La morale della vicenda GameStop non è impedire a qualcuno di esprimere opinioni sui social o vietare il trading online di investitori non professionali. Ma il fenomeno pone rischi seri. E va monitorato, a tutela di chi non ha strumenti per difendersi.
Quando c’è manipolazione del mercato
Ringrazio i lettori dell’attenzione dedicata al mio recente contributo sulla vicenda GameStop. Alcuni commenti mi inducono a tornare brevemente sul punto, per chiarire qualche aspetto.
Innanzitutto, la questione non è né di limitare la libertà di piccoli risparmiatori di operare, facendo le loro autonome (e auspicabilmente ben informate) scelte ed esponendosi a rischi, né tantomeno di criticare la possibilità che la tecnologia riduca certi costi di transazione o contribuisca a “disintermediare” talune attività, o di difendere una tipologia di operatori rispetto ad altri. Al contrario, si tratta di valutare se davvero chi ha operato lo ha fatto in parità di condizioni, se è tutelata l’integrità informativa del mercato, e di proteggere proprio gli investitori meno professionali: si possono avere opinioni diverse sul livello ottimale di protezione, ma pochi negano l’opportunità che investitori meno sofisticati e ricchi siano tutelati dall’ordinamento.
In questa prospettiva va innanzitutto ricordato che, dopo l’impennata dei prezzi in buona parte stimolata dagli inviti sui social ad acquistare, nel giro di pochi giorni, il prezzo delle azioni di GameStop è sceso drasticamente. Cosa penserà un piccolo investitore che magari ha investito 1.000 dollari di sudati risparmi, e oggi, a pochi giorni di distanza, si trova con quel valore notevolmente ridotto? In altre parole, se è vero che gli “short-seller” hanno perso molto (ma relativamente ai loro fondi, spesso non così tanto), è anche molto probabile che numerosi piccoli risparmiatori abbiano subito – o subiranno – perdite, almeno proporzionalmente, personalmente più dolorose.
Vediamo allora più nello specifico alcuni problemi. Vi sono indagini in corso e i fatti vanno ancora accertati, ma ragioniamo in via ipotetica. Il megafono rappresentato dai social, in questo caso in particolare da Reddit, e le comunità virtuali che vi si creano, hanno invitato i lettori a investire nelle azioni di una società, in buona parte per ragioni extraeconomiche, non fornendo argomenti legati al suo andamento società o al mercato, bensì facendo appello a motivi, diciamo, sentimentali o socio-politici.
Questi inviti hanno avuto enorme presa su un pubblico ampio di utenti, che verosimilmente ha operato dal divano di casa, mentre prendeva il caffè, senza avvalersi dell’opinione di esperti indipendenti e magari anche remunerati (come è giusto sia se forniscono un servizio), ma governati da regole a tutela dei clienti. Trattandosi di un titolo sottile, con pochi scambi, gli acquisti hanno fatto schizzare il prezzo. Ciò di per sé non è illecito, siamo liberi di comprare e di suggerire ad altri di comprare azioni della società PincoPallo perché ha bei colori nel proprio logo o ci ricorda l’infanzia, a condizione che si forniscano informazioni corrette e veritiere. Se così non fosse, si compie una manipolazione del mercato.
La manipolazione del mercato, punita in tutti gli ordinamenti con sanzioni amministrative e penali, consiste (cito, ad esempio, l’articolo 12 del regolamento europeo) nella «diffusione di informazioni tramite i mezzi di informazione, compreso Internet, o tramite ogni altro mezzo, che forniscano, o siano idonei a fornire, segnali falsi o fuorvianti in merito all’offerta, alla domanda o al prezzo di uno strumento finanziario (…) compresa la diffusione di voci, quando la persona che ha proceduto alla diffusione sapeva, o avrebbe dovuto sapere, che le informazioni erano false o fuorvianti».
Ora, sempre in ipotesi, nel caso in cui i promotori dell’iniziativa a sostegno di GameStop avessero scritto “comprate GameStop, è una società simpatica, aiutiamola, anche se non so nulla della sua situazione economica e farlo potrebbe essere rischioso”, si potrebbe ritenere che non vi è stata alcuna violazione. Però, tanto più i messaggi suggerivano un verosimile rialzo del titolo, argomentavano che sarebbe stato un buon investimento, lasciavano intendere una solidità e redditività non reali, insinuavano prospettive di business inesistenti o facevano capire che il titolo era sostenuto da molti investitori e che i prezzi sarebbero saliti, tanto più ci si avvicina a una condotta idonea ad alterare artificiosamente il corso dei titoli e a indurre soggetti non professionali in errore.
Non conosco il contenuto di tutti i messaggi circolati, ma pare evidente che queste comunicazioni possono collocarsi quantomeno in una zona grigia nella quale si creano aspettative, rischi e malintesi.
E se dietro ci fossero alcuni speculatori?
Non solo: un punto ancor più sottile, almeno secondo alcuni studiosi, è che la stessa circostanza di raccomandare investimenti senza esplicitare le basi economiche del ragionamento, e suggerendo un evento che si auto-avvererà (“invertiremo il trend contro i ribassisti!”), unitamente all’effettuazione di acquisti, sottintende il messaggio che l’operazione sia profittevole, un messaggio potenzialmente decettivo.
