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LE PROVE, L’INFORMAZIONE E GLI ESAMI DI TERZA MEDIA *

Molte delle polemiche di questi giorni derivano dalle preoccupazioni circa il possibile uso delle rilevazioni per finalità diverse. Preoccupazioni legittime, ma non radicate sulla realtà dei fatti perché non esiste al momento in Italia nessuna prospettiva di altro uso delle rilevazioni. Esistono invece delle sperimentazioni avviate dal ministro; ma si tratta per l’appunto di sperimentazioni. Per definizione una sperimentazione serve a studiare quali siano le conseguenze di certe scelte. Si ragionerà sui pro e i contro di possibili modelli di accountability quando avremo le evidenze prodotte dalle sperimentazioni. In assenza di evidenze empiriche continueremo ad avere un contrasto di opinioni, tutte legittime, ma comunque opinioni.

TEST PREPARATI DAGLI INSEGNANTI

In molti commenti le prove vengono accusate di essere come i quiz della patente, fuori dalla pratica delle scuole, calate dall’alto e subite dagli insegnanti, nozionistiche, difficili, incoerenti. Non sempre questi giudizi sono radicati nella conoscenza dei fatti.
Forse è utile spiegare come la produzione delle prove avvenga in strettissima collaborazione tra le scuole e l’Invalsi. Il processo di predisposizione di una prova dura diciotto mesi e vede coinvolte professionalità molto diverse. Le prove somministrate nei giorni scorsi sono state prodotte e inviate all’Invalsi tra gennaio e marzo 2010 da insegnanti sparsi per tutta l’Italia; sono state sottoposte a un primo controllo da parte di un gruppo di insegnanti esperti di predisposizione di prove standardizzate; tra maggio e settembre del 2010 sono state testate su un campione rappresentativo di studenti (tra i 1000 e i 1500); sulla base degli esiti del pre-test, le prove sono state riviste nell’autunno del 2010 e, a seconda dei casi, validate direttamente, sottoposte a nuovi pre-test o scartate definitivamente. In genere solo una prova su tre sopravvive a questo rigoroso processo di selezione. Una volta che la prova è stata somministrata agli studenti se ne vaglia di nuovo la qualità attraverso un insieme di procedure statistiche, comuni nella pratica internazionale, i cui risultati vengono regolarmente pubblicati nei rapporti accessibili sul sito dell’Istituto. In ogni caso le prove sono liberamente disponibili il giorno stesso della prova e chiunque può leggerle, esaminarle e farsi un’idea sulla loro qualità. 

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L’INFORMAZIONE ALLE SCUOLE

Un secondo chiarimento sulla informazione è necessario.
Il piano di rilevazione dell’Invalsi è noto fin dall’anno 2008, quindi già dall’ottobre del 2008 le scuole sapevano in quale anno sarebbero state interessate dalla rilevazione. Di questo le scuole sono state informate con una lettera del presidente dell’Istituto dell’inizio 2009 e da quelle successive inviate ogni anno all’indomani della uscita delle direttive ministeriali che chiedevano all’Invalsi di eseguire le rilevazioni. Le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria dei lavoratori della scuola sono state regolarmente informate sui piani di rilevazione in un incontro con i vertici dell’Istituto molti mesi prima della rilevazione (normalmente i resoconti di questi incontri erano sui siti web delle organizzazioni la sera stessa dell’incontro). In occasione della prima rilevazione del 2009 l’Invalsi ha organizzato seminari con tutti i dirigenti delle scuole coinvolte. All’indomani della prima rilevazione, l’Invalsi ha organizzato oltre cento seminari con i dirigenti scolastici e un altro rappresentante per ciascuna scuola in tutte le provincie d’Italia per illustrare le modalità di restituzione alle scuole degli esiti della rilevazione. La carenza di fondi ha impedito una replica di questa iniziativa nell’anno successivo. Quando invitato, il personale dell’Invalsi ha partecipato a incontri sul tema delle rilevazioni organizzati da singole scuole, reti di scuole, organizzazioni di categoria, organizzazioni sindacali. Non più tardi di agosto di ogni anno l’Invalsi ha pubblicato i rapporti sugli esiti delle rilevazioni svoltesi nel maggio precedente, dandone ampio risalto sui media. In occasione delle somministrazioni, la stampa ha pubblicato ampli stralci delle prove stesse, peraltro disponibili sul sito dell’Istituto. Insomma, si può certamente fare di meglio, ma la scuola non è stata certo colta di sorpresa dalle somministrazioni del 2011.

