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In questa puntata conversiamo con Roberto Perotti, professore di politica economica alla Università Bocconi, per analizzare la nuova legge di bilancio e lo stato dei conti pubblici italiani.
È la quarta manovra del governo di Giorgia Meloni: vale 18,5 miliardi di euro, mantiene alta la pressione fiscale e privilegia l’equilibrio dei conti rispetto a politiche di stimolo. Tra le misure principali ci sono la riduzione dell’Irpef per il ceto medio e nuove tasse su banche e assicurazioni. Una strategia di continuità, che punta alla stabilità ma lascia aperte domande sul rilancio della crescita.
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Savino
Le ultime 35 leggi di bilancio sono un copia e incolla l’una dell’altra. Si dice al 30%-40% degli italiani che pagano regolarmente le tasse, avendo una busta paga, con stipendi e pensioni scarsamente adeguati da quando non c’è più la scala mobile ( 1983/1984), che debbono tirare ancora un pò la cinghia e si taglia su ogni settore pubblico. Lo Stato non investe su nulla e dismette in tutti i settori, cedendo, un pezzo per volta tutti i gioielli di famiglia. Solo che dopo 35 anni di tagli l’Italia non è più la stessa, è stata proprio modificata nella sua sagoma, non ha piani industriali, non ha sanità pubblica, non ha modelli formativi, non ha trasporto pubblico, non ha personale personale ricambiato nei servizi essenziali. Lo Stato si è venduto le ferrovie, si è venduto le poste, ha smantellato nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni. Nemmeno la destra sociale o i ministri che appartenevano alla sinistra radicale sono riusciti a muovere foglia, anzi l’ideologia è evaporata, così come è successo ai cosiddetti fenomeni come Draghi o Monti. Quando vanno al Governo sanno fare solo la stessa cosa, che penalizza sempre le stesse persone e lo zoccolo duro dell’economia. Se non c’è iniziativa pubblica, quindi politica, quindi identitaria ideologicamente, il ragionamento sparisce e rimane la ragioneria, magari creativa, allora il malato economico (che, poi, si identifica in popolo e territorio) non guarisce. Se, poi, vogliamo propagandare che tutto va bene, quello era ed è tuttora il vero stampo sovietico.
Sergio
Certamente i tre anni di ” cura Meloni” hanno fortemente contribuito al declino socio-economico del nostro Paese che, tuttavia, già da anni si trovava su un piano inclinato .Da troppi anni l’Italia ha avuto una politica da ” bagno maria”, senza scelte che richiamassero ii valore della solidarietà, che dovrebbe essere fondativo di una società . Così, passo dopo passo, senza accorgercene oggi ci troviamo ingabbiati in un reticolo di leggi e norme che progressivamente hanno spostato l’asse della bilancia a favore dei diritti dei privati a scapito di quelli sociali. Così, ad es,, la legge fiscale prevede una risibile progressività ch e consente accumulo di ricchezza a soggetti privati a scapito delle risorse pubbliche. Oggi si discute da quale reddito in sù si è ricchi, ma si dimentica che rcchezza e povertà sono condizioni di relazione : penso non sia giusto vietare la ricchezza privata, ma ritengo doveroso contenerla per evitare che possa comportare effetti negativi sul costo della vita e sull’insieme dei diritti per coloro che non ne dispongono.