Migliorare la qualità didattica dei percorsi di istruzione e formazione professionale e quindi l’occupabilità di chi li frequenta è un obiettivo Ue. Per raggiungerlo può essere utile definire un’agenda comune che prenda spunto dalle attività più efficaci.

Gli iscritti alla formazione professionale in Europa

L’istruzione e formazione professionale (Vet – Vocational Education and Training) mira a fornire a giovani e adulti le competenze specifiche richieste dal mercato del lavoro, secondo la definizione Cedefop.

Per favorire la transizione nel mercato del lavoro per i giovani fino ai 30 anni entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione, gli stati membri dell’Unione europea hanno siglato il Reinforced Youth Guarantee, un impegno a garantire un’offerta di qualità in termini di formazione permanente, apprendistato, tirocinio, e occupazione. In tale ottica, il Consiglio dell’Ue, tramite la raccomandazione del 24 novembre 2020, ha stabilito l’obiettivo di raggiungere una percentuale di occupazione tra i diplomati Vet dell’82 per cento entro il 2025.

Tuttavia, le modalità con le quali la formazione Vet è offerta differiscono tra i paesi Ue-27, e differisce anche la percentuale di studenti che decide di intraprendere percorsi professionali invece che generali (licei).

L’offerta di istruzione Vet già a partire dalla scuola “media” è piuttosto rara, localizzata in alcuni paesi, come Repubblica Ceca, Grecia e Spagna, dove la partecipazione è limitata, con percentuali di iscritti inferiori al 2,6 per cento, e Belgio, dove la percentuale arriva al 35 per cento, con una media Ue-27 del 4,9 per cento

In altri paesi, Italia inclusa, la distinzione tra percorsi generali e professionali avviene dalla scuola “superiore”, con una media di iscritti del 49 per cento. La percentuale varia non solo tra paesi, ma anche tra regioni, ad esempio in Italia o in alcuni länder tedeschi. In generale, i percorsi Vet sono scelti con percentuali superiori nella regione balcanica e in quella centro-orientale (figura 1).

Figura 1 – Percentuale di iscritti in percorsi professionali, scuole secondarie (Ue-27, 2021)

Fonte: Eurostat
Nota: I dati fanno riferimento alla classificazione Nuts-2. Per includere nelle figure anche i dati sulla Germania, sono imputati i valori di Nuts-1 presenti nei dataset Eurostat.

Laddove il percorso formativo Vet non terziario raggiunge il livello post-secondario (figura 2), si distinguono due tradizioni: nella prima i corsi post-secondari sono solamente di tipo professionale, nella seconda l’offerta è più variegata e di carattere più generale, come in Francia e Svezia. La media Ue-27 di iscritti resta tuttavia nettamente a favore di percorsi Vet (94,5 per cento).

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Figura 2 – Percentuale di iscritti in percorsi professionali, post secondari non terziari (Ue-27, 2021)

Fonte: Eurostat

Italia, Francia e Germania a confronto

Per meglio comprendere le differenze nei sistemi Vet, prendiamo in considerazione gli esempi di Francia, Germania e Italia, paesi caratterizzati da un numero simile di iscritti, superiore ai 2 milioni. I sistemi differiscono tra loro per le modalità di governance, per la strutturazione dei programmi e per il legame con il mercato del lavoro. I sistemi sono resi comparabili tra loro dai livelli di riferimento del Quadro europeo delle qualifiche (Eqf).

In Italia, l’offerta comprende programmi triennali di istruzione e formazione professionale (Eqf-3), programmi quadriennali (diploma professionale di tecnico) e quinquennali (Eqf-4), che consentono l’accesso all’università e prevedono l’alternanza scuola-lavoro. A livello post-secondario, ci sono i corsi annuali di istruzione e formazione tecnica superiore, Ifts e i corsi terziari non universitari biennali o triennali forniti dagli istituti tecnici superiori, Its.

In Francia, gli studenti devono scegliere nel lycée tra un percorso triennale generale o tecnologico (Eqf-4), che permette l’accesso all’università, o un percorso professionale che porta a un diploma di baccalaureat in tre anni o a un certificato professionale in due anni (Eqf-3). Il curriculum tecnico del lycée propone un percorso biennale che consente di ottenere il Brevet de Technicien Supérieur (Eqf-5) e apre la strada a una laurea triennale (Eqf-6) e a un master (Eqf-7). La particolarità del sistema francese è la gratuità dei percorsi formativi a tutti i livelli e l’accento sul lifelong learning, con le aziende obbligate a contribuire finanziariamente alla formazione del personale.

Il sistema tedesco si basa su un sistema duale di apprendistato di tre anni (Eqf-4). Circa il 75 per cento dell’apprendimento è basato sul lavoro, con le aziende che compensano gli studenti. Ci sono anche programmi nelle scuole professionali (Eqf-2-4) e corsi post-secondari (Eqf 4-5) che consentono l’accesso all’università. A livello terziario, coloro che possiedono qualifiche professionali ed esperienza nel settore possono ottenere qualifiche più avanzate (Eqf 5-7). I programmi duali (Eqf 6-7) combinano formazione accademica e Vet, con una significativa percentuale (almeno il 40-50 per cento) di formazione in azienda finanziata dalle imprese, agevolando la transizione al mercato del lavoro e contribuendo a un alto tasso di occupazione. Lo stesso modello di governance dei sistemi scolastici Vet in Germania è basato su una stretta cooperazione tra stato, imprese e parti sociali.

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L’occupabilità dei percorsi Vet in Europa

Le differenze nei sistemi di Vet in Europa riflettono diverse tradizioni e approcci, ma anche fattori demografici – come l’età della popolazione e le migrazioni -, economici o connessi al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione dei giovani not in education and training (Net) diplomati nei percorsi Vet varia tra i paesi, con percentuali del 51 per cento in Italia e superiori all’85 per cento in Austria, Germania, Olanda e Svezia (figura 3).

Figura 3 – Tasso di occupazione di giovani Net dopo il conseguimento del diploma (Ue-27, 2021)

Fonte: Eurostat

La bassa percentuale di occupati in Italia è spiegabile in parte dall’elevata quota di abbandono precoce e dal minore vantaggio sul mercato del lavoro rispetto agli altri paesi. La qualità e l’aggiornamento costante della formazione Vet e il rapporto formazione-lavoro possono costituire i fattori chiave su cui agire per mantenere gli studenti italiani all’interno del sistema scolastico, rendendolo più attrattivo e inclusivo, e conferendo agli studenti le competenze richieste dal mercato del lavoro.

Un’agenda comune per la formazione Vet

Per rendere più funzionale il sistema Vet in termini di occupabilità e di iscrizioni, sarebbe utile favorire lo scambio e l’adozione delle migliori pratiche tra i paesi europei. La retribuzione degli studenti nei percorsi scuola-lavoro, come avviene in Francia e in Germania, e una maggiore personalizzazione dei percorsi formativi può favorire la partecipazione studentesca. Con questo stesso obiettivo, può rivelarsi utile il sistema di ramificazione tra percorsi liceali e professionali del modello francese, dove gli studenti possono intraprendere un percorso comune e scegliere solo successivamente se proseguire con una formazione generale o tecnica. E le forti collaborazioni tra imprese e sistemi di formazione, come da modello tedesco, possono saldare il ponte tra la scuola e il lavoro, aumentando i livelli di occupabilità.

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