L’IMPATTO SUL VOTO DI TERZA MEDIA

Un ultimo punto va chiarito relativamente all’esame di stato al termine del primo ciclo, l’esame di terza media. In questo caso, la prova Invalsi contribuisce alla valutazione finale dello studente come previsto dalla legge n. 176 del 25 ottobre 2007.
La prova nazionale si è svolta per la prima volta nel giugno del 2008 e non ha avuto alcun effetto sul voto finale dell’esame. L’anno successivo, nel giugno del 2009, la decisione circa l’importanza da attribuire agli esiti della prova nazionale nella definizione del voto finale dell’allievo è stata demandata alle singole commissioni di esame. Nell’anno scolastico 2009-2010 il ministero ha deciso che la prova dovesse contribuire per un sesto sul voto finale. Nella concreta applicazione della prova nazionale i punteggi attribuiti alle singole prove erano tutti compresi nel range di voti tra 4 e 10. Pertanto la differenza massima nel punteggio finale tra chi ha fatto molto bene nella prova nazionale e ha avuto un 10 e chi non ha fatto altrettanto bene e ha avuto un 4 è di un voto. Quest’anno il peso della prova nazionale è ulteriormente sceso a un settimo.
È credibile che una prova standardizzata con effetti di questa entità sui voti degli studenti  nell’esame di terza media produca i guasti di cui si è parlato sulla stampa in questi giorni?

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*Piero Cipollone è ex presidente Invalsi

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HO GIOCATO TRE NUMERI AL LOTTO…

  1. Serena Cerchiari

    Tutto è molto chiaro: scopi, metodi, sistemi. Tutto è molto giusto: l’Invalsi misura e rileva gli apprendimenti allo scopo di valutare il sistema di istruzione e formazione. L’impatto sul voto finale dell’esame di terza media è (relativamente) basso. E allora dovremmo essere tutti contenti e dire "che bella cosa!". No, perché manca qualcosa: il PERCHE’. Perché una prova ideata per rilevare viene usata per DARE UN VOTO? Non è questo il suo scopo, no? E allora, perchè? Ci deve pur essere un motivo. E poi, perché solo in terza media? Se esiste un motivo, per il quale, la prova Invalsi debba essere usata per dare un voto ad uno studente, allora questo dovrebbe valere per tutte la classi. Altra piccola considerazione: se sottoponiamo dei quesiti a dei soggetti per valutare lo stato di un sistema del quale fanno parte, nel caso in cui il soggetto non sia in grado di risolverli tiriamo la conclusione che è il sistema che ha un problema, non il soggetto che si è prestato alla raccolta dei dati. Nel caso della terza media invece succede proprio così: il soggetto che sbaglia viene punito con un voto più basso. Non paga il responsabile, ma il debole. Il solito schema all’italiana?

  2. Porcu Silvana

    Gentile Dottor Cipollone, come si fa a preparare delle prove INVALSI collegate ad una scuola nella quale ognuno fa quello che gli pare? Le critiche che si fanno al test sono solo finalizzate a mantenere uno status quo molto comodo per gli insegnanti ma che ha mostrato i suoi limiti da troppo tempo. Da quando, con alterne vicende, si somministrano i test INVALSI nella scuola media, finalmente, c’è un certo standard di riferimento. Gli insegnanti di lettere hanno ripreso a spiegare la grammatica dando un nome alle cose. Non è poco. I genitori, poi, hanno le idee più chiare sulle carenze dei loro figli poichè li fanno insieme a loro. Ai ragazzi, fra l’altro, piacciono molto. Come prova d’ingresso funzionano molto bene e sono graditi come esercitazione durante l’anno. La prova di Stato, invece, è per lo più falsa: la metà lo copia dai bravi e, quindi, alcuni ammessi per miracolo si trovano una valutazione positiva ma palesemente falsa. Io credo che sarebbe meglio potenziarli come prova d’ingresso nella Scuola media per poter provvedere ad un serio recupero delle abilità di base.

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