C’è poi una eventualità ancor più sinistra. Può essere – sottolineo “può essere”, autorità di vigilanza e magistratura stanno indagando – che proprio tra gli apparenti paladini di una piccola impresa presa di mira da speculatori al ribasso, vi fosse a sua volta, ben nascosto, qualche abile speculatore al rialzo (e qui rispondo a un lettore: non è che puntare al ribasso sia meglio o peggio che farlo al rialzo, è lecito operare in entrambe le direzioni, ci mancherebbe, l’importante è che si rispettino le regole). Se qualcuno avesse comprato azioni GameStop quando il prezzo era basso, poi avesse usato i social per fare appello a simpatia e sentimenti, magari creando aspettative irrealistiche, inducendo molti piccoli risparmiatori a comprare, e poi avesse venduto un attimo prima del più recente crollo, come lo giudicheremmo? Da notizie di stampa pare che alcuni dei soggetti coinvolti abbiano guadagnato qualche milione di dollari in questo modo, mentre in tanti hanno (poco dopo) perso tanti soldi. Al di là di tecnicismi giuridici e senza fare illazioni su singoli operatori, pare un comportamento corretto?
Infine, la stessa circostanza che social e trading online consentano di generare profezie che almeno per un breve periodo paiono realizzarsi, per poi magari sgonfiarsi con lacrime e sangue di chi vi ha creduto, e sostanzialmente senza controllo sulla veridicità, provenienza e serietà delle informazioni circolate, è un problema che dobbiamo ignorare in nome del “libero mercato delle idee” e di una discutibile analogia dei mercati finanziari con i casinò (anzi, i casinò sono regolati), dove si scommette a proprio rischio?
Nessuno, certo non io, sostiene che la regolamentazione dei mercati sia perfetta e che soggetti dalle spalle larghe e che meglio conoscono il mercato siano eticamente migliori di piccoli risparmiatori o di chi esprime proprie idee online. Ma questi soggetti, per quanto in modo imperfetto, sono vigilati e tenuti al rispetto di regole di condotta. Semmai, si può discutere di migliorare le regole per tutti (e del versante fiscale qui non mi occupo), ma la risposta non può essere che allora ben venga un far west nel quale proprio i piccoli, quasi sempre, finiscono per farsi più male.
Il ruolo degli short-seller
Mi si chiede infine perché gli short-seller, scommettendo al ribasso, possono svolgere un ruolo utile. La risposta è facile: innanzitutto, mettendo in dubbio (a loro rischio) che il prezzo di un’azione sia “giusto”, premono sulle società affinché comunichino informazioni corrette: nella vicenda Wirecard, ad esempio, gli short-seller si erano accorti prima delle autorità di controllo di possibili irregolarità nei conti, solo successivamente scoperte pubblicamente (ecco un breve resoconto). In secondo luogo, in molte situazioni, rendendosi disponibili ad acquistare e vendere titoli, aumentano la liquidità del mercato. Infine, quando sono intermediari vigilati devono offrire talune “garanzie” di pagamento (i cosiddetti margini). È una strategia seguita sia per fini di speculazione (che di per sé non è certo illecita, vuol dire solo cercare di guadagnare, come quasi chiunque opera in borsa), che di copertura dai rischi: per maggiori informazioni su questa pratica, si veda qui. Insomma, short-seller e hedge fund non sono in assoluto né angeli né demoni, come certo non lo sono i piccoli risparmiatori che hanno comprato GameStop: piuttosto e purtroppo, alcuni di questi ultimi, potrebbero risultare vittime di speranze e obiettivi magari anche umanamente condivisibili, ma ingenui, se non di speculatori (al rialzo) non migliori di quelli al ribasso.
Non propongo quindi di tappare la bocca a nessuno sui social, né di vietare il trading online di investitori non professionali. Dico solo che il fenomeno pone rischi da non sottovalutare e che va attentamente monitorato dalle autorità di vigilanza, per evitare che si diffondano in modo esponenziale notizie e informazioni fuorvianti, che con l’informazione finanziaria e i consigli di investimento non si scherza e che chi non ha strumenti per difendersi deve essere tutelato, naturalmente tenendo contro del contesto e dei profili di chi ha agito.
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Giuseppe GB Cattaneo
Se il parco buoi si ribella e distribuisce qualche cornata perché stupirsi, sempre parco buoi rimane ma almeno mette un warning…
Pierluigi Molajoni
Gentile Venturozzo, spieghi meglio cosa vuol dire che chi non ha strumenti per difenderesi deve essere tutelato. Detto così non sembra una cosa ragionevole.
Marco Ventoruzzo
Significa che investitori non professionali, consumatori, piccoli risparmiatori devono poter contare su una serie di strumenti volti a mitigare se non eliminare quei fallimenti del mercato (dovuti ad asimmetrie informative e simili condizioni) che possono causare un danno ingiusto ed essere inefficienti. Fanno parte di queste protezioni, ad esempio, il fatto che se un intermediario propone a una vecchietta senza alcuna competenza finanziaria e pochi risparmi un investimento, deve quantomeno informarla se ha conflitti di interesse e – in modo chiaro e semplice – illustrare i rischi di un’operazione. Non significa, come si dice, necessariamente che non si possano vendere uova marce, ma che almeno si deve indicare la data di scadenza e allertare che possono essere non fresche. Se questo pare irragionevole alzo le braccia.