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Rischi per il clima dal prezzo del petrolio a picco

Il prezzo mondiale del petrolio è più che dimezzato rispetto all’anno scorso. Se la situazione durasse a lungo potrebbe ostacolare la transizione del sistema energetico verso la sostenibilità. Per questo il prezzo dei combustibili non dovrebbe scendere troppo.

Chi si avvantaggia del barile a basso prezzo

È successo il 20 aprile, e non si era mai visto: il prezzo mondiale del petrolio è stato negativo, pari a meno 37 dollari al barile. Per immaginarlo bisogna pensare a una petroliera che non trova un porto disposto ad accettare il carico, dato che i serbatoi sono tutti pieni, e ne trova uno che l’accoglie solo dietro pagamento (liberare spazio gli costa): si trova a dover pagare per scaricare, oppure tenere la nave ferma e carica dando disdetta al noleggio successivo.

È successo un giorno, per un prezzo che riguarda le consegne di fine mese, quindi un indicatore delle aspettative. Il mercato del petrolio è comunque assestato da molte settimane attorno ai 25 dollari al barile (160 euro/tonnellata), meno della metà del prezzo medio 2019.

Una causa è la lotta tra produttori attorno alle quote di mercato, già in corso da tempo, e l’altra, sopraggiunta, è la caduta della domanda conseguente alla pandemia.

Per un paese consumatore è, nell’immediato, un vantaggio, che si distribuisce però in modo diseguale. Scendono le bollette della luce e del gas, in misura maggiore per chi consuma di più, scende il costo del trasporto su strada, scendono i costi delle imprese in relazione ai loro consumi energetici. Intanto, lo stato vede calare il gettito delle imposte sui carburanti perché le stesse aliquote si applicano a un imponibile ridotto dalla riduzione dei prezzi e delle quantità. La perdita di bilancio contribuisce alla voragine imposta dalla crisi sanitaria ed economica.

Se la sostenibilità diventa meno conveniente

Quanto durerà è difficile dire, ma non sarà breve. Col tempo, possono manifestarsi effetti negativi.

Il più importante è l’ostacolo posto alla transizione del sistema energetico verso la sostenibilità. Le fonti fossili diventano più economiche e i progetti di isolamento degli edifici, sostituzione delle caldaie, installazione di tetti fotovoltaici, efficientamento degli impianti industriali perdono un po’ della loro convenienza. Occorre aumentare gli incentivi solo perché mantengano l’efficacia precedente.

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Si parla molto di carbon tax per frenare le emissioni. In realtà, le accise su benzina e gasolio ne sono già di fatto esempi per i trasporti. Per il complesso dei settori industriali, l’Unione europea ha un sistema di permessi di emissione negoziabili: il mercato dei permessi o quote (allowances) esprime ogni giorno un prezzo delle emissioni che equivale a un’imposta.

Il sistema Eu-Ets (Emission Trading System) è il più grande al mondo nel suo genere ed è considerato un modello. Un suo buon funzionamento è essenziale per alimentare un processo mondiale di imitazione, che ha già iniziato a manifestarsi e che può aiutare molto nella politica mondiale per il clima. Il riscaldamento climatico, in prospettiva, non è meno disastroso di una pandemia, e non è razionale occuparsi di un solo problema alla volta.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, il sistema sembrò crollare: la caduta dell’attività economica fece scendere la domanda di permessi e il loro prezzo passò da 15 euro per tonnellata di CO2 a meno di 5. Per evitare che il danno si ripetesse è stato introdotto un cuscinetto (market stability reserve) che regola l’emissione dei permessi in relazione all’andamento del mercato, così che da metà 2017 al 2019 il prezzo è risalito a 25 euro/ton. La politica europea per il clima prevedeva di spingere gradualmente il prezzo a 33,5 euro/ton nel 2030 e a 50 euro/ton nel 2040. Ma questi dati, riportati nel piano italiano (Piano energia e clima – Pniec) pubblicato il gennaio scorso, dovranno essere corretti al rialzo per adeguarsi al nuovo e più ambizioso green deal della Commissione europea.

Invece c’è rischio di una tendenza al ribasso. La caduta della domanda di permessi, indotta dalla crisi economica, potrebbe far scendere il prezzo delle emissioni, e se n’è visto un breve episodio in febbraio. Il meccanismo di stabilizzazione finora ha funzionato, ma potrebbe non bastare, dato che è stato disegnato prima che si potesse immaginare una crisi come questa. Può sempre essere aggiustato, ma con i tempi decisionali delle istituzioni europee, che sono lunghi.

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Da tutta la situazione trarrei due indicazioni. Il prezzo europeo delle emissioni dovrebbe essere tenuto sulla linea ascendente per dare certezza agli operatori e facilitare gli investimenti per la transizione verso la sostenibilità. I prezzi nazionali (in Italia, ma anche altrove) dei combustibili per il trasporto potrebbero essere stabilizzati a un livello non troppo inferiore a quello pre-crisi mediante un temporaneo aumento dell’imposta (che a regime renderebbe 25 miliardi l’anno, ma quest’anno molto meno), con l’effetto di sostenere la convenienza degli investimenti in fonti rinnovabili ed efficienza energetica, e anche di contribuire un poco alla spesa pubblica mirata al sostegno dei redditi più bassi e delle attività economiche a rischio di estinzione.

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Mes sì o Mes no?*

  1. Paolo Sbattella

    La conoscenza del settore petrolifero ed energetico del Prof. Ranci e’ fuori discussione e sono condivisibili pienamente le sue proposte. La conversione dell’intera economia mondiale verso le fonti rinnovabili e la transizione verso un modello economico ecosostenibile rimane prioritaria, perche’ lo esige la salute dell’intero pianeta e ridurre l’attuale livello di inquinamento prodotto non e’ più rinviabile, con Stati Uniti e Cina in testa tra tutte le nazioni. Il prezzo basso del petrolio e, forse in prospettiva, dell’energia potra’ giovare ad imprese e cittadini contribuendo ad elevare la competitivita’ del nostro sistema economico e produttivo. In questo contesto, da un Governo autorevole ci si aspetterebbe tra i provvedimenti da compiere l’eliminazione di tutte quelle componenti improprie che gravano sul prezzo finale di benzina ed energia elettrica. L’ efficienza e l’ efficacia di un’azione politica si vede anche intervenendo su questi aspetti, che non sono marginali. Sono cose semplici e con effetti rapidi, basta solo volerle fare.

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