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LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Raccogliendo il disagio diffuso per lo stato dell’Università italiana, gli studenti di Alternativa Democratica hanno cercato di far sentire la loro voce sull’argomento, approfittando dell’occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in Bocconi. Il risultato della mobilitazione ha visto come soluzione la proposta, da parte dell’Università, di consegnare una lettera firmata da tutti i rappresentanti degli studenti nelle mani del Presidente della Repubblica. Questa iniziativa, che per la natura delle proposte come per i metodi messi in atto, avrebbe avuto per lo meno il merito di rappresentare una prospettiva riformista sull’argomento, è stata trattata dalla stampa con una certa superficialità. Invitiamo tutti i lettori al workshop che si terrà all’Università Bocconi il 14 novembre.

Signor Presidente della Repubblica,

siamo rappresentanti degli studenti dell’Università Bocconi, ateneo che oggi Ella ha voluto onorare della Sua presenza in occasione dell’inaugurazione del nuovo edificio.
Abbiamo deciso di scriverLe questo messaggio, mossi dalla sua richiesta di “superare il clima di pura contrapposizione e aprirsi all’ascolto delle rispettive ragioni”, consapevoli del fatto che il dibattito in corso sul futuro dell’università e della ricerca in Italia sia cruciale per il nostro futuro di cittadini.
Seppur provenienti da esperienze e sensibilità molto diverse, condividiamo l’urgenza di agire insieme per risolvere i problemi dell’Università italiana.
E’ nostra ferma convinzione che il sistema universitario italiano sia in profonda crisi e che questo stato di difficoltà sia strettamente connesso al destino dell’intero Paese. E’ necessario intervenire con una profonda riforma delle regole che sono alla base del funzionamento degli atenei e del complesso degli strumenti che garantiscono il diritto allo studio, ma siamo d’altro canto contrari a intraprendere un percorso del genere cominciando dalla “dieta” forzata a cui la legge 133/2008 ha sottoposto le università italiane e la ricerca.
Alla base del funzionamento del sistema universitario vi è la questione del finanziamento degli Atenei. L’attuale metodo di ripartizione delle risorse è motivo di grande insoddisfazione: in generale, guardiamo con sfavore il perpetuarsi del sistema di finanziamento basato essenzialmente sulla spesa storica e sul numero degli studenti iscritti, e auspichiamo che tali risorse siano maggiormente vincolate a criteri che tengano conto dei risultati raggiunti, magari attraverso un’agenzia indipendente di valutazione che premi il merito e la qualità.
Peraltro, la prevista riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario colpisce indiscriminatamente centri di eccellenza, efficienti nella gestione e produttivi nella ricerca e nella didattica, così come Università che offrono una formazione di livello decisamente inferiore.
Altrettanto preoccupante è la situazione presente e futura dei nostri centri di ricerca. Nella società della conoscenza un paese che non investa in ricerca e sviluppo è condannato a un lento declino economico e alla marginalizzazione sul piano internazionale.
Consci che la riforma del sistema non possa essere promossa solo dall’esterno, riconosciamo che un’importante responsabilità di questo stato di cose sia da attribuire agli intellettuali che animano l’università italiana; essi, lungi dal disegnarne un futuro sostenibile e al passo coi tempi, hanno spesso interpretato il proprio ruolo in maniera opportunista e conservatrice. Pertanto auspichiamo una maggiore assunzione di responsabilità da parte della classe docente, tramite l’adozione di criteri più rigorosi per la selezione e l’avanzamento di carriera.
L’altro fondamentale strumento di incentivo per il sistema universitario è la garanzia del diritto allo studio. Essa consente agli studenti di scegliere l’università liberamente, solamente in base alla qualità e non ai vincoli imposti dalla condizione economica di provenienza; permette inoltre ai “capaci e meritevoli” di emergere, così come previsto dalla nostra Costituzione.
La soluzione alle problematiche del sistema universitario non può dunque essere la prevaricazione dello stesso diritto allo studio da parte di alcune minoranze. Il tentativo in atto in alcuni Atenei di interrompere lo svolgimento delle attività didattiche, se non condiviso, è lesivo della libertà individuale e senz’altro inadeguato a rispondere all’emergenza universitaria.
Data l’asprezza del confronto politico odierno, ci appelliamo a Lei, nella Sua veste di garante della Costituzione e rappresentante dell’unità nazionale, e nel rispetto assoluto della Sue prerogative, affinchè inviti le forze politiche presenti nel Parlamento ad affrontare in modo organico la questione universitaria e ad aprire un dibattito che porti ad una riforma profonda del sistema vigente, migliorando l’organizzazione e l’efficacia degli istituti di ricerca e promuovendo la piena realizzazione del diritto allo studio.

