiscono i livelli essenziali.

Che cosa promette il programma Gol

Sono più di un milione i soggetti presi in carico dal programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) per accompagnarli nel mercato del lavoro. Il risultato, comunicato con enfasi dall’Anpal nel suo ultimo focus (n. 158/2023), sottolinea il superamento del target nazionale (a eccezione del Molise) e certifica il costante tasso di crescita dell’ingresso di persone nel programma. Questi numeri, tuttavia, non bastano per gioire.

Gol è il perno dell’azione di riforma delle politiche per il lavoro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Missione 5, Componente 1) insieme al Piano strategico nazionale sulle nuove competenze (Pnc) da attuare in sinergia con il Piano straordinario di rafforzamento dei centri per l’impiego (Cpi), anch’essi inseriti nel Pnrr.

Oltre alla presa in carico di tre milioni di disoccupati entro il 2025, Gol prevede, tra l’altro, l’erogazione di una efficace offerta di servizi secondo standard comuni e uniformi su tutto il territorio nazionale (costituenti “livello essenziale della prestazione”, o Lep), piani di formazione personalizzati, la piena integrazione tra le attività di formazione per upskilling e reskilling promosse dai Cpi e quanto previsto nel Piano nuove competenze, in particolare sulle competenze digitali; nuovi meccanismi che rafforzino e rendano strutturale la cooperazione tra il sistema pubblico e quello privato, soprattutto con riferimento all’identificazione dei fabbisogni di competenze e alla disponibilità di offerte di lavoro.

Il problema è che, di tutto questo, poco o nulla è stato realizzato finora.

La differenza fondamentale tra “presi in carico” e “beneficiari”

Il focus pubblicato dall’Anpal dice che nel primo semestre 2023, in relazione al totale delle prese in carico, soltanto sette regioni (Veneto, provincia autonoma di Bolzano, Sicilia, Abruzzo, Marche, Umbria ed Emilia-Romagna) hanno superato una quota del 50 per cento – cioè hanno raggiunto nel 2023 più beneficiari che nel 2022. Tra l’altro, l’Umbria già nel 2022 aveva superato il 50 per cento dell’obiettivo. Utilizzando il target 2022 come parametro (in attesa degli obiettivi per il 2023, a luglio ancora in corso di definizione), il Friuli-Venezia Giulia resta la regione che raggiunge più beneficiari, seguita dall’Umbria e dal Veneto.

Il problema nasce sulle politiche attive erogate alle persone prese in carico. Secondo quanto emerge dallo stesso focus chiuso il 10 luglio, ai presi in carico dai Cpi è stato offerto soltanto un assessment quali-quantitativo, ossia un orientamento di base, la sottoscrizione di un patto di servizio personalizzato e l’individuazione di uno tra i quattro percorsi previsti nel Programma.

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Nel quadro delle politiche attive che i servizi per il lavoro dovrebbero proporre successivamente all’orientamento di base, erogato in sede di assessment, è possibile attivare ulteriori interventi: l’orientamento specialistico; l’accompagnamento al lavoro; l’attivazione del tirocinio; l’avviamento a formazione; la gestione di strumenti finalizzati alla conciliazione vita lavoro; l’attività di supporto all’autoimpiego, al lavoro autonomo e all’autoimprenditorialità.

Il focus di Anpal non dice se e quali tra questi servizi specialistici siano attivati nelle diverse regioni italiane. E questo perché, come specifica l’Agenzia, al 10 luglio 2023 i dati sulle attività proposte o avviate dopo la presa in carico non sono ancora consolidati, in quanto non è possibile distinguere le situazioni in cui le informazioni sono assenti per mancata alimentazione del sistema informativo da quelle di mancata attivazione delle misure per incapacità o inefficienza degli operatori.

L’Anpal, dunque, suggerisce di analizzare i dati con molta prudenza, avvertendo che le indicazioni riportate hanno un valore puramente indicativo.

Nei primi mesi del 2023 la disomogeneità nell’alimentazione del sistema informativo da parte delle regioni è stata progressivamente superata e le politiche attive del lavoro proposte – cioè condivise con il lavoratore e programmate nei patti di servizio – incominciano a essere registrate nel sistema informativo, seppure ancora in maniera non esaustiva.

Meno affidabile è la registrazione delle politiche concretamente avviate, considerato che l’erogazione è demandata per la gran parte ai soggetti accreditati. Tra questi vi sono gli enti di formazione, che con Gol entrano per la prima volta tra i soggetti che offrono le misure indicate nel patto di servizio. In alcuni casi (ma il rapporto non dice quali) questi soggetti non accedono ancora al sistema informativo alimentato dagli operatori pubblici dei centri per l’impiego per la registrazione delle informazioni, che dunque non sono aggiornate.

La frammentazione regionale tra le politiche attive proposte e quelle effettivamente avviate

Dai dati aggregati risulta che, a livello nazionale, solo per il 44,7 per cento (598 mila) dei presi in carico dai Cpi è stata proposta o avviata una politica attiva. A livello regionale, emergono profonde differenze. Solo una esigua parte delle regioni o province autonome si collocano sopra il 50 per cento tra presi in carico e beneficiari di una attività proposta o avviata: Emilia Romagna (89,7); Friuli Venezia Giulia (97,5); Liguria (53,2); Puglia (77,5); Toscana (84,8); provincia autonoma di Trento (62,3); Umbria (64,6); Valle d’Aosta (88,7).

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Le altre restano sotto al 50 per cento: Abruzzo (43); Basilicata (31,3); provincia autonoma di Bolzano (35,2); Calabria (24); Lazio (40,6); Campania (26,9); Lombardia (26,2); Marche (46.8); Molise (6,0); Piemonte (42.7); Sardegna (25,6); Sicilia (15,5); Veneto (35,9).

Dall’analisi dei presi in carico e dei beneficiari di politiche attive risulta quindi che il programma Gol, per il momento, è ancora il prodotto di una attività prevalentemente burocratico-amministrativa che si ferma alla presa in carico. A ciò si aggiunge che l’Italia non riesce ancora a garantire in ugual misura a tutti i cittadini i medesimi servizi su tutto il territorio nazionale. Basti pensare che in Friuli Venezia Giulia su 39.010 presi in carico sono state proposte o avviate politiche attive per 36.570 beneficiari. Invece, in Lombardia su 147.576 presi in carico hanno beneficiato di Gol soltanto 38.661 persone; lo stesso in Calabria, dove su 50.479 presi in carico hanno beneficiato di politiche attive soltanto 12.106 disoccupati.

I dati sono molto preoccupanti perché la platea di Gol è costituita da persone in cerca di occupazione soggette alla cosiddetta condizionalità: un meccanismo che collega il sostegno del reddito alla attivazione, per evitare da una parte il rischio che rimangano senza sussidio e senza lavoro, dall’altra lo sperpero di risorse pubbliche.

Ce ne è abbastanza per chiedere alle strutture amministrative del ministero del Lavoro subentrate ad Anpal e alla società in house Sviluppo Lavoro Italia spa, che sostituisce Anpal Servizi, di mettersi subito al lavoro per esigere dalle regioni il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni.

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  1. Su quaranta corsi a Pescara ne sono partiti 3, gli altri fermi perché non raggiungono la quota minima di 4 persone. Questa situazione è riferita atutte le agenzie della provincia di Pescara e Chieti. Non credo che sono riusciti a dare qualcosa che aiuti realmente ad un inserimento nel mondo del lavoro ma solo a giustificarsi x tutte le loro adempimenti.

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