I gruppi dei rappresentanti degli studenti presso gli organi accademici dell’Università Bocconi

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SOTTO LA SOGLIA CAMBIA LA GARA

  1. Luigi Marozzi

    Finalmente una lettera che esprime una posizione studentesca ragionata ed equilibrata. Peccato che questi ragazzi non abbiano avuto il giusto peso sui media che hanno invece avuto i picchiatori e i violenti…

  2. Luigi Zoppoli

    La lettera è del tutto apprezzabile nel merito e nel metodo. Devo sottolineare anche che esprime concetti che, per ragioni varie, ho potuto e voluto ascoltare da parte degli universitari tirestini, udinesi e padovani. Nè alcune dichiarazioni di studenti raccolte dai media sono state troppo dissimili.
    Quello che va censurato è il modo fazioso, incivile con cui governo e maggioranza hanno gestito la vicenda. Stavolta il ricitrullimento mediatico e televisivo non ha funzionato, mostrando invece un graditissimo e civile risveglio di coscienza civile e voglia di battersi per una causa giusta.
    luigi zoppoli

  3. Massimiliano Forte

    Non posso che concordare sottolineando tre aspetti importanti che questo messaggio presenta: gli studenti parlano di "societa’ della conoscenza" in un paese nel quale da anni viviamo lo scempio di una "societa’ delle conoscenze" basata su un’economia di relazione che premia solo i mediocri. La frase "un futuro sostenibile e al passo coi tempi" coglie in sintesi la capacita che i giovani oggi hanno nell’individuare la missione che un paese moderno dovrebbe perseguire. La garanzia del diritto allo studio e’ un richiamo alla rottura del binomio "capacita’ di reddito/diritto allo studio". Uno Stato deve sapere allevare i talenti e i meritevoli, di ogni estrazione sociale.

  4. Guido Osimo

    La lettera è molto buona l’unico punto che non mi convince è quando sostenete che "siamo contrari a intraprendere un percorso del genere cominciando dalla “dieta” forzata a cui la legge 133/2008 ha sottoposto le università italiane e la ricerca" invece a me è sembrato un ottimo punto di partenza, almeno come provocazione intellettuale l’Università italiana non funziona? è al collasso? è un sistema inefficiente, che spreca soldi, che ama autogovernarsi ma è totalmente incapace di autoriformarsi, che continua a sostenere (non senza ragioni!) che in uno stato moderno bisognerebbe spendere di più per la ricerca, ma poi trucca i concorsi? e io ti dò meno soldi, tanto li butti via, almeno sono di meno… e chissà che con meno soldi a disposizione da dividersi, i magnifici rettori delle università più virtuose non comincino a ringhiare un po’ verso i magnifici rettori delle università meno virtuose, invece di vederli come esimi colleghi… forse quando la torta è più piccola ci si ingegna e ci si impegna di più… insomma, non so se ho ragione, ma inviterei a essere meno ideologici su questo punto.

  5. Moreno

    Se il testo può sembrare in alcuni punti condivisibile, non posso esimermi dal porre riserve su alcuni dei punti presenti nel documento, dovuti forse alla provenienza dello stesso e alla sua sinteticità. Da un lato, non posso far altro che essere d’accordo sulla situazione di crisi strutturale denunciata dagli studenti della Bocconi, allo stesso modo in cui mi pare necessaria e urgente una riforma del sistema universitario nel suo complesso, riforma che parta da un doveroso ridimensionamento di una troppo tutelata classe docente e che ci permetta di ritornare ad essere competitivi sul piano internazionale. Dall’altro lato, il documento mi pare gravemente deficitario dal lato dell’analisi del sistema che ha permesso tale sfacelo. Se si può concordare con la denuncia dei tagli, comincio già a non cogliere, solo per fare un esempio, la critica ai tagli indiscriminati, quasi a giustificare il recente cambio di rotta del ministro Gelmini che di fatto fa ricadere la colpa della gestione scellerata di alcuni atenei sugli studenti che usufruiscono di questi. Ma questo è solo un punto di perplessità.

  6. Tommaso Aquilante

    Veramente c’è poco da fare: o i fondi seguono la qualità della ricerca (Perotti), oppure le riforme hanno solo un effetto gattopardesco. Sono d’accordo col professor Osimo. Aggiungo qualcosa. Ho notato alcune cose seguendo il dibatto sulla scuola e sull’università. Primo: il 68 in Italia ha fatto più danni di qualunque altro periodo storico. Dovremo capire come mai in Italia è durato 40 anni (e ancora dura) e in Francia, ad esempio, è durato 4 giorni. Secondo: quasi tutti i rappresentati che ho visto in TV, avevano 30, 29 anni ed erano tutti fuori corso (cosa dovrebbero rappresentare?). Terzo: molti contestatori non hanno letto i provvedimenti ma tutti ne parlano e dicono cose che suonano come "il ruolo sociale nelle zone depresse", "il diritto allo studio per tutti". Tutte cose spesso vuote. L’università no è la scuola dell’obbligo. Se uno non ha la testa per fare l’università o peggio per fare il ricercatore, dovrebbe fare un altro mestiere. Perché nessuno di quegli studenti è per un serio numero chiuso in modo che ad essere ammessi siano gli studenti che hanno le capacità? No